Cremona: la paidèia di Clorinda attraverso i madrigali
Il teatro, quello vero, si fa con le idee: questo assunto può sembrare una banalità, ma in un’epoca in cui il “mordi e fuggi” e soprattutto la tentazione di stupire a tutti i costi la fanno da padroni è necessario che il concetto venga ribadito.
Nel Polittico Monteverdiano allestito in occasione del Monteverdi Festival 2024 di idee ce ne sono molte e tutte meditate e concorrenti a dare vita ad uno spettacolo di quelli da ricordare a lungo perché di teatro autentico ce n’è davvero molto.
Roberto Catalano riunisce in un’unica narrazione drammaturgica sei madrigali in stile rappresentativo – tratti dal Settimo Libro, dai Madrigali guerrieri et amorosi e dagli Scherzi musicali, tutti composti a Venezia – che si conclude con il Combattimento di Tancredi e Colorinda, con l’interpolazione di due Sonate del veronese Antonio Bertali ricche di influenze monteverdiane.
Catalano, in un teatro nudo – dunque spazio astratto nel quale tutto è plasmabile e costruibile – mette in scena la parabola della vita di una bambina che nasce, cresce e infine muore sotto la guida di figure carismatiche che la plasmano, di madrigale in madrigale, rendendosi artefici di una paidèia tanto necessaria quanto cruda: la vita non fa sconti.
La bimba, che è Ninfa e sarà Clorinda, nasce dalla luce, il lungo nastro rosso-cordone ombelicale è reciso e diventa il fiocco che le adornerà i capelli; viene al mondo tra i fiori, freschi dapprima e via via più vizzi sino a diventare un bouquet funereo che non le è dato rifiutare.
La vita trascorre in un alternarsi di amore e dolore fino a che, in un ultimo slancio Clorinda ritrova se stessa nella morte, sotto lo sguardo degli “educatori” artefici del bene, ma soprattutto del male.
Tutto si muove a passo di danza – le coreografie incisive sono di Marco Caudera – non in accordo con la melodia, fondandosi invece sulle alternanze ritmiche, sui cambi repentini di tempo, sugli scarti del metronomo.
Ulteriore elemento di valore sono i costumi vagamente contemporanei ma di fatto senza tempo di Haria Ariemme e il disegno di luci che gioca sulle ombre e sul “non detto” di Oscar Frosio.
A tutto questo si aggiunge un’esecuzione musicale di incredibile profondità.
Il Monteverdi di Antonio Greco, che al cembalo dirige Orchestra Monteverdi Festival – Cremona Antiqua è turgido, sensuale, ricco nel suono, sbalzato a bulino nelle dinamiche, dalle agogiche insinuanti, il tutto a dare voce e corpo ad una sorta di piano-sequenza musicale capace di non concedere respiro avviluppando l’ascoltare in spire sonore tali da non lasciare scampo.
Gli interpreti – tutti perfettamente in linea con l’idea registica e musicale – si rendono protagonisti di prove di assoluto valore; su tutti Silvia Frigato, mirabile cesellatrice di parole e suoni nonché Clorinda intrisa di pathos, e Albrich Ferran che soprattutto come Testo nel Combattimento fa sfoggio di una vocalità duttile e calibrata.
Angelo Testori è Tancredi mosso da disperata passione e padrone di un fraseggio
Un plauso convinto per tutti i madrigalisti: Giorgia Sorichetti, Cristina Greco, Angelo Testori, Nicola Di Filippo, Albrich Ferran e Giacomo Pieracci.
Successo strameritato per tutti, con ovazioni alla Frigato.
Alessandro Cammarano
(15 giugno 2024)
La locandina
Direttore | Antonio Greco |
Regia | Roberto Catalano |
Costumi | Haria Ariemme |
Light designer | Oscar Frosio |
Coreografo e danzatore | Marco Caudera |
Assistente ai costumi | Beatrice Farina |
Madrigali in stile rappresentativo | |
Soprani | Silvia Frigato, Giorgia Sorichetti, Cristina Greco |
Tenori | Angelo Testori, Nicola Di Filippo |
Baritono | Albrich Ferran |
Basso | Giacomo Pieracci |
Il Combattimento di Tancredi e Clorinda | |
Clorinda | Silvia Frigato |
Tancredi | Angelo Testori |
Testo | Albrich Ferran |
Orchestra Monteverdi Festival – Cremona Antiqua |
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!