Voci senza voce, un brano raccontato

Il prossimo 20 gennaio debutterà a Piombino, in Toscana, il brano Voci Senza Voce della compositrice torinese Annachiara Gedda, in un programma che vedrà la musica di Gedda accostata a due giganti come Schubert e Tchaikovskij, sotto la direzione del talentuoso direttore spagnolo Jaume Santonja alla testa dell’Orchestra della Toscana.

Voci senza voce è un brano per orchestra nato da una commissione dell’Orchestra della Toscana e pubblicato dalle Edizioni Ermes404 di Roma. La ORT proporrà questo programma in quattro serate. Dopo Piombino sarà la volta di La Spezia il giorno dopo, per poi proseguire a Firenze e Figline Valdarno il 22 e 23 gennaio. La ORT non è nuova a scommettere su giovani compositori, e anzi negli anni si è distinta per progetti audaci, come il Play It che le valse riconoscimenti e apprezzamenti a livello nazionale. La compagine del teatro Verdi poi è guidata da un sovrintendente d’esperienza come Daniele Spini, che ha costruito buona parte della sua carriera alla testa di prestigiose istituzioni concertistiche nazionali sfidando la presunta ritrosia del pubblico nei confronti della musica d’oggi. “Fra i compiti che l’Orchestra della Toscana ha fatto suoi ci sono la promozione della musica nuova, abitualmente presente in misura significativa nella sua programmazione, e l’incoraggiamento ai nomi nuovi. Al tempo stesso sentiamo come ineludibile la ricerca della massima qualità. Per questo siamo specialmente felici di aver potuto concordare con Annachiara Gedda la creazione di Voci senza voce”, ha commentato il Sovrintentendente, aggiungendo che “[…] Per quanto ancora giovane, Annachiara Gedda sta vivendo una storia creativa già molto fortunata, che la afferma ai primi posti fra i compositori delle nuove leve. Siamo quindi sicuri che la prima assoluta del suo lavoro confermerà l’apprezzamento che ha accolto finora la sua produzione, e costituirà un’aggiunta importante alla lista ormai lunghissime delle musiche tenute a battesimo dall’ORT nei suoi 45 anni di vita”.

Questo lavoro – come suggerito dal titolo – esplora tematiche legate alla comunicazione, alla libertà di espressione, all’identità̀, all’eloquenza che può̀ essere espressa anche col silenzio.

Il brano, nelle parole dell’autrice, nasce “da una riflessione su come i poteri autoritari abbiano spesso messo a tacere le voci dei dissidenti e degli eretici privando gli individui e le masse della loro identità̀ e della loro libertà di esprimersi. Ma non è solamente l’oppressione a rendere le persone “senza voce””.

“Anche l’indifferenza e il controllo sociale riescono a zittire individui e gruppi”, continua Gedda, “mettendo in dubbio la credibilità̀ del loro pensiero, anche quando questo è supportato da una solida ricerca, come accade nella società̀ distopica descritta da Aldous Huxley nel romanzo Il mondo nuovo.”

Il titolo invita inoltre a riflettere sul fatto che in alcune circostanze il silenzio comunica più̀ delle parole: può̀ essere un atto di disobbedienza, il rifiuto di accettare una sottomissione, ma anche un modo di esprimere una consonanza così profonda che travalica le possibilità̀ comunicativa delle parole. Silenzio dunque non solo come negazione e interruzione della comunicazione, ma come mezzo di espressione di pensieri e di emozioni.

Il discorso programmatico dell’autrice trova poi un chiaro riscontro nella musica:
questa duplicità̀ di sentimenti, questi contrasti interiori, si riflettono nella partitura attraverso l’uso di gesti particolarmente significativi e pregnanti. A parti più̀ distese, quasi eteree – caratterizzate da linee più̀ morbide e dall’uso di campi armonici più̀ eufonici e intervalli più̀ consonanti – si alternano sezioni più̀ nervose e aggressive caratterizzate dalla reiterazione di passaggi violenti e incisivi, campi armonici e intervalli dissonanti, volti a creare una maggiore tensione, tratteggiate con sicurezza dall’autrice, nel solco dei suoi Maestri come Giorgio Colombo Taccani.

Si trovano dunque sezioni contraddistinte da una forte identità̀ musicale, che però non appariranno sempre alternate ma talvolta alcuni elementi caratteristici di ciascuna sezione verranno intrecciati, mescolati, per creare nuove combinazioni.
Gesti taglienti e aggressivi, come l’irrompere deciso dei violini, si sovrappongono a elementi più morbidi quali il tappeto di armonici artificiali realizzato dalle viole e dai violoncelli e dal tam tam, evocando il frastuono di infinite voci dissonanti a cui la musica da’ voce, infine.

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