Firenze: la pietà delle guerre
Il rischio alla fine, quando un teatro intero acclama con calore, per un tempo che pare interminabile, gli artisti sul palco, è quello di non riuscire a scindere il valore della creazione musicale dal peso dell’evento. La scelta di proporre War Requiem di Benjamin Britten al Teatro del Maggio, opera monumentale dai profondi caratteri pacifisti, in questo delicato momento storico che tutti stiamo vivendo, travalica il carattere prettamente musicale per giocare il ruolo di momento di riflessione collettiva, emozionale, sui sanguinosi conflitti in corso, in uno scenario internazionale complesso.
Il compositore inglese per il quale era inconcepibile…prendere parte ad atti di distruzione… mettendo a disposizione una…vita intera dedicata ad atti di creazione…scrive l’opera tra il 1960 e il 1961 per l’inaugurazione della cattedrale di Coventry, distrutta dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, che avverrà nel maggio del 1962. Britten prevede una complessa struttura letterario/musicale, incastra e alterna all’antica tradizione del testo latino della messa da requiem estratti dalle poesie pacifiste di Wilfred Owen.
Tre solisti – il soprano Elisaveta Shuvalova, il tenore Ian Bostridge e il baritono Dietrich Henschel – sono disposti davanti a due orchestre – una a pieno organico l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino e una di dimensioni cameristiche l’Orchestra della Toscana – e due cori – il coro misto e il coro di voci bianche. Questi dati, solo numericamente, fanno già comprendere la maestosità e l’imponenza del progetto. Lo spazio musicale multidimensionale concepito da Britten (sono di qualche anno prima le sperimentazioni in tal senso di Stockhausen) è una scelta funzionale che riesce ad allontanare anche i rischi di una eccessiva spettacolarizzazione. In particolare, coinvolgenti i dialoghi tra tenore e baritono che danno voce alle parole di Owen, a volte quasi un recitativo, supportate dall’intimità della formazione da camera. Il testo liturgico, con dietro la potenza sonora dell’orchestra sinfonica, a tratti contrasta con la realtà atroce della guerra raccontata dal soldato Owen assumendo una nuova eco, un valore diverso rispetto alla tradizione. I passaggi tra i due universi poetici, vocali e strumentali, non risultano meccanici, anzi si snodano in un equilibrio drammaturgico pregnante, una continuità narrativa mantenuta per tutta la durata dell’opera.
La poesia di Wilfred Owen, vocazione maturata soprattutto durante le drammatiche esperienze come combattente volontario sul fronte della Prima Guerra Mondiale, dove troverà la morte nel novembre del 1918 pochi giorni prima che per gli inglesi giungesse l’armistizio, viene usata dialetticamente da Britten, in connessione con i testi della Messa da requiem. Le poesie posseggono infatti una propria sensibilità religiosa che viene evocata come riflessione laica sull’orrore di due terrificanti guerre mondiali. Affiancate al testo latino offrono due possibili prospettive di lettura dell’opera, due piani temporali diversi: quello quasi in diretta di Owen che ci trascina in trincea e quello atemporale, secolare della Messa. Entrambi trasmettono quel concetto di pietà verso l’umanità che secondo il compositore, in una logica anti-celebrativa, la guerra genera.
In questo contesto anche il coinvolgimento delle due orchestre toscane, che confermano la riconosciuta e notevole qualità di suono e senso del collettivo, amplifica un senso di vicinanza e condivisione che va oltre i limiti di un burocratico accordo di collaborazione.
Sul podio Diego Ceretta manifesta una sensibilità spiccata, come, attraverso un gesto non retorico, asciutto ma efficace, padronanza di lettura di una partitura complessa nei suoi coinvolgenti momenti drammaturgici, potenti per impatto semantico e sonoro come emozionali nei contesti poetici e liturgici. Ci piace però qui sottolineare in particolare ruolo e ricchezza interpretativa dei due cori – il Coro del Maggio Musicale Fiorentino e il Coro di voci bianche dell’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino – che tra pianissimo e l’esplosiva energia dei tutti insieme ci hanno accompagnato in un viaggio unico nei drammi dell’umanità, sull’insensatezza della guerra.
Le emozioni crescono, ti prendono la gola, quando nel finale i due soldati si riconoscono e si chiamano amici…I am the enemy you killed, my friend …un sussulto di umanità che poi la purezza delle voci bianche…Let us sleep now… trascina via. E proprio l’allegra invasione sul palco dei giovanissimi componenti del coro di voci bianche, fino a quel momento logisticamente emarginato, ci fa intravedere attraverso i loro occhi, attraverso la bellezza e l’arte uno spiraglio di speranza.
Paolo Carradori
(3 maggio 2025)
La locandina
Direttore | Diego Ceretta |
Soprano | Elizaveta Shuvalova |
Tenore | Ian Bostridge |
Baritono | Dietrich Henschel |
Orchestra e coro del Maggio Musicale Fiorentino | |
Orchestra della Toscana | |
Coro di voci bianche dell’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino | |
Maestro del Coro | Lorenzo Fratini |
Maestra del Coro di voci bianche | Sara Matteucci |
Programma: | |
Benjamin Britten | |
War Requiem op.66 |
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