Genova: l‘ultimo Strauss è un inno all’amore
Richard Strauss compare qua e là, silente e discreto, nelle recite genovesi della sua penultima opera compiuta, Die Liebe der Danae (l’amore di Danae). È una figurina sottodimensionata, rispetto a come vediamo il compositore tedesco nelle immagini che ci sono rimaste; si affaccia sul proscenio con la partitura sott’occhio da un balconcino, uno dei tipici elementi della sala del Carlo Felice, si muove sul palcoscenico tra i personaggi e i figuranti, balla il valzer con la moglie, cammina con lei al fianco, con la grande partitura sottobraccio.
Nella regia di Laurence Dale, è come se Strauss volesse vivere dall’interno, riappropriarsi di quest’opera che non ebbe mai la soddisfazione di vedere eseguita in pubblico, se non per una prova generale a Salisburgo con un pubblico di invitati. Dirigeva Clemens Krauss, era il 1944 e la prima rappresentazione non ebbe luogo: una conseguenza dell’attentato del 20 luglio che scosse il Terzo Reich, pur lasciando Hitler vivo. Krauss diresse la prima dell’opera, sempre a Salisburgo, nel 1952, ma Strauss era già morto da quasi tre anni.
Lo spunto iniziale di questo lavoro composto tra il 1937 e il 1940 fu un abbozzo di Hugo von Hofmannsthal, che fino alla scomparsa nel 1929 aveva collaborato come eccelso librettista con Strauss. Il libretto della Liebe der Danae fu poi realizzato dall’erudito Joseph Gregor. Inizialmente concepita in soli due atti, l’opera fu dotata per consiglio dello stesso Krauss di un terz’atto che risultò considerevolmente più lungo degli altri due: un’aggiunta fausta, di alta qualità musicale e importanza drammaturgica. Il punto focale della vicenda è infatti la scelta di Danae tra il re di Lidia Midas e il re degli dei Giove (o Jupiter): Danae sceglie l’amore umano, pur in povertà perché Midas rinuncia al dono di trasformare in oro tutto ciò che tocca, e il terz’atto si incentra soprattutto sulla reazione di Giove a questa sconfitta.
Raramente rappresentata nonostante il suo innegabile livello (in Italia prima d’ora solo due volte, alla Scala), Die Liebe der Danae ha ottenuto finalmente, nel nuovo allestimento del Carlo Felice, di essere apprezzata per la prima volta nel nostro paese nella versione originale con complessi artistici italiani. Un’iniziativa del Teatro genovese lodevolissima e molto apprezzabile soprattutto sul piano musicale. Laurence Dale, infatti, che pur aveva realizzato una regia molto brillante del Midsummer Night’s Dream in apertura della stagione 2023/2024 del Carlo Felice, non ha mostrato la stessa felicità di mano passando dal mondo fatato di Britten alla «mitologia gaia» di Strauss.
Difficile trovare un filo conduttore tra richiami al clima bellico e apparizioni del compositore, non solo impersonato in scena ma mostrato anche con molta insistenza in foto e filmati d’epoca; tra Kitsch di certi elementi come il gran letto ricoperto di ornamenti e malinconica raffinatezza di altri, come il grande arco sotto il quale sta un pianoforte rovesciato, in un ambiente che appare bombardato, sempre a rievocare la guerra durante la quale l’opera fu realizzata; e via dicendo. In più, gli interventi di giovani danzatori sono ben realizzati ma non sempre necessari. Pregevole comunque l’apporto per scene e costumi di Gary McCann, con le luci di John Bishop.
Sul podio ci sarebbe dovuto essere Fabio Luisi, primo fautore di questa Liebe der Danae al Carlo Felice, ma dopo la sua rinuncia per gravi motivi famigliari ha preso il suo posto Michael Zlabinger, che di Luisi è stato assistente. Dell’estesa e complessa partitura, il direttore austriaco è stato interprete puntuale e vigoroso, coadiuvato dall’ottima Orchestra del Teatro nel mantenere un equilibrio non sempre facile con il palcoscenico.
Ben composta la compagnia di canto dominata dalla Danae di Angela Meade, di grandi doti vocali, pur se piuttosto trattenuta nella sensualità; eccellente il Midas di John Mattew Myers, smagliante e sicuro in una parte ardua, e di ottimo livello anche lo Jupiter di Scott Hendricks, che compensa con il talento d’attore qualche appannamento della voce; gustose le quattro Regine, Anna Graf, Agnieszka Adamczak, Hagar Sharvit e Valentina Stadler, degni di lode il Pollux di Tuomas Katajala e il Mercur di Timothy Oliver, pregevoli anche tutti gli altri.
Il pubblico ha tributato allo spettacolo un caloroso successo.
Patrizia Luppi
(13 aprile 2025)
La locandina
Direttore | Michael Zlabinger |
Regia | Laurence Dale |
Scene e costumi | Gary McCann |
Luci | John Bishop |
Coreografo | Carmine De Amicis |
Personaggi e interpreti: | |
Jupiter | Scott Hendricks |
Merkur | Timothy Oliver |
Pollux | Tuomas Katajala |
Danae | Angela Meade |
Xanthe | Valentina Farcas |
Midas | John Matthew Myers |
Erste König | Albert Memeti |
Zweite König | Eamonn Mulhall |
Dritte König | Nicolas Legoux |
Vierte König | John Paul Huckle |
Semele | Anna Graf |
Europa | Agnieszka Adamczak |
Alkmene | Hagar Sharvit |
Leda | Valentina Stadler |
Vier Wächter | Domenico Apollonio, Davide Canepa, Luca Romano, Andrea Scannerini |
Eine Stimme | Valeria Saladino |
Balletto Fondazione Formazione Danza e Spettacolo “For Dance” ETS | |
Danzatori | Daniele Bracciale, Luca Cappai, Simone Cristofori, Giuseppe Sanniu |
Mimi | Erika Melli, Roberto Pierantoni |
Mimo acrobata | Davide Riminucci |
Orchestra, Coro e Tecnici dell’Opera Carlo Felice Genova | |
Maestro del Coro | Claudio Marino Moretti |
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