Firenze: lo Junge Lord arriva nella sua casa

Un grande, grandissimo spettacolo, perfetto in tutte le sue componenti: così possiamo riassumere il succeso grandioso che domenica sera, al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, ha salutato Der Junge Lord di Hans Werner Henze, secondo titolo operistico nel cartellone dell’87º Festival del Maggio Musicale. Sebbene Henze sia molto amato in Toscana – basti pensare al suo capolavoro che è il Cantiere Internazionale d’Arte di Montepucliano, ancora attivo – questa opera, non era stata mai rappresentata da noi. Ebbe una sua prima a Roma, nel 1965 (anno in cui aveva debuttato anche in Germania) con traduzione italiana di Fedele D’Amico, e solo in questo allestimento del Maggio è stata proposta la prima esecuzione in lingua originale.

Certamente ha contribuito in maniera rilevante alla fruizione del pubblico, numerosissimo ed entusiasta, l’uso dei sopratitoli (in italiano e in inglese), ragion per cui un primo apprezzamento lo vogliamo dedicare a Prescott Studio, che a Firenze da anni offre questo eccellente e fondamentale servizio.

La partitura di Henze è impervia, sia per l’orchestra sia per il cast di cantanti, ma i complessi del Maggio, che sono un’eccellenza ormai acclarata, e i cantanti schierati dal Sovrintendente e dai suoi consulenti, hanno superato ottimamente la prova, grazie anche alla guida musicale del direttore, Markus Stenz, una garanzia per il repertorio novecentesco e henziano in particolare, sebbene per lui fosse la prima volta per Der Junge Lord, di cui ha restituito i tratti buffi – che ricordano intrecci rossiniani – ma anche quelli più seri e meditativi.

Sì, perché la storia che viene narrata è una satira dell’ipocrisia borghese, delle convenzioni sociali, del perbenismo e anche dell’emarginazione dell’individuo, che viene condotta con una serie di eventi quasi da “mondo alla roversa”. Si svolge in una cittadina tedesca, in cui l’arrivo di un Lord inglese con tutta la sua servitù e un seguito di personaggi bizzarri crea agitazione nella buona società. Soprattutto perché con il Lord c’è anche il nipote, il giovane Lord Barrat, ambito come buon partito matrimoniale e che attrae e inquieta gli altri protagonisti dell’opera con i suoi strani modi di fare. Gli abitanti cercano di compiacere in ogni modo il giovane Lord, finché non scoprono di essere stati ingannati…

Oltre a un’orchestra e due cori straordinari (non solo il Coro diretto da Lorenzo Fratini, ma anche quello di voci bianche dell’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino, diretto da Sara Matteucci), è stato perfetto il cast vocale che ha mostrato anche eccellenti capacità attoriali. Segnaliamo almeno Marily Santoro, che ha sostenuto un impegnativo ruolo come Luise; Marina Comparato nella parte della baronessa; Levent Bakirci, bizzarro segretario di Sir Edgard; Nikoletta Hertsak nei panni della giovane Ida e Gonzalo Godoy Sepulveda, ottimo Economo Cavaliere Scharf.

Colpisce che in questo cast abbiano brillato sia i professionisti già più affermati sia i giovani talenti dell’Accademia del Maggio, che si rivela ancora una volta un vivaio di eccellenze di cui andare sicuramente fieri. E tutta la storia di questa opera “corale”, quindi dalla struttura ormai lontana dal melodramma stricto sensu, ha avuto il suo apice nella regia di Daniele Menghini (ben coadiuvato da Nika Campisi, costumi, Davide Signorini, scene, Gianni Bertoli, luci, Sofia Nappi, coreografie), che ha creato una sintesi di tante suggestioni del teatro musicale: cenni di Weill, di opera buffa, di cabaret, di fantasie zoomorfe, di carnevale con le grandi maschere, anche di cinema felliniano e, ultimo ma non ultimo, del mondo del circo. Infatti, sono stati scritturati anche membri della compagnia Komoko, con tanto di mangiatore di fuoco.

E allora per questa partitura, impervia, sì, ma eloquentissima per la narrazione che il libretto di Ingeborg Bachmann richiede, la regia di Menghini valorizza gli echi musicali rossiniani, come quelli stravinskiani e, perché no, pucciniani, come la scena in cui lo studente Wilhelm, innamorato di Luise, le dona un manicotto mentre sta nevicando e le dice “Ho mille cose da chiederti, mille cose da dirti, finalmente”: un cenno di Bohéme si percepisce…

Tuttavia, al dunque, la musica è proprio henziana, intrisa della geniale fantasia del compianto compositore. Evviva al Teatro del Maggio che ce lo ha fatto ritrovare. Repliche il 28 alle 20 e il 31 alle 15.30.

Donatella Righini
(25 maggio 2025)

La locandina

Direttore Markus Stenz
Regia Daniele Menghini
Scene Davide Signorini
Costumi Nika Campisi
Luci Gianni Bertoli
Coreografia Sofia Nappi
Assistente alla coreografia Adriano Popolo Rubbio
Personaggi e interpreti:
Sir Edgar Giovanni Franzoni
Sein Sekretär Levent Bakirci
Lord Barrat Matteo Falcier
Begonia Caterina Dellaere
Der Bürgermeister Andreas Mattersberger
Oberjustizrat Hasentreffer Yurii Strakhov
Ökonomierat Scharf Gonzalo Godoy Sepúlveda
Professor von Mucker Lorenzo Martelli
Baronin Grünwiesel Marina Comparato
Frau von Hufnagel Ioanna Kykna
Frau Oberjustizrat Hasentreffer Aloisia de Nardis
Luise Marily Santoro
Ida Nikoletta Hertsak
Ein Kammermädchen Letizia Bertoldi
Wilhelm Antonio Mandrillo
Amintore La Rocca James Kee
Ein Lichtputzer Davide Sodini
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
Coro di voci bianche dell’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino
Maestra del Coro di voci bianche Sara Matteucci
Corpo di Ballo Compagnia KOMOCO

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.