Milano: Fidelio trionfa nuovamente alla Scala

«Vieni, speranza, non far impallidire l’ultima stella a me affranta; oh vieni, illumina la mia meta, pur sì lontana, l’amore la raggiungerà». Sono i versi che canta Leonora, una delle eroine più coraggiose e innamorate della storia del melodramma che incarna la fede nei valori positivi, la volontà suprema di combattere la tirannia e sconfiggere la reclusione politica attraverso la sublime e suprema forza dell’amore.

Ludwig van Beethoven, consapevole dell’eterno conflitto tra la sopraffazione del potere e l’insopprimibile esigenza di libertà dell’uomo, sceglie la più popolare forma di teatro tedesco – il Singspiel – quale veicolo delle proprie convinzioni politiche ed etiche.

Composto nel 1805, Fidelio fece il suo ingresso alla Scala solamente nel 1927 per volontà di Arturo Toscanini in occasione del centenario della morte di Beethoven.
In quegli anni il direttore del coro era il ferrarese Vittore Veneziani, ebreo allontanato dal suo incarico nel 1938 e fortunatamente scampato agli orrori delle persecuzioni. Lo scorso 18 giugno la Scala, nell’ottantesimo anniversario delle leggi raziali, ha dedicato la serata a Veneziani e a Erich Kleiber.

La produzione felicemente riproposta in cartellone risale all’inaugurazione della stagione scaligera del 7 dicembre 2014 per la regia di Deborah Warner, ma questa volta sul podio troviamo il maestro Myung-Whun Chung che dirige per la prima volta l’opera beethoveniana in forma scenica.

Se all’epoca il progetto registico di Deborah Warner accolse qualche perplessità, a distanza di tempo si può affermare che la negazione di una definizione spazio-temporale e la volontà di stilizzare la dimensione affettiva – complice la concertazione di Myung-Whun Chung – hanno reso ancora più incisivo il messaggio beethoveniano.
La squallida ambientazione domestica del primo atto, che anticipa lo scenario lugubre del secondo, fa percepire fin da subito il senso di reclusione claustrofobica che pervade l’animo di Leonora e mette ancor più in rilievo il suo scalpitante desiderio di libertà.

Nonostante i costumi raffazzonati (ma funzionali), l’intero cast si muove straordinariamente bene sul palcoscenico riuscendo a caratterizzare con precisione i personaggi.

La direzione di Myung-Whun Chung è molto personale e fuori dagli schemi cui siamo generalmente abituati. Il suo gesto risoluto crea sin dalle prime battute dell’Ouverture Leonore n. 3 op. 72b un suono teso ma plastico, scevro da fragori severi ma generoso di dinamiche e stati d’animo. Cameristico nella gestione delle arie e delle pagine d’insieme, Chung è totalmente aderente all’azione scenica, mantenendo perfetti gli equilibri fra buca e palcoscenico.

Ricarda Merbeth incarna una Leonora appassionata e romantica, affronta vocalmente la scomoda ed emblematica scrittura beethoveniana con alcune difficoltà nella zona acuta ma che sa risolvere con intelligente musicalità.
Lo stesso si può dire del Florestan di Stuart Skelton, scenicamente nel personaggio, esordisce un po’ in riserva con alcune fissità nella zona medio-acuta che permangono per tutto il secondo atto.
Stephen Milling, dotato di uno straordinario timbro baritonale, dipinge un Rocco espressivo e particolarmente umano.
Incisivo e tenebroso il don Pizarro di Luca Pisaroni, equilibrato anche nelle pagine più accese.
Vivace Eva Liebau nel ruolo di Marzelline in perfetta sintonia con lo Jaquino di Martin Piskorski.

In parte anche Martin Gantner nelle vesti di don Fernando. Bene i due prigionieri Giuseppe Bellanca e Massimo Pagano.
Il Coro, diretto dalle sapienti mani del maestro Bruno Casoni, è stato ancora una volta all’altezza della situazione.

Troppi i posti liberi per un’opera così importante che consiglio di vedere e rivedere.

Gian Francesco Amoroso
(Milano, 21 giugno 2018)

La locandina

Direttore  Myung-Whun Chung
Regia  Deborah Warner
Scene e costumi Chloé Obolensky
Luci Jean Kalman
Florestan Stuart Skelton
Leonore Ricarda Merbeth
Marzelline Eva Liebau
Rocco Stephen Milling
Don Pizarro Luca Pisaroni
Don Fernando Martin Gantner
Jaquino Martin Piskorski
Erster Gefangener Giuseppe Bellanca
Zweiter Gefangener Massimo Pagano
Orchestra e Coro del Teatro Alla Scala
Maestro del Coro Bruno Casoni

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