Bassano del Grappa Teatro al Castello: Rambert Dance Company

Le simmetrie spezzate del “Rambert Event”

(Bassano del Grappa 22 luglio 2017) Correva l’anno 1964 quando Merce Cunningham mise per la prima volta in scena un Event, ovvero una serata nella quale la coreografia e la musica si incontrano senza essersi necessariamente conosciute prima e senza necessità di avere una qualche reciproca affinità. La libertà di pensiero, quella che per intenderci rifiuta regole e canoni per proporre linguaggi nuovi, che ne è alla base è quella tipica degli anni Sessanta del secolo scorso è il fondamento su cui poggia l’idea di danza di Cunningham. I movimenti del singolo diventano parte di un tutto senza doversi necessariamente fondere, o peggio uniformare con esso; gli stilemi classici si stemperano in un qualcosa che si avvicina parecchio ad una sorta di freestyle organizzato il quale dà vita ad un flusso narrativo solo in apparenza contraddittorio e che invece ha la sua forza nel raccontarsi in un susseguirsi di simmetrie spezzate ma assolutamente funzionali le une alle altre.

La Rambert Dance Company, che torna in Italia dopo un’assenza di tre lustri, ripropone l’Event che Cunningham realizzò a Londra, nella sede della stessa compagnia, utilizzando sue coreografie realizzate in precedenza per la Rambert. Jeannie Steele riprende il lavoro di Cunningham, del quale fu assistente, ma fedele allo spirito stesso dell’Event lo trasforma accostandolo a musica e scene realizzate per questa nuova riproposizione. Philip Selway, batterista dei mitici Radiohead, insieme ad Adem Ilhan e a Quinta scrive uno straniante susseguirsi di pezzi nei quali le percussioni (intese nell’accezione più ampia del termine) concorrono a creare un flusso narrativo che percorre gli stessi sentieri di quello della danza, talvolta incrociandoli, più spesso distaccandosene. Al vibrafono e allo xilofono si affiancano la sega da boscaiolo suonata con l’archetto da violino e brevi interventi vocali, spesso monosillabici. Anche le scene e i costumi, ispirati ai lavori Gerhard Richter, pittore amico di John Cage (che di Cunningham fu il compagno per tutta la vita) vivono di vita propria, animati da pennellate “sporche” e da colori pastello che prendono vita sotto le luci.

I danzatori della Rambert Company possiedono una fisicità dirompente e comunque capace di piegarsi duttilmente a morbidezze sensuali. I corpi si incrociano, si toccano sfiorandosi appena e all’improvviso si avvinghiano in abbracci disperati, il tutto in una conversazione continuamente interrotta e, volutamente, incapace di trovare un filo conduttore. Straordinaria le prova di Philip Selway, Quinta e Chris Vatalaro che, all’interno di un “recinto sonoro” ai piedi del palcoscenico, si sono resi protagonisti di un fantastico apporto sonoro all’Event.

Successo pieno e meritatissimo per tutti

Alessandro Cammarano

La locandina

Coreografie Merce Cunningham
Riprese da Jeannie Steele
Danzatori Luke Ahmet, Miguel Altunaga, Lucy Balfour, Joshua Barwick, Carolyn Bolton, Simone Damberg Würtz, Daniel Davidson, Edit Domoszlai, Liam Francis, Juan Gil, Brenda Lee Grech, Antonia Hewitt, Sharia Johnson, Vanessa Kang, Nancy Nerantzi, Adam Park, Stephen Quildan, Hannah Rudd, Kym Sojourna, Pierre Tappon
Design Gerhard Richter

Musica Philip Selway, Adem Ilhan, Quinta
Eseguita dal vivo da Philip Selway (Radiohead), Quinta, Chris Vatalaro

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