Ba-ta-clan di Jacques Offenbach: applausi scroscianti per l’apertura del 72° Luglio Musicale Trapanese

Il 29 dicembre 1855 presso la parigina Salle Choiseul vide la luce Ba-ta-clan, Atto unico in stile di cineseria musicale su Libretto di Ludovic Halévy per le musiche di Jacques Offenbach. Oltre che essere un piccolo gioiello di drammaturgia, il suo debutto è legato all’ascesa imprenditoriale dello stesso Offenbach che con la sua rappresentazione conobbe un primo indiscutibile successo dopo quelli già ottenuti nell’estate del ’55 in concomitanza con l’Esposizione Universale.

La struttura del lavoro a quattro mani di “O&H” è immaginata e realizzata col chiaro intento di fornire una occasione di puro godimento per il pubblico senza venir meno ad una significativa dose di ironia verso tradizioni, stili e “buoncostume”. Molteplici sono i passaggi ove è possibile riscontrarne le tracce, a cominciare dal titolo stesso che è una chiara ironizzazione di quel “rataplan” onomatopeico di rulli di tamburi e fanfare normalmente usate per ingressi trionfali, laddove qui il trionfo è della pura godibilità del ridere di sé e delle proprie umane debolezze. Altrettanto, l’ascoltatore attento non potrà non cogliere i riferimenti a certi topoi belliniani ed anche alla scena della lettera da “La Traviata” di verdiana contemporaneità (citazione trascurata dalle cronache ma che all’ascolto risulta evidente). Emblematica, e ancor più tecnica nell’affondo ironico da parte di Offenbach, è la commistione che viene a crearsi sul finire tra l’Inno “Ba-ta-clan” e il Corale “Ein feste Burg” da “Les Huguenots” di Meyerbeer.

L’azione si svolge in Ché-i-no-o – nei giardini del palazzo dell’imperatore Fe-ni-han e la trasposizione contemporanea nel Chiostro di San Domenico (luogo dall’ottima acustica e dall’architettura regale) ne riprende il senso spaziale e lo vivifica grazie a Scene e Costumi funzionali e attenti ai dettagli di Danilo Coppola che disegna e realizza un mondo lontano nel tempo e nella cultura rendendocelo contemporaneo e perfettamente a portata di mano, permettendo un’esperienza d’ascolto approfondita grazie alla puntualità dei riferimenti visivi. In apertura vi è subito la presentazione del Coro di cospiratori che trovano nel Coro del Luglio Musicale Trapanese un più che adeguato riscontro: gli artisti del Coro, istruiti ottimamente dal Maestro Fabio Modica, sono protagonisti dell’incipit in toto: cantano, e bene, senza mai smettere la funzione scenica che deve caratterizzarli con padronanza e immedesimazione.

Ko-Ko-ri-ko, è a capo di una cospirazione per detronizzare l’imperatore e, con la voce di Giuseppe Esposito acquisisce una dignità completa… Esposito riesce a comprendere la necessità di un’espressività a 360° in repertori come questo; lo strumento vocale è gestito nel migliore dei modi: tuona quando deve e sottolinea quando ci vuole… unitamente a sguardo “parlante” e passo navigato crea un unicum di tutto rispetto. La principessa Fé-an-nich (in realtà è Virginie Durand, soprano leggero) appare in scena leggendo “La Laitière de Montfermeil” di Paul de Kock  ed è così che s’accorge di Ke-ki-ka-ko (in realtà il Visconte Alfred Cerisy), intento a leggere La Patrie. Resisi conto di essere evidentemente entrambi francesi i due decidono di fuggire. La principessa di Erika Tanaka non manca di sorprendere per la bellezza del timbro e la facilità con cui arrivi a compiere evoluzioni dinamico-virtuosistiche; l’attenzione musicale è pari a quella scenica che coinvolge in modo accattivante senza mai scadere. Il Ke-ki-ka-ko di Carmine Riccio è costruito su due punti fondamentali: una verve personale che lo conduce scenicamente a realizzare trovate sempre in linea col personaggio e col suo retropensiero senza però divenirne caricatura; una presenza vocale adatta al ruolo e capace di fornire la giusta enfasi musicale ai punti ove la parola ne suggerisce le nuances. Dopo il ritorno dei cospiratori è il momento anche per Fe-ni-han di rivelare chi sia in verità: egli è in realtà Anastase Nourrisson, nativo di Brive-la-Gaillarde che brama di poter rivedere l’amata Francia. Il ruolo del “sovrano fantoccio” è reso in modo più che completo da Alessandro Fiocchetti (su questo personaggio si potrebbe a lungo meditare rispetto alla situazione politica della Francia del tempo potendo ritrovare nelle linee fondamentali che ne connotano la personalità quelle stesse caratteristiche che la Storia ci ha rimandato del sovrano del tempo che perfettamente rimandano altrettanto agli equilibri politici francesi di allora); voce sicura e schietta, non perde nella resa musicale nonostante sia costantemente impegnato in prove di Arte scenica non da poco, lascia nell’ascoltatore una ottima impressione complessiva e il desiderio di riascoltarlo presto anche in altro repertorio. La vicenda prosegue e, dopo una serie di peripezie (tra cui un detto in stile belliniano tra Fé-an-nich-ton e Ke-ki-ka-ko dati per condannati a morte dopo il tentativo di fuga andato a male), si scopre come anche Ko-Ko-ri-ko fosse di origine francese (precisamente di Rue Mouffetard) e che si trovasse nella posizione economica di fornire i mezzi ai tre per poter ritornare in patria in cambio di lauta ricompensa di potere. Così, al rutilante inneggiare di Ba-ta-clan, tutto si conclude nel modo migliore lasciando al pubblico la spontanea azione di prodursi in un applauso ben ritmato come previsto dal progetto musicale che invita chiaramente ad unirsi al sodalizio festoso.

Il felice riscontro del pubblico è più che comprensibile se pensiamo che, oltre che a quanto già segnalato, la prova musicale dell’Orchestra del Luglio Musicale ha offerto una prova di tutto rispetto con la guida di un giovane e già conscio Direttore, Mirco Reina, siciliano e responsabile anche dell’orchestrazione completa della versione ascoltata; nota di merito ulteriore che spiega, in pratica, quanto udito in termini di precisione, capacità di organizzazione della parte musicale e, non di meno, di energica musicalità. Altrettanto bene bisogna dire dell’impostazione registica di Victor Garcia Sierra, qui assistito da Teresa Gargano, che ha offerto in ogni momento delle soluzioni perfettamente rispondenti alla drammaturgia, in pieno rispetto e uso polifunzionale dello spazio del Chiostro (buon merito anche delle Luci di Giuseppe Saccaro); la sua lettura dell’Atto unico dimostra come sia possibile realizzare scelte di teatro che ne valorizzino i contenuti senza incorrere in scivoloni parossistici che, in casi come questo, sarebbero assai facili ai più: très bien!

Una serata che resta viva nella memoria per piacevolezza e completezza: uno spettacolo che merita di essere ripreso e che si aggiunge alle chicche made in Trapani.

Antonio Cesare Smaldone
(16 agosto 2020)

La locandina

Direttore Mirco Reina
Regia Victor Garcia Sierra
Scene e costumi Danilo Coppola
Luci Giuseppe Saccaro
Assistente alla regia Teresa Gargano
Personaggi e interpreti:
Fé-an-nich-ton Erika Tanaka
Ké-ki-ka-ko Carmine Riccio
Ko-ko-ri-ko Giuseppe Esposito
Fé-ni-han Alessandro Fiocchetti
Coro e Orchestra del Luglio Musicale Trapanese
Maestro del coro Fabio Modica

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