La notizia è che l’anno prossimo, per la ventiduesima edizione del suo festival cameristico-sinfonico-sacro fra teatro Olimpico e basilica di San Felice, András Schiff proporrà tutti i Concerti per pianoforte di Beethoven. È una notizia, perché ormai da tempo Schiff a Vicenza centellina i suoi interventi come pianista e quest’anno poi, li ha ridotti praticamente al minimo […]

Figlio di un violoncellista e di una cantante, il parigino Henri Rabaud (1873-1949) fu a sua volta professore di violoncello al Conservatorio di Parigi ma, soprattutto compositore e direttore d’orchestra che ebbe in vita una certa reputazione per essere immediatamente dimenticato.

Quasi sempre gli spettacoli invecchiano, anche quelli che al loro primo apparire hanno suscitato ammirazione e meraviglia. È inevitabile che ciò accada, specialmente se hanno una forte caratterizzazione “d’autore”: la visione dei loro creatori è legata a sensibilità e gusto nello spirito del tempo (nei casi migliori, lo precedono), come pure alla ricezione dei compositori, che non di rado muta con il proseguire degli studi storici.

Con il concerto per sax e pianoforte dal titolo suggestivo Guerra e pace: volti contrastanti, è entrata nel vivo la rassegna musicale di Rovereto Settenovecento: Musica tra guerra e pace.

Agli Universali, in quanto senza tempo, si addice la contemporaneità e la Traviata è una summa di universalità. Non a caso Verdi la volle ambientare nel suo tempo in quanto specchio fedele di una società bigotta e libertina che somiglia, almeno per analogia, alla nostra.

Tre voci per la Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti al Metropolitan Opera House di New York in questo scorcio di primavera ( Marzo- maggio 2018), nella produzione ormai collaudatissima del Metropolitan stesso di Mary Zimmermann che risale al 2007, messa in DVD con Natalie Dessay e più volte ripresa. 

In un’ora e un quarto di musica Christoyannis, in forma vocale smagliante, e Cohen restituiscono a un pubblico scelto e partecipe un repertorio dimenticato con finezza musicale rara in un incessante dialogo in cui la voce suggerisce lo spirito del brano al pianoforte, traendo da esso ispirazione e stimoli.

Questa rassegna nasce dall’unione programmatica e artistica di diverse identità dell’associazionismo musicale della città di Rovereto che per diverse ragioni si sono trovate, in passato, in serrata competizione tra di loro per aggiudicarsi pubblico e finanziamenti.

E l’evento della stagione musicale 2017/2018 del Teatro Nuovo Giovanni da Udine si consumò. Un concerto sinfonico di quelli che non passano inosservati annunciato, con orgoglio dall’istituzione friulana, come unica data per il Nord Est di Viktoria Mullova, la leggenda vivente del violino.

Bisogna ascoltare la “fosca Passacaglia” che costituisce il basso ostinato di Der Doppelgänger (copyright Mario Bortolotto nell’indispensabile – anche mezzo secolo dopo –  Introduzione al Lied romantico), per capire quanto l’ultimo Schubert sia un oscuro universo nel quale leggerezza e candore sono ormai diventati antimateria.

Al centro della sua stagione 2017/2018 il Teatro Nazionale Croato Ivan Zajc di Fiume, l’odierna Rijeka, ha messo in cartellone una Trilogia verdiana che è al tempo stesso un omaggio al grande Maestro di Busseto e alle sue opere desunte da Shakespeare e un tributo a uno dei suoi artisti prediletti, Giorgio Surian.

Dopo più di dieci lustri di assenza Francesca da Rimini ritorna alla Scala. Opera complessa, Francesca, figlia di un decadentismo verista che fa l’occhiolino al simbolismo francese; atmosfere rarefatte e sospese si alternano a momenti di foga incontenibile in un susseguirsi incessante di scontri e passione.

Aprire il 2018 con “Bohéme” di Graham Vick, e proseguire con “Dialogues des Carmélites” di Olivier Py, prima o poi doveva riportare fisiologicamente alla navigazione sotto costa. E così il Teatro Comunale di Bologna ha scelto di affidarsi alla stessa produzione che nel 2007-08 fece salpare il (fu) ventottenne Michele Mariotti, […] “Simon Boccanegra” […]

Abbandonati il minimalismo e l’acromaticità cari a più di un allestimento del repertorio settecentesco Fabio Ceresa mette in scena uno spettacolo iperbarocco, ricchissimo di particolari, teso ad amplificare fasti passati rivedendoli però attraverso una lettura piena dell’ironia che comunque al Barocco si addice.