Firenze: Comparato e Fabbrini riscoprono lo Schubert fiorentino

Nel vasto e vario mondo della pratica musicale, di rado si presentano alcune singolarità, alcune rarità personificate, che coniugano la sapienza vocale all’intelligenza musicale, applicata non solo allo studio del proprio strumento ma anche all’approfondimento di ciò che il proprio strumento esegue, e Marina Comparato possiede questa peculiare, per non dire eccezionale, caratteristica: una cantante che scandaglia, studia, fa indagine musicologia e storiografica, che divulga con raziocinio e competenza ciò che sa e ha scoperto, arricchendo l’ascoltatore, anche quello più smaliziato, non è congiunzione astrale da poco.

Il tutto, poi, appare ancora più soprannaturale quando c’è vera unione di intenti con un pianista, Gianni Fabbrini, che all’arte dello strumento, raffinata e sottile, affianca lavori e ricerche di carattere musicologico, scartabellando le biblioteche e ritrovandovi perdute preziosità musicali.

Ma non è questione di astri o di soprannaturale – pensarlo vorrebbe dire fare un torto ai due musicisti: in questo caso è solo questione di bravura, impegno e personalità, prerogative che sono emerse tutte nel concerto intitolato In riva all’Arno, dal nome di uno dei “canzonieri” di Luigi Gordigiani, compositore protagonista, assieme a Franz Schubert, della serata.

Il Gordigiani – ancora oggi noto a Firenze, molto meno fuori dalla Toscana – nonostante certi tentativi, perlopiù fallimentari, di sbancare come operista (ha vissuto dal 1806 al 1860, quindi in piena “corsa all’opera”), fece breccia nel cuore e nella mente di tanti, perfino di Rossini, Chopin e Meyerbeer, con i suoi Canti popolari toscani, romanze da camera o canzonette dalle nature più svariate, musicate a partire da testi vernacolari e pittoreschi, tipicamente toscani nel ritrarre la vita quotidiana con sagacia, finendo per essere soprannominato dalla stampa lo “Schubert italiano”.

Eppure, accanto a questa messe di romanze popolari, la sua produzione più seria, malinconica e drammatica, a lungo dimenticata, oggi riscoperta proprio da Fabbrini, merita molta attenzione, un’attenzione non solo da addetti ai lavori, ma anche un interesse di pubblico, per l’alta componente d’intrattenimento all’interno delle canzoni. Marina Comparato, infatti, da artista con la a maiuscola quale è, ha fatto di ogni brano un concentrato di stile vocale e attoriale (pochi gesti incisivi, mimica facciale coinvolgente, braccia mosse con parsimonia, fraseggio e articolazione somme), sofisticata ma mai stucchevole, ironica laddove necessario, inquieta con l’incupirsi della narrazione, senza timore alcuno di far risuonare echi comici e popolareggianti, come nell’ultimo bis Ognuno tira l’acqua al suo mulino, o in Rococò, romanza che ha in sé una dichiarazione di intenti molto simile a quella della Rosina rossiniana. Interessantissima, poi, la scelta di inframmezzare a pezzi di Gordigiani alcuni Lieder schubertiani, in una curiosa e gustosissima traduzione italiana, ritrovata dai nostri nella biblioteca del Conservatorio di Firenze: oggi fa uno strano effetto ascoltare Schubert tradotto, ma l’abilità degli artisti è andata oltre le aspettative, perché la Comparato e Fabbrini, l’una con la voce, l’altro col pianoforte, hanno distillato da Schubert una cantabilità, una musicalità sorprendentemente liriche e melodrammatiche, cosicché in alcuni casi è parso d’ascoltare arie d’opera fatte e finite e non lieder, in un complessivo effetto straniante che ha spiegato molto bene il perché del soprannome “Schubert italiano”, come non sia affatto peregrino accostare i due autori e come perfino la traduzione, pratica oggi sostanzialmente abbandonata, posso acquistare valore.

Il pubblico, in un’atmosfera intima, veramente da salotto, si è sinceramente divertito, in primis per la vividezza e la qualità sorprendente della musica di Gordigiani, che anima il pianoforte in un gioco di rimandi tra linea vocale e linea melodica, in secundis per la presenza catalizzante di due interpreti che hanno creduto fermamente nella riuscita del progetto. C’è un perché, infatti, dietro a questo concerto: a settembre uscirà un disco da non perdere, per la etichetta Dynamic, dedicato, dai medesimi artisti, proprio a Gordigiani. Dunque ne sentiremo parlare, e cantare, ancora.

 

Mattia Marino Merlo

(13 maggio 2025)

La locandina

Mezzosoprano Marina Comparato
Pianoforte Gianni Fabbrini
Programma:
Luigi Gordigiani
Il Fior della speranza
Ohimè
Il lago e il fanciullo
Franz Schubert
Der Tod und das Mädchen (La morte e la fanciulla)
Gretchen am Spinnrade (Margherita all’arcolaio)
Luigi Gordigiani
Il sogno di Cenerentola
Desiderio – Pesciolino
Franz Schubert
Die Forelle (Il pesciolino)
Luigi Gordigiani
Piangerai
Franz Schubert
Des Mädchens Klage (Il pianto della giovinetta)
Luigi Gordigiani
L’araba
Franz Schubert
Erlkönig (Il re della foresta)
Luigi Gordigiani
Delusa
Franz Schubert
Gute Nacht (Deggio fuggirti)
Luigi Gordigiani
Ah non lasciarmi
La tempesta
Rococò
Bis:
Luigi Gordigiani
Non svegliare il can che dorme
Ognuno tira l’acqua al suo mulino

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