Teatro_alla_Scala

Esa-Pekka Salonen alla Scala era un evento da non perdere. Certo, il direttore finlandese vi è tornato come parte di una tournée con l’Orchestre de Paris, ma intanto il pubblico milanese ha potuto nuovamente accoglierlo. E che accoglienza gli ha riservato, con ovazioni prima ancora di cominciare e un trionfo al termine.

Tutto funziona anche grazie all’impianto scenico giocato su un’architettura che rimanda al razionalismo per aprirsi poi sulla foresta-rifugio di Griselda scacciata e illuminato dal disegno di luci perfetto nella sua continua mutevolezza ideato da Alessandro Carletti e Fabio Barettin

Ritornata a dimensioni e pubblico abituali dopo le traversie pandemiche, la ventiquattresima edizione di “Omaggio a Palladio” si è aperta quindi con un recital del pianista ungherese, il cui titolo ideale avrebbe potuto essere “Bach, Alfa e Omega”

Non sorprende dunque vedere la Dama di Picche di Čajkovskij in programma a Baden Baden e replicata in due date alla Philharmonie di Berlino il 21 e il 24 aprile, in forma di concerto. Né sorprende, a onor del vero, l’essere sbalorditi dalla qualità dell’ultima recita, il 24.

Venerdì 22 aprile la Philharmonie di Berlino ha accolto la Deutsche Symphonie Orchester Berlin per un concerto piuttosto particolare. Ad aprire il programma Exiles di Julian Anderson, rimembranze per soprano, coro e orchestra in prima esecuzione assoluta.

Dopo il Faust “in tempore pandemiae” dello scorso giugno il regista andorrano Joan Anton Rechi la torna alla Fenice con la medesima opera ma in un allestimento completamente diverso e tutt’altro che convincente.

Il film si svolge su due piani temporali: il 1853 quando il maestro lavora all’opera destinata alla Fenice di Venezia e il 1897 quando l’ormai anziano Verdi rievoca quegli anni mentre

Sono tuttavia i tre concerti senza titolo, quelli in cui “music is for music”, lo scavo si fa più profondo permettendo a Ipata di esibire un virtuosismo mai fine a se stesso.

Due secoli dopo, il programma del Teatro Costanzi decide di riportare in scena dopo quarant’anni quest’opera in tre atti, e quasi impossibile da rappresentare che affascinava Richard Wagner, riproponendola per di più nell’edizione critica integrale,.

Premesso che l’architettura del Duomo di Piacenza novecento anni fa non è stata pensata per accogliere questa musica e che molti dettagli si perdono a causa di un’acustica generosamente riverberante, la resa è stata di altissimo livello.

Ora, con questa Bohème Mario Martone mette a posto le carte: nel dichiarare chiusa l’emergenza teatrale

Stavolta però la scelta è caduta sulla versione francese del 1774 su libretto di Pierre-Louis Moline, che per la prima volta è stata rappresentata a Firenze.

La scelta della Passione secondo Giovanni BWV 245, qui nella sua quarta versione (1749), di Johann Sebastian Bach è apparsa particolarmente centrata per questo concerto inaugurale.

Il maestro Chung sale sul podio, scarno da ogni esteriorità, aspetta il silenzio, lo cerca, lo richiede per ricrearlo e ritrovarlo nella partitura della Sinfonia n. 9 in re maggiore di Mahler. 

A Savall è toccato il compito di chiudere la stagione degli Amici della Musica di Firenze:affiancato da Hakan Gungor al kanun (una cetra diffusa nei paesi arabi) e Dimitris Psonis a salterio, oud e percussioni