Antonio Florio e la Cappella Neapolitana inaugurano il Festival di Musica Antica di Utrecht dedicato a Napoli

Appuntamento annuale d’obbligo per musicisti, studiosi e appassionati di musica antica, quasi il “contraltare antico” del Festival di Salisburgo, il Festival di Musica Antica di Utrecht da 38 edizioni si svolge nella bella cittadina olandese con programmi tematici che per dieci giorni scandiscono dalla mattina alla sera la vita del pubblico che vi arriva da tutto il mondo.

Tema 2019 è “Napoli: Music’s Forgotten Capital”: dal 23 agosto al 1 settembre, dalle 9 del mattino a oltre mezzanotte si susseguiranno concerti, incontri, master class, dedicate tutte alla città che, durante il Settecento, ha formato i musicisti più apprezzati e contesi al mondo.

Protagonista del concerto inaugurale “Passeggiata napoletana” di venerdì 23 agosto è Antonio Florio che, con la sua Cappella Neapolitana, farà un omaggio a San Gennaro con Pace e Partenope, cantata per lo scioglimento del Sangue, testimoniando così il rigore e lo slancio che da sempre anima la sua attività di ricerca, restauro e interpretazione dei “tesori musicali di Napoli”.

Lo stesso ensemble insieme a Pino Di Vittorio (tenore) e a Leslie Visco (soprano) sarà interprete del concerto di sabato 24 agosto che illustra il panorama musicale partenopeo del Settecento, con pagine fra le altre di Leonardo Vinci e Giovanni Paisiello e di autori meno noti come Niccolò Grillo e Giuseppe Petrini.

Una nuova occasione di grande prestigio internazionale per l’ensemble musicale che dal 1987 – con la prima denominazione di Cappella della Pietà dei Turchini – è impegnato nello studio e nel recupero del repertorio musicale napoletano tra il Quattrocento e l’Ottocento, diventato celebre a livello internazionale per la qualità dei programmi, la produzione di opere mai eseguite in epoca contemporanea e oltre 40 incisioni discografiche.

Giunto ai trent’anni di attività, il gruppo di “coraggiosi pionieri” ha assunto la denominazione di Cappella Neapolitana, mantenendo intatto organico e collaboratori storici che da sempre portano avanti questo progetto musicale.

L’appuntamento a Utrecht corona un periodo di successo per Antonio Florio che, nei mesi scorsi, è stato direttore residente del Festival Misteria Paschalia di Cracovia. Un’esperienza musicale lunga, acclamata e prestigiosa – quella di Florio ­ che parte dalle prime manifestazioni presso la preziosa Chiesa della Pietà dei Turchini di Napoli (detta “Incoronatella”), per arrivare alle più importanti ribalte internazionali, con l’ambizione di riproporre il repertorio delle fonti napoletane – riscoperte e studiate sin dall’inizio con la collaborazione del musicologo Dinko Fabris – permettendo di recuperare brani di elevatissima qualità compositiva e poetica legati alle figure, non sempre adeguatamente riconosciute dalla storiografia, di autori come Sabino, Salvatore, Netti, Caresana, Veneziano, Leo, Jommelli, Vinci, Latilla, Paisiello, Provenzale.

Un percorso culturalmente esaltante e didatticamente di assoluto rilievo che ha contribuito alla riscoperta di importanti tesori musicali, oggi nel repertorio di illustri altri artisti, e alla formazione di un’intera generazione di musicisti non solo napoletani avviati alla “musica antica”. Innumerevoli le collaborazioni artistiche e scientifiche avvicendatesi sin da subito e concretizzate in storiche esecuzioni concertistiche e incisioni discografiche di riferimento per etichette come Symphonia e soprattutto Opus111, con la fortunata collana “Les Trésors de Naples”.

Non si contano poi le esibizioni nelle più prestigiose sedi nel mondo, Stati Uniti, Argentina, Colombia, Brasile, Cile, Cina, Giappone e naturalmente in Europa, vantando anche un invito di Claudio Abbado alla Philharmonie di Berlino. Una parte di questo esaltante percorso artistico era stato compiuto con la creazione a Napoli di un Centro di Musica Antica a partire dal 1997.

Dal 2010, a seguito di evidenti divergenze artistiche, gli originari animatori musicali e scientifici, a cominciare da Florio e Fabris, hanno avviato percorsi diversi rispetto alla Fondazione Pietà de’ Turchini, difendendo la loro storia e il percorso interpretativo noto in tutto il mondo. Nel 2015, forti anche della collaborazione con la raffinata etichetta discografia spagnola Glossa, i musicisti che si riconoscevano nelle linee programmatiche e poetiche dei Turchini originali – indipendentemente dalla struttura che oggi porta quel nome – si sono ribattezzati “Cappella Neapolitana”.

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