Cremona: fiat Licht!

Fantasia sbrigliata unita ad un rigore stilistico inappuntabile: questa la cifra di Dolce Tormento, il concerto che  il sopranista Maayan Licht  – vocalità strabiliante ed empatia immediata – ha offerto, insieme all’Accademia Bizantina in occasione del Monteverdi Festival 2025. un’esecuzione che si è distinta per rigore stilistico e sobrietà espressiva, il tutto sotto la guida come sempre ispirata di Ottavio Dantone,

L’impaginato, articolato in una sequenza coerente di sonate, arie e pagine strumentali fra Seicento e primo Settecento, ha proposto un percorso – da Monteverdi a Vivaldi – con significative aperture al repertorio napoletano e a Händel.

L’inizio con la Sonata Decima quinta à 4 di Dario Castello ha messo subito in evidenza la qualità dell’insieme: suono compatto, articolazione nitida, un senso del contrappunto che rifuggiva ogni enfasi. Il trattamento delle imitazioni è stato preciso, sorvegliato, con un basso continuo ben calibrato che ha sostenuto l’architettura senza invaderla.

Nella successiva “Ohimè ch’io cado” di Monteverdi, Licht – che si è letteralmente immerso tra il pubblico dell’Auditorio Giovanni Arvedi al Museo del Violino – ha dato prova di padronanza del tessuto musicale, scolpendo le frasi con pronuncia impeccabile e tensione interna. Nessun gesto superfluo: tutto era affidato al peso specifico della parola musicale.

Così è stato anche per lo  straniante “Sì dolce è il tormento”, dove ha prevalso una linea interpretativa sobria, con un legato morbido e un controllo esemplare delle dinamiiche interne.

Le Gagliarde di Giovanni Maria Trabaci, raramente proposte in concerto, hanno rappresentato un momento di particolare interesse: l’Accademia ha restituito l’irregolarità metrica e il cromatismo della scrittura con agilità e chiarezza, evitando ogni caricatura “popolaresca” che questo repertorio spesso subisce.

Con il Concerto grosso n. 5 in re minore di Alessandro Scarlatti si è raggiunto un punto di equilibrio tra forma e cantabilità: l’insieme ha lavorato su un registro misurato, giocando con finezza sulle alternanze tra concertino e ripieno. L’aria “Caldo sangue”, dal Sedecia di Alessandro Scarlatti, ha confermato l’intelligenza musicale di Licht: ornamentazione discreta, controllo inappuntabile dell’intonazione e una linea vocale condotta con piena consapevolezza retorica.

Nella Sinfonia detta Il Coro delle Muse di Vivaldi, dedicata a Federico Cristiano di Sassonia, l’Accademia ha proposto una lettura asciutta e ben strutturata. Seguiva l’aria “Gelosia, tu già rendi l’alma mia” dall’ Ottone in villa, restituita con ottimo controllo delle agilità e una buona gestione della doppia affettività, dolente e impetuosa, che la percorre.

Di forte impatto l’interpretazione di “Sposa, non mi conosci” di Giacomelli, dove Licht ha mostrato una gestione notevole della lunga arcata vocale e della tensione drammatica sottesa.

A seguire, il Concerto per violino in mi minore RV 273 ha permesso ad Alessandro Tampieri di emergere ancora una volta come solista di vaglia, e  con la consueta autorevolezza, in una lettura  calibrata e meditatissima, in cui la componente virtuosistica è sempre rimasta al servizio della forma.

La chiusura ha portato due pagine haendeliane. “Lascia ch’io pianga” è stata eseguita con un’economia espressiva rara: Licht ha saputo evitare la tentazione del languore fine a se stesso, scegliendo un tono intensamente meditativo . In “Un pensiero nemico di pace, il controllo della linea, la pronuncia  incisiva e il fraseggio ben misurato, unito ad agilità  nitidissime,  hanno confermato la statura musicale dell’interprete.

Pubblico galvanizzato, applausi scroscianti ai quali Licht e Dantone hanno risposto con tre bis: “Rejoice greatly”dal Messiah, “Vedrò con mio diletto” dal Giustino vivaldiano e la riproposizione, con micro variazioni dinamiche rispetto all’esecuzione di poco prima, di “Sì dolce è il tormento”.

Alessandro Cammarano
(15 giugno 2025)

La locandina

Sopranista Maayan Licht
Direttore al cembalo Ottavio Dantone
Concertmaster Alessandro Tampieri
Accademia Bizantina
Programma:
Dario Castello
Sonata Decima quinta à 4 per Stromenti d’arco
Claudio Monteverdi
“Ohimè ch’io cado”, SV 316
Giovanni Maria Trabaci
Gagliarda Prima a 4 detta il Galluccio
Gagliarda Terza a 4 detta la Talianella
Gagliarda Quarta a 4 detta la Morenigna
Claudio Monteverdi
“Sì dolce è il tormento”, SV 332
Alessandro Scarlatti
Concerto grosso n. 5 in Re minore
“Caldo sangue”, aria da Il Sedecia, re di Gerusalemme, R 158
Antonio Vivaldi
Sinfonia detta Il Coro delle Muse, RV 149
“Gelosia, tu già rendi l’alma mia”, dall’ Ottone in villa, RV 729
Geminiano Giacomelli
“Sposa, non mi conosci”, da La Merope
Antonio Vivaldi
Concerto per Violino in Mi minore, RV 273
Georg Friedrich Händel
“Lascia ch’io pianga” dal Rinaldo, HWV 7
“Un pensiero nemico di pace”, da Il trionfo del Tempo e del Disinganno, HWV 46a

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