Sui meriti di Johann Georg Keyssler quale autore odeporico i giudizi divergono. Alcuni lo ritengono un precursore dell’Illuminismo sociale, inviso ai poteri costituiti perché incline a denunciare i problemi del pauperismo; […]

Il ricordo di Attila alla Scala svanirà presto. Sfumeranno Livermore e la sua regia passepartout – sangue, macerie, video, tableau vivant da Raffaello e citazioni cinefile da Portiere di notte; Chailly e la sua direzione protesa a far sembrare capolavoro quel che capolavoro non è […]

La differenza è sotto gli occhi di tutti. Scolpita nei numeri. Nel tremendo aprile del 2016, quando la Fondazione Arena stravolta dalla mala gestione era a un passo dal baratro (e gli aedi della privatizzazione illustravano con grande risalto mediatico i loro progetti), il piano di salvataggio messo a punto su mandato del duo Tosi-Girondini da Francesca Tartarotti  (dirigente “strappata” a caro prezzo al Maggio Fiorentino pochi mesi prima) fu bocciato per due voti: 132 no contro 130 sì, con due schede nulle e due bianche.

Adesso è tutto chiaro: gli “errori” di Mozart derivano dalle cattive lezioni di composizione impartitegli dal dotto francescano bolognese.

Tre i titoli di punta di questo Festival, a cui si affianca la produzione bussetana di Un giorno di regno, che nasce con e per i giovani in collaborazione con il Concorso Internazionale Voci Verdiane Città di Busseto, e tre registi estremamente diversi tra loro ma tutti capaci di esprimere un concetto personalissimo di teatro in musica.

Giunto alla trentasettesima edizione, l’autorevole Premio Masi – nella primigenia sezione intitolata “Civiltà Veneta”, per decenni punto di riferimento della cultura a Nordest – adotta la tecnica “un colpo al cerchio, un colpo alla botte”. Nell’era dell’opinionismo social, questa accortezza può mettere d’accordo tutti e soprattutto mettere al di sopra della mischia chi il premio lo assegna.

Salisburgo, Praga, Amsterdam, Amburgo, Dresda. Al fianco di queste capitali internazionali della musica, Bolzano e Pordenone sembrerebbero non poter reggere il confronto. L’apparenza inganna: Concorso Busoni, residenza estiva sia della Gustav Mahler Jugendorchester che della European Union Youth Orchestra, sede dell’Accademia Gustav Mahler, una florida vita culturale e una diffusa sensibilità per la musica.

Il 25 febbraio 1682 Alessandro Stradella moriva a Genova pugnalato da un sicario rimasto ignoto. Il protocollo di seppellimento nella chiesa di Santa Maria delle Vigne lo definisce “musicus romanus” e non menziona la sua età.

Dalla liberale Olanda ci giunge ai primi di giugno l’eco di una polemica. La regista Lotte de Beer, una bella signora di 36 anni che ha già allestito opere a Vienna e New York, si è accorta che il libretto del Flauto magico contiene espressioni razziste e misogine. Ad esempio: “weil ein Schwarzer hässlich ist” (perché un Negro è brutto; Monostatos), oppure “ein Weib tut wenig, plaudert viel” (Una donna fa poco, ciarla molto; il Sacerdote), e tante altre.

La Rossini Renaissance, ovvero la scoperta che questo grande musicista non è solo l’autore del “Barbiere di Siviglia” o del “Guillaume Tell”, fu all’inizio un movimento senza un centro di gravità permanente, determinato dalla visione e dalla qualità di un ristretto gruppo di storici cantanti e direttori d’orchestra.

Poco dopo il grande e incontrastato successo delle sue mirabili interpretazioni di Macbeth al Maggio Musicale Fiorentino, Riccardo Muti è ritornato sul titolo verdiano a Ravenna per la Italian Opera Academy, che si è tenuta dal 21 luglio al 3 agosto.

Dopo le regie attualizzate è il momento dei libretti riscritti per adeguarli al “politicamente corretto”? Se lo domanda un articolo di Kees Vlaardingerbroek apparso il 5 giugno 2018 sul quotidiano olandese “Nieuwe Rotterdamsche Courant”.

Denunce tardive, memorie che tornano improvvise, riaffacciandosi all’oggi dal 1996 una, l’altra dal 2000. Senza contraddittorio, senza ascoltare l’interessato la Royal Concertgebouw Orchestra licenzia in tronco Daniele Gatti, cancellando anche la sua partecipazione all’imminente tournée del complesso olandese.

Dalla prima menzione di Ingolstadt in una pergamena di Carlomagno molta acqua è passata fra gli argini del Danubio qui dove, a un’ora di autostrada dall’aeroporto di Monaco, la sua corrente si allarga in una pianura alluvionale ricca di foreste. Bellezze naturali, patrimonio artistico e miti letterari non fanno difetto in questa prospera cittadina di circa 140mila abitanti.

Parlare del soprano e pianista Lenny Lorenzani significa affrontare i suoi svariati interessi in ambito musicale. Il suo percorso prende avvio grazie al diploma in pianoforte presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali “Achille Peri” di Reggio Emilia, sotto la guida di Maria Cristina Mongini, con successivi anni di perfezionamento per concerti a quattro mani e in formazioni cameristiche sotto la guida del M° Eli Perrotta.