Bergamo: Lucrezia Borgia e la culla spezzata

È la storia di una donna offesa nella sua essenza più intima la Lucrezia Borgia messa in scena da Andrea Bernard – oramai ben più di una promessa tra i giovani registi – al Donizetti Opera, nell’edizione critica di Roger Parker e Rosie Ward che restituisce un’aria a Gennaro e toglie un “da capo” a Lucrezia ristabilendo una coerente logica drammaturgica.

Una culla e il seno sono i Letimotiv dell’impianto registico di Bernard, che restituisce alla protagonista tutta la sua femminilità nel duplice aspetto di madre e di donna sensuale e innamorata, spogliandola dal manto di avvelenatrice amorale che la accompagna da secoli nella visione popolare.

La culla e quasi sempre in scena, piena di vita, riempita di fango, vuota, moltiplicata, a pezzi, ma sempre candida; unico elemento luminoso in una scena scura – di Alberto Beltrame – insieme ad un elemento sospeso e mutevole che diventa soffitto a cassettoni e muro di palazzo, invero simile ad una lastra tombale.

Lucrezia è vittima, sempre; prima del padre Papa che le sottrae il figlio, poi del marito despota, subendo l’onta del figlio-quasi amante – l’incesto serpeggia fosco nella storia dei Borgia – e della sua banda di amici che ricorda i “drughi” di Arancia Meccanica.

Non c’è scampo per lei, nemmeno nella vendetta, eppure questa sua epica fragilità si trasforma in forza rendendola qui più che altrove una vera eroina.

La recitazione è convulsa, drammaticamente esasperata a sottolineare i caratteri di ogni singolo personaggio, compresi quelli erroneamente ritenuti “di contorno”.

Coraggiosa l’idea – contenuta per altro nel libretto del Romani e nella musica stessa – di esplicitare completamente il rapporto, che va ben oltre l’amicizia, fra Gennaro e Maffio.

Funziona meno la figura dell’angelo della morte – sintesi tra un “Ecce Homo”, Lazzaro e il Battista – che marchia col sangue Gennaro, che per altro porta già una croce sanguigna sul petto, e i suoi compagni; vagamente immaginifico anche il rappresentare Alfonso come giocatore di golf, sport che muoveva i suoi primi passi nel Quindicesimo secolo e che il duca viaggiatore potrebbe aver provato nei suoi numerosi viaggi.

Il resto funziona davvero bene, grazie anche ai bei costumi di Elena Beccaro – col giallo a differenziare madre e figlio dal bianco e nero degli altri –, al sapiente disegno di luci di Marco Alba e ai movimenti coreografici di Marta Negrini.

Riccardo Frizza dirige con mano sicura alla testa di un’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini non scevra da pecche. La sua Lucrezia vibra di delicate intimità melodiche poggiate su una trama ritmica che sottolinea con acume la mutevolezza di stati che caratterizzano la partitura.

Del ruolo-titolo Carmela Remigio offre un’interpretazione da grande tragédienne, introversa, quasi crepuscolare a tratti, animata da sentimenti contrastanti, il tutto poggiato su un fraseggio cesellato e coloratissimo.

Xabier Anduaga ha una voce di luminosa bellezza e profusa con generosità; tuttavia al suo Gennaro, pur in una caratterizzazione sentita, manca ancora il duende capace di renderlo davvero indimenticabile.
Convince il Maffio di Varduhi Abrahamyan, vocalmente sicuro, ben calibrato negli accenti e scenicamente sempre credibile.

Marko Mimica disegna un Alfonso di bel peso drammatico, altero e irruento, al netto di un timbro non sempre centrato.

Ottimo il Rustighello insinuante e ben caratterizzato di Edoardo Milletti, così come Rocco Cavalluzzi tratteggia un Gubetta del tutto convincente e Federico Benetti è Astolfo di bella grana.

Tutti bravi, senza riserve i giovani interpreti degli amici di Gennaro: Manuel Pierattelli (Jeppo Lioverotto), Alex Martini (Apostolo Gazella), Roberto Maietta (Ascanio Petrucci) e Daniele Lettieri (Oloferno Vitellozzo).

Il Coro del Teatro Municipale di Piacenza, diretto da Corrado Casati, si dimostra ancora una volta compagine di livello.

Il pubblico dell’anteprima Under 30 gradisce e applaude convinto, con ovazioni per la Remigio, Anduaga e Frizza.

Alessandro Cammarano
(20 novembre 2019)

La locandina

Direttore Riccardo Frizza
Regia Andrea Bernard
Scene Alberto Beltrame
Costumi Elena Beccaro
Movimenti coreografici Marta Negrini
Lighting design Marco Alba
Assistente alla regia Tecla Gucci
Personaggi e interpreti:
Don Alfonso Marko Mimica
Donna Lucrezia Borgia Carmela Remigio
Gennaro Xabier Anduaga
Maffio Orsini Varduhi Abrahamyan
Jeppo Liverotto Manuel Pierattelli
Don Apostolo Gazella Alex Martini
Ascanio Petrucci Roberto Maietta
Oloferno Vitellozzo Daniele Lettieri
Gubetta Rocco Cavalluzzi
Rustighello Edoardo Milletti
Astolfo Federico Benetti
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Coro del Teatro Municipale di Piacenza
Maestro del coro Corrado Casati

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