Dalla lettura delle note di sala, è la regista stessa che descrive il suo progetto di messinscena prendendo come riferimento le esposizioni delle “Mirabilia” nelle Wunderkammer e il collezionismo salottiero e borghese dell’800, il cui unico intento era la raccolta di oggetti e quadri di varia natura e significato con il solo gusto del possesso dell’oggetto in sé.
Prendiamo l’esecuzione che il Théâtre des Champs-Elysées propone a fine 2017 come fiore all’occhiello di una stagione che a Parigi è ormai l’unica alternativa a quella maggiore dell’Opéra National.
Il desiderio di genitorialità, quel profondo sentimento che ti spinge a donare amore incondizionatamente annullando la tua individualità per il bene di una piccola creatura, spinge i nostri due protagonisti alla ricerca di un figlio tutto loro. Una coppia che si ama, stabile economicamente circondata da amici solidali una futura famiglia perfetta.
Quasi dodici minuti di applausi, con una improvvisa e sparuta contestazione in coda rivolta a direttore e regista, hanno salutato la fine dell’Andrea Chénier che ha inaugurato la Stagione 2017-18 del Teatro alla Scala. Fugate dunque le voci che prevedevano bagarre: non è successo nulla e la serata ha avuto consacrazione pressoché piena.
Una serata in crescendo quella proposta dal Ballett Nacional Sodre che è tornato da qualche anno agli onori della ribalta sotto la direzione artistica di Julio Bocca.
Il significato del termine “filarmonici” attiene a coloro che praticano la musica in maniera amatoriale ed è termine più consono per definire il progetto che l’Orchestra “I Filarmonici” di Trento fin dalla sua fondazione, nel 1999, ha inteso creare uno spazio dedicato a chi pratica uno strumento musicale.
Michieletto integra le due opere in un unicum narrativo con protagoniste le stesse persone durante la medesima giornata e nello stesso paese. Certo qualcuno potrebbe argomentare che il villaggio in questione abbia un tasso di violenza abbastanza elevato, tuttavia la produzione funziona benissimo.
Un nonsense pieno di significato. L’antilopisch che Victor, protagonista e unico ad avere un nome tra i personaggi in scena, parla è in realtà il linguaggio della libertà, o meglio del rifiuto delle convenzioni.
Come d’abitudine Cecilia Bartoli torna a Londra, al Barbican Centre, con il concerto “Dolce Duello” nell’ambito del tour europeo legato all’ultima fatica discografica del mezzosoprano romano.
Siete a teatro? Accendete i cellulari. Con il suo imprevisto invito il Ravenna Festival ha proposto agli spettatori, nelle serate della Trilogia d’autunno, un’app dedicata all’opera, impiegata per la prima volta nel 2015 proprio a Ravenna e poi adottata da altri teatri.
Per il concerto di questa sera [martedì 28 novembre da] non immaginavo di scrivere una recensione. Tuttavia l’esecuzione di Martin Helmchen mi ha fatto rapidamente cambiare idea.
L’eccezionale cast prevedeva Joyce DiDonato nei panni della regina Semiramide, Daniela Barcellona in quelli del guerriero eroe Arsace, Lawrence Brownlee in quello del re indiano Idreno e Michele Pertusi nei panni del principe Assur.
Atmosfere notturne sullo sfondo di un paesaggio urbano, creato da Judit Csanádi, che ricorda quello di tante periferie: muri grigi accesi da improvvisi fasci di luce, creati da József Pető ad illuminare figure umane che nel movimento divengono espressioni sublimate della loro corporeità, il tutto in una straordinaria miscela di danza e ginnastica alla quali si unisce un forte elemento acrobatico.
La Donizetti Renaissance dell’omonima Fondazione bergamasca porta a casa un altro successo. Dopo centosettantanni anni di oblìo, la ripresa del Borgomastro di Saardam seduce il pubblico orobico.
Quando un piccolo teatro di provincia riesce con successo a proporre una stagione variegata e di livello, non si può far altro che apprezzare il lavoro svolto con la speranza che sempre più realtà li seguano in questo percorso di riscoperta e diffusione della cultura teatrale e non solo.
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