Personaggio complesso Gounod, del quale ricorrono quest’anno i duecento anni dalla nascita e che il Palazzetto Bru Zane celebra con un festival a lui dedicato e che già dal titolo “Charles Gounod, mistico o sensuale?” coglie nel segno e come sempre fornisce spunti di riflessione interessanti.

Un insolito tutto-Prokof’ev ha concluso la stagione dell’Orchestra del Teatro Olimpico. Fermamente voluto da Enrico Bronzi, direttore e violoncello solista (che ha pubblicamente ringraziato la formazione giovanile vicentina per la disponibilità), il programma allineava composizioni tutt’altro che frequenti nelle sale da concerto, probabilmente mai eseguite prima a Vicenza.

Ogni tanto capita che io torni a casa e decida di scrivere una recensione che non avevo pensato di scrivere. Il concerto di Lukas Geniušas di mercoledì 4 aprile per gli Amici della Musica di Padova è decisamente il caso.

Si ritorna a quei mitici anni ‘50, ma a Roma, con il Don Pasquale in scena alla Scala fino al 4 maggio, con la regia di Davide Livermore che ambienta l’opera nella Dolce Vita della Capitale. Un omaggio al cinema italiano la cui estetica fa da sfondo al capolavoro donizettiano innervandolo di una compiacente brillantezza.

Ai Concerti di Pasqua di Lugano Musica torna l’Orchestra Mozart, che ha ripreso lo scorso anno un’attività piena dopo quattro anni di interruzione seguita alla scomparsa di Claudio Abbado che del complesso bolognese era direttore artistico e fonte ispiratrice. Il ritorno al LAC è dei più felici: due concerti sinfonici con Bernard Haitink sul podio ai quali sono affiancati altrettanti pomeriggi da camera con protagonisti i Solisti della Mozart stessa.

Giunto alla quarta edizione il “Premio Pia Baschiera Tallon – Educare alla musica” nasce come riconoscimento a musicisti, didatti e musicologi che dedicano la loro arte e la loro attività alle nuove generazioni, coltivandone il talento e la passione per la musica.

Dodici anni e dimostrarli un po’; tanti ne ha l’allesimento delle Nozze di Figaro firmato da Mario Martone. Se al suo primo apparire tutto sembrava fresco e a posto, oltre che del tutto coerente con lo spirito del capo d’opera mozartiano oggi, rivedendolo per la quarta volta, qualcosa ci sembra non funzionare più così bene.

onostante i ritmi frenetici delle stagioni meneghine, i milanesi sanno concedersi delle oasi di puro ascolto contemplativo. La settimana santa ambrosiana, infatti, da qualche anno è arricchita da un appuntamento ormai entrato nel solco della tradizione: l’esecuzione delle Passionsmusik bachiane a cura dell’Ensemble laBarocca, diretta dall’esperta bacchetta del maestro Ruben Jais.

L’ Icarus Ensemble, gruppo di Reggio Emilia specializzato nell’esecuzione di musica contemporanea, ha prestato la strumentazione con una formazione comprensiva di pianoforte, clarinetto, oboe, fagotto e flauto con la capacità di mettere assieme ragazzi del gruppo junior con esecutori di comprovata esperienza: il programma e il loro sito non danno i nomi.

In poco più di centocinquanta pagine, dense e sapide, Alberto Mattioli raddrizza il timone rendendo a Verdi quel che è di Verdi, e lo fa con ironia e leggerezza degne del miglior Barilli, del quale il giornalista e critico musicale modenese (quanti tesori custodisce l’Emilia!) è di fatto l’erede naturale.

Schumann si addice all’Orchestra del Teatro Olimpico. Nella serata in cui campeggiava la Quinta di Beethoven – omaggio sintomatico, visto che il concerto si è tenuto esattamente nel giorno anniversario della morte del gigante tedesco (26 marzo 1827) – l’orchestra giovanile vicentina ha trovato e dato il meglio al cospetto della Quarta schumanniana.

Prosegue a Trieste la stagione lirica 2018 al teatro Verdi con il gradito ritorno della Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti nel consolidato allestimento di Giulio Ciabatti datato 1999 e riproposto nel 2011, a dimostrazione che se una produzione risulta funzionale e riuscita, si può recuperare anche a costo ricorrere nel già visto ma non certamente del già ascoltato […]

Sono molto rare le occasioni per ascoltare Hérodiade di Jules Massenet, l’opera tragica in quattro atti su libretto di Paul Milliet e Henri Grémont, ispirato all’ultimo dei “Trois Contes” di Gustave Flaubert che a sua volta s’ispirò al racconto biblico. In Francia mancava dal 2001, quando l’Opéra di Saint-Etienne che adesso la coproduce con quella di Marsiglia, la mise in cartellone per presentare l’allora astro nascente Alexia Cousin in Salome.

Il castello di Barbablù di Béla Bartok e La voce umana di Francis Poulenc sono i due titoli che anche nel corso della stagione 2017/2018 l’Opéra National di Parigi abbina nella storica sala di Palais Garnier. In comune i due lavori hanno una cosa sola: la brevità.

Nel cinquantesimo anniversario della morte di Mario Castelnuovo-Tedesco LaVerdi ricorda il compositore fiorentino con un raffinato programma dedicato al Novecento italiano. In sala la nipote Diana Castelnuovo-Tedesco.