Stavo guardando, ascoltando un breve video in cui Luca Ciammarughi era intervistato a Piano City Milano, quando mi è scattato questo bisogno di scrivere. Luca ha, così, in tutta serenità e semplicità, dall’alto della sua disparata, a tratti impressionante conoscenza musicale – schubertiana in particolare – espresso alcuni concetti e visioni che hanno incontrato le stesse mie impressioni.

Da un po’ di tempo mi frullava in testa l’idea di impegnarmi nel “sociale”[…]. Tra il dire e il fare ce ne passa, più cercavo e meno trovavo; giornate intere a fare ricerche su associazioni, cooperative, gruppi, coordinamenti vari nella speranza, sempre più fioca, di trovare qualcosa nella quale potessi essere davvero di aiuto, qualcosa di attinente alla musica.

Alessando Cammarano, critico musicale e storico della musica, ha immaginato per noi di incontrare i due grandi compositori russi protagonisti di questo concerto. Non è stato facile farli incontrare di nuovo, dopo tanti anni e tanta strada percorsa. Si conoscono, si sono frequentati, in un passato ormai lontano il cui ricordo scolorisce nel tempo.

Impossibile ignorare la questione: le dimissioni anticipate di Walter Vergnano dal ruolo di Sovrintendente del Teatro Regio di Torino, dimissioni che hanno causato a catena quelle di Noseda e Fournier-Facio, sono finite su tutti i giornali. (Parte 3 di 3)

Impossibile ignorare la questione: le dimissioni anticipate di Walter Vergnano dal ruolo di Sovrintendente del Teatro Regio di Torino, dimissioni che hanno causato a catena quelle di Noseda e Fournier-Facio, sono finite su tutti i giornali. (Parte 2 di 3)

Impossibile ignorare la questione: le dimissioni anticipate di Walter Vergnano dal ruolo di Sovrintendente del Teatro Regio di Torino, dimissioni che hanno causato a catena quelle di Noseda e Fournier-Facio, sono finite su tutti i giornali.

Si sono visti e si vedono molti modi di fare il sovrintendente di un teatro d’opera. Ci sono stati e ci sono quelli che decidono tutto da soli e quelli che delegano. Quelli che parlano solo con i politici, o con i giornalisti, e quelli che preferiscono il dialogo con il loro staff. Per quanto sembri strano, ci sono stati e ci sono perfino quelli che ascoltano. Ma questo non è ancora decisivo. Il problema infatti è “chi” ascoltano.

Diversi i motivi del richiamo che oggi può esercitare Prima la musica e poi le parole, farsa in un atto di Casti-Salieri (1786). In primo luogo la sua drammaturgia, fondata su un goloso voyeurismo metateatrale che ci rivela le segrete miserie della cucina operistica di allora e forse di sempre. Poi l’aver fatto da spunto di partenza, ben 150 anni dopo, per lo straussiano Capriccio; e già non sarebbe poco.

Grazie al film-documentario di Tom Volf “Maria by Callas” presentato in anteprima al Costanzi, la Divina è tornata a cantare al Teatro dell’Opera di Roma. “Il teatro era in debito con Maria Callas”, ha esordito introducendo la serata il Sovrintendente Carlo Fuortes.

Innanzitutto ringrazio dell’attenzione: sempre più spesso i concerti, e in particolare quelli di musica contemporanea, vengono ignorati dai media, tradizionali e online, che tutt’al più li annunciano nelle pagine degli spettacoli ma poi non li seguono né li commentano. Sempre più rare le occasioni di un confronto, di una riflessione sulle cose della musica.

È stato chiuso. E ora riapre. Spazio dunque al Festival Fantasio, a una stagione di prosa dedicata alla commedia all’italiana, unica in Trentino, organizzata in collaborazione con La Bilancia; sei residenze per compagnie trentine e nazionali alle quali aprire le porte; una stagione lirica in collaborazione con Aurona che da anni cerca casa. Spazio anche alle famiglie con il teatro per ragazzi e al teatro amatoriale gestito dal Gruppo Teatrale Gianni Corradini.

C’è una nuova sezione, nel sito internet dell’Arena di Verona. Si chiama “Highlights”, che nella parlata nostrana si potrebbe tradurre “In evidenza”, ma così non sarebbe di tendenza (e scusate la rima). Vi sono per ora raccolti tre immagini e tre video, questi ultimi già tutti regolarmente su YouTube.

Ci sono personaggi che il mondo dell’opera ha quasi dimenticato. Lina Bruna Rasa, il soprano di Padova, che Arturo Toscanini apprezzò e fece debuttare alla Scala e Pietro Mascagni sostenne, volle come prima interprete del suo Nerone e considerò la più grande Santuzza da lui mai ascoltata, è uno di questi. Una vita straordinaria e triste, la sua, consumata fra le ribalte dei teatri più importanti che la applaudirono nei giorni del successo per poi escluderla dallo star system e relegarla, quando il male prese il sopravvento, a un’attività intermittente e poi all’oblio.

«Per la mia Marie! Questi suoni, queste lodi dell’Amore sono nulla in confronto alla cosa in sé; ma se continuerai a dimostrarmi il tuo amore per me, cercherò di raggiungere la più alta espressione della forza più potente al mondo, e noi due insieme saliremo sempre più in alto, aspirando all’Amore sia nella vita che nell’arte»

Esauriti gli auguri, tocca passare – o forse tornare – agli scongiuri. Le feste hanno lasciato la Fondazione Arena in una profonda e dannosa incertezza. Il clima, mentre incombe l’importante trasferta in Oman, è improntato alla più totale precarietà, per molti aspetti surreale – una commedia dell’assurdo degna di Ionesco, con venature di Achille Campanile.