Cremona: l’incanto sublime dei Tallis Scholars

Il giocoso sfrecciare delle rondini tra i tetti e le facciate dei palazzi cremonesi, in una torrida e afosa serata di fine giugno, predispone a quella placida serenità cui invitano le giornate estive padane. Dove l’uscire a cercare un po’ di fresco per le vie, contornate da alti palazzi di nobile e raffinata inclinazione e chiese che raccolgono il polistilismo tipico delle aree lombarde, è sinonimo di voluto rallentamento dai frenetici ritmi cui ormai siamo obbligati.

A tale fuga da maggior valore il concerto tenutosi ieri sera in San Marcellino, complici i Tallis Scholars diretti dal loro storico mentore, Peter Phillips. In programma pagine sacre di Monteverdi e Palestrina, in alternanza e a confronto: dove lo studio su tradizione ed innovazione trova esiti differenti di altissima concezione e densità di scrittura.

Sulla Missa pro defunctis palestriniana vale la pena leggere l’intelligente e puntuale saggio di Riccardo Pintus, facilmente rintracciabile anche in rete, ad introduzione della recente edizione criticata da lui stesso curata. Ci si accorge di quanta cultura musicale necessitasse per costruire, con simmetrie architettoniche raffinatissime, una pagina che, al mero ascolto, appare di sublime perfezione e lievità di ascolto. Ed ancora più si nota come di tali ricchezze il nostro sentire attuale sia per lo più poco consapevole, avendo ormai perso il legame culturale con tutta la tradizione di musica sacra che dalle origini del gregoriano alla prima metà del secolo scorso ha informato schiere di compositori ed interpreti.

Se la tendenza di Palestrina è quella di far confluire passato e presente in un discorso musicale che spezza le asperità e tende ad una visione più alta e riassuntiva, Monteverdi, nella pur raffinatissima Messa in Sol minore, postuma, si ricollega alla tradizione fiamminga esasperandola col suo linguaggio e accentuando i contrasti, utilizzando il ritmo a scopo costruttivo con una costante attenzione al valore della parola ed uno stacco molto più arduo e scolpito rispetto al musicista prenestino.

In tali meraviglie di linguaggio i Tallis Scholars si sono tuffati con la raffinatezza ed eleganza loro propria. Così che l’etichetta di sublime applicata al corpus palestriniano ha trovato nella corale inglese ulteriore esaltazione.

Merita evidenziare come le dieci voci abbiamo saputo modellare timbro, fraseggio, modalità di emissione e eleganza nel porgere la frase, distinguendo radicalmente i vari brani e i due compositori, quasi fossero dieci solisti abilissimi nel camuffarsi in un corpo unico all’occorrenza, ma mantenendo vive le proprie singolarità artistiche. Peter Phillips conduce con le necessarie indicazioni il fluire del canto, senza enfasi, quasi fosse l’undicesima voce del coro. Si rinnova quel gusto artigianale, quasi casalingo di fare musica che è il piacere maggiore nelle esecuzioni che raggiungono tale livello artistico.

Il pubblico, folto e silenzioso, che ha seguito con entusiasmo l’esecuzione ha tributato una lunga ovazione, compensata da un bis di eccellenza, a dieci voci, così da permettere a tutti i membri del coro di ricevere singolarmente l’omaggio di riconoscenza per la serata cui si è avuto la fortuna di assistere.

Emanuele Amoroso
(26 giugno 2025)

La locandina

Direttore Peter Phillips
Tallis Scholars
Programma:
Claudio Monteverdi
Lauda Jerusalem (II), SV 203, mottetto per cinque voci e basso continuo
Giovanni Pierluigi da Palestrina 
Missa pro defunctis cum quinque vocibus
Claudio Monteverdi
Messa in Sol minore a 4 voci da cappella, SV 190
Laudate, pueri, Dominum (III), SV 196

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