Nel novero di alcuni dei coraggiosi festival europei che hanno scelto di rimanere aperti c’è il Festival de La Roque d’Anthéron, uno dei più grandi ed importanti festival pianistici al mondo.
Metti una vigilia di Ferragosto durante la pandemia, con l’Arena di Verona trasformata in una grandiosa sala da concerto all’aperto: orchestra al centro, pubblico sulle gradinate, molto distanziato e non proprio prossimo al limite della capienza consentita (circa tremila persone). E metti una serata monografica su Gioachino Rossini,[…]
È un mondo in bianco e nero – e dove tutto è o bianco o nero – quello in cui si muovono i sei personaggi di Così fan tutte secondo Christof Loy; solo l’inganno, mai tanto terapeutico come in questa occasione, si colora.
Non c’è nulla che istighi alla trasgressione più di un divieto; la Scuola Romana è di ciò esempio lampante.
Qualche volta, ma solo qualche volta si può parlare di capolavoro ritrovato con la certezza di essere nel giusto e di non esagerare. Nel caso della Leonora di Ferdinando Paër la definizione non è soltanto lecita ma doverosa.
La rassegna non tradisce comunque nemmeno quest’anno il suo sguardo internazionale, proponendo le più recenti creazioni nel panorama della danza contemporanea, inedite per il pubblico bergamasco.
La musica popolare ha un enorme vantaggio su quella cosiddetta “colta”: invece di perdersi nei meandri del tempo, di scadere nei gusti del pubblico, di dover essere ricercata e ritrovata, si mantiene viva attraverso gli anni in una sua continua rielaborazione e riproposizione.
Così, complice la crescente abitudine si mettono a fuoco impressioni più sottili ma non meno inquietanti. E tutte conducono verso una sola, ovvia e inoppugnabile considerazione: il teatro come lo abbiamo conosciuto finora è basato sulla presenza viva del pubblico almeno quanto sulle mirabolanti invenzioni che prendono vita sulla scena.
Gran finale a Grado Jazz con le “Piano Variations on Jesus Christ Superstar”
a scelta dell’Arianna 1912 è dettata anche, ma non solo, dalle regole stringenti imposte dall’emergenza Covid-19 che proibiscono vicinanze e assembramenti anche in palcoscenico; in fondo l’opera di Strauss è un racconto di lontananze e di attese e dunque perfetta per il momento.
Il primo concerto in cartellone è stato affidato alla Gustav Mahler Jugendorchester, che si è presentata in una formazione ridotta sotto il nome di Gustav Mahler Academy Friends […]
Il “meraviglioso ermafrodito” – così Strauss soleva chiamare il suo Borghese gentiluomo – trova un’ulteriore affascinate natura nel concetto-progetto in scena al Festival della Valle d’Itria a Martina Franca.
Ci cono serate come quella vissuta al Palazzo Ducale di Martina Franca il 29 luglio 2020 che restano impresse nella memoria e che vorremmo poter rivivere.
Arianna, la Ninfa, Ottavia, Medea e poi la Dame de Montecarlo: Anna Caterina Antonacci le rappresenta da Grande Tragedienne quale è, con un gesto scenico che rifugge da qualsiasi affettata maniera, connaturato in lei, spontaneo e intenso; gli sguardi, perfino il bicchiere d’acqua che qui diventa oggetto di scena, senza smarrire per un attimo la naturalezza, rendono vivo e intenso il fraseggio.
Questo concerto non è classificabile tra quelli per cui ci si può spendere in analisi o perifrasi che tentino spiegare il perché o il per come: ciò non si addice ad un Evento. È come tale che dobbiamo ricordarlo perché come tale è stato percepito.
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