Firenze: il Macbeth astratto secondo Martone
Il Macbeth verdiano ha un rapporto speciale con Firenze, città che ne vide il battesimo assoluto il 14 marzo 1847 al Teatro della Pergola. Da allora è stato messo in scena in città una ventina di volle. Dopo l’ultima versione in forma di concerto diretta da Riccardo Muti nel 2018, questa nuova produzione del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino – dal 12 al 19 ottobre, 4 repliche -, secondo titolo operistico di questa Stagione autunnale 2025, restituisce al pubblico un Macbeth scenico di grande impatto, immerso in un’estetica cupa e profondamente simbolica.
Chi ha lasciato il segno più significativo è stato certamente il maestro concertatore, Alexander Soddy, già applaudito per la sua Salome straussiana nell’inaugurazione dell’87° Festival del Maggio. Soddy conferma la sua affinità con il repertorio teatrale, guidando Orchestra e Coro del Maggio con mano salda e un’intelligenza musicale che sa valorizzare sia le tinte drammatiche che le sfumature più intime della partitura, ivi comprese le pause, cui ha restituito il dovuto valore drammaturgico.
Non solo. Soddy ha creato un’intesa perfetta con il palcoscenico, dove ha avuto calibri vocali come Luca Salsi nel ruolo del titolo, che ha interpreta un Macbeth lacerato e possente, in grado di coniugare forza vocale e introspezione drammatica. Accanto a lui, la Lady Macbeth di Vanessa Goikoetxea si è imposta per intensità scenica e una vocalità perfettamente calata nella scrittura impervia del personaggio. Goikoetxea era al suo debutto di un’opera verdiana, quindi è stata una scoperta sorprendente. Molto apprezzato anche Antonio Di Matteo come Banco – al suo debutto al Maggio – e, ancora di più, Antonio Poli nel ruolo di Macduff.
Completano il cast con solidità ed espressività Elizaveta Shuvalova (Dama di Lady Macbeth), Lorenzo Martelli (Malcolm), Huigang Liu (il Medico), Egidio Massimo Naccarato (un domestico), Lisandro Guinis (un sicario), Dielli Hoxha e Nicolò Ayroldi (araldo e prima apparizione), Aurora Spinelli e Caterina Pacchi (seconda e terza apparizione).
La regia di Mario Martone è stata quello che ci voleva: un’ambientazione astratta e sospesa, dove il tempo sembra fermarsi in un incubo senza fine, comprese le parti che fanno riferimento all’oppressione del popolo scozzese con video sullo sfondo che richiamano le distruzioni della Striscia di Gaza. Unico neo il fatto che abbia fatto declamare la lettera di Lady Machbeth “nel dì della vittoria” alla voce di Macbeth e attraverso un cellulare: va bene attualizzare, ma certi stereotipi della storia operistica come la lettera declamata e certe indicazioni drammaturgiche precise – come sono quelle di Verdi, che nelle sue partiture offre praticamente delle regie molto meticolose – non si possono eliminare.
La scenografia è stata affidata nientemeno che è Mimmo Paladino, che ha creato anche un maestoso sipario di ferro dipinto, ispirato al celebre affresco de Il Trionfo della morte di Palazzo Abatellis a Palermo. Questo sipario non è solo scenografia, ma vera e propria opera d’arte che sigilla la tragedia con una forza visiva disturbante e memorabile: del resto pare che Picasso vi si sia ispirato per il suo Guernica. Per il resto le scene sono state sempre molto semplici, come deve essere per quest’opera e ha avuto momenti di grande originalità come le apparizioni del fantasma di Banco proiettate come video durante il banchetto, oppure l’aver fatto scendere una velatura nella scena in cui i cortigiani sono in lutto per la morte di Duncan, per far danzare Macbeth e la Lady in primo piano, che in tal modo festeggiano il ruolo conquistato.
I costumi di Ursula Patzak hanno sottolineato l’ambiguità temporale dell’allestimento, con alcuni tocchi strategici, come il vestito rosso di Lady Macbeth che spicca sul nero quasi totale della scene – nero che comprende anche l’arrivo del cavaliere su un cavallo vero, cavalcato dall’amazzone Michaela Ricci di nero vestita e incappucciata – e anche le luci e video di Pasquale Mari e Alessandro Papa, insieme alle coreografie evocative di Raffaella Giordano, contribuiscono a creare un universo oscuro, simbolico, dominato da presagi e apparizioni.
Ultimo, ma non ultimo, il Coro del Maggio, preparato da Lorenzo Fratini, che si conferma ancora una volta una delle eccellenze della casa: in particolare il coro femminile, che ha interpretato le streghe – vere e proprie terze protagoniste per Verdi – con una bravura non solo vocale, ma anche scenica, potentissima.
Insomma, un allestimento che lascia il segno, tanto per la qualità musicale quanto per la potenza visiva ed emotiva.
Donatella Righini
(14 ottobre 2025)
La locandina
| Direttore | Alexander Soddy |
| Spazio e regia | Mario Martone |
| Scene | Mimmo Paladino |
| Scenografo realizzatore | Barbara Bessi |
| Costumi | Ursula Patzak |
| Luci e video | Pasquale Mari |
| Video designer | Alessandro Papa |
| Coreografia | Raffaella Giordano |
| Personaggi e interpreti: | |
| Macbeth | Luca Salsi |
| Banco | Antonio Di Matteo |
| Lady Macbeth | Vanessa Goikoetxea |
| Dama di Lady Macbeth | Elizaveta Shuvalova |
| Macduff | Antonio Poli |
| Malcolm | Lorenzo Martelli |
| Un medico | Huigang Liu |
| Un domestico | Egidio Massimo Naccarato |
| Un sicario | Lisandro Guinis |
| Un araldo | Dielli Hoxha |
| Prima apparizione | Nicolò Ayroldi |
| Seconda apparizione | Aurora Spinelli |
| Terza apparizioneì | Caterina Pacchi |
| Amazzone a cavallo | Michaela Ricci |
| Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino | |
| Maestro del Coro | Lorenzo Fratini |










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