I meravigliosi novant’anni di Antonietta Stella

“Loro litigano, io canto”: così, si dice, raccontasse la sua presenza di terzo incomodo fra le rivali Callas e Tebaldi, Antonietta Stella, all’anagrafe Maria Antonietta Stella, il soprano nato a Perugia ma romana d’elezione, che in questi giorni festeggia i suoi splendidi novant’anni.
In effetti, il debutto e la rapida ascesa della cantante umbra avvennero proprio negli anni dominati dalla competizione fra le due illustri colleghe. Stella, come tutti la chiamavano nell’ambiente scambiando il cognome per il nome, sarebbe potuta scomparire fra le tante che, a cavallo fra gli anni Cinquanta e Settanta del secolo scorso, schiacciate dal confronto, affollavano i palcoscenici delle maggiori ribalte internazionali.
Così non fu e, grazie a un forte temperamento, a un’attività indefessa e quasi frenetica e alle solide basi tecniche e musicali di cui si era dotata, Antonietta Stella ricoprì un posto di spicco nel panorama lirico di quegli anni dorati e può ancor oggi vantare orgogliosamente una non disprezzabile discografia di cui la rete dà testimonianza aggiungendo, a quelle ufficiali per la Columbia, per la Philips e per la Deutsche Grammophon, le registrazioni di numerose rappresentazioni dal vivo.
Verdi e Puccini furono gli autori più eseguiti, ma il repertorio del soprano perugino, toccò anche Mozart e il Wagner in italiano all’epoca in uso, gli autori del verismo musicale senza trascurare il repertorio di belcanto e quello contemporaneo.
Riascoltata oggi, stupiscono di Antonietta Stella la lucentezza del timbro, meno privilegiato e angelico di quello tebaldiano, ma pregevolissimo, e la castigatezza delle interpretazioni stilisticamente sempre molto appropriate che la collocano in una posizione mediana fra le due colleghe, quasi a fare da antesignana con il suo bel cantare e bene interpretare, dei tempi che verranno.
Antonietta Stella compie gli studi musicali con il maestro Aldo Zeetti presso il Conservatorio Morlacchi di Perugia. Nel 1949 vince il Concorso ENAL di Bologna e quello, prestigioso, del Teatro Lirico Sperimentale “Adriano Belli” di Spoleto che le dà l’occasione di debuttare l’anno successivo, appena ventenne, nel personaggio di Leonora de Il Trovatore di Giuseppe Verdi. Sul Messaggero di Roma il debutto è sottolineato in un articolo in cui si parla della giovane artista come di una “luminosa divina stella nascente” che domina in una parte di terribili difficoltà, ogni ostacolo, superandolo con grande sicurezza.
Da Spoleto Antonietta Stella passa all’Opera di Roma, teatro cui resterà a lungo legata, e sempre nel nome di Verdi di cui ricorre il cinquantenario della morte è, nel 1951, a fianco di Mario Del Monaco e sotto la direzione di Gabriele Santini, la protagonista de La forza del destino, che Guido Pannain saluta così dalle colonne de Il Tempo: “Il Teatro dell’Opera non poteva dare atto di più significativo omaggio a Giuseppe Verdi che offrirgli l’interpretazione di una giovane artista spiritualmente ricca e vocalmente pura come Antonietta Stella; questa preziosa creatura viene proprio nel nome di Verdi a riscattare la scena lirica italiana dalla mortificante sopportazione di anziane mediocrità e dagli sfiatati residui del tempo che fu. Il sorriso della sua musicale giovinezza ha squarciato le brume e ci ha arrecato gioia e conforto con la sua voce intatta, gioconda, ricca, fluente. Su questa via bisogna continuare, rimuovere gli ingombri, purificare la scena.”.
È il lancio, definitivo, nello “star system” degli anni Cinquanta. Sempre nel 1951, con i complessi del Teatro dell’Opera di Roma in tournée in Germania, Antonietta Stella è Amelia Grimaldi nel Simon Boccanegra, opera che incide per la RAI e che sarà pubblicata in disco dalla Fonit Cetra. Nel 1952 è Aida a Roma, un personaggio che interpreterà più di quattrocento volte nel corso della sua carriera, Desdemona in Otello a Lisbona, Mina in Aroldo al Maggio Fiorentino dove l’ascolta Rudolf Bing, il mitico direttore del Metropolitan di New York che le offre immediatamente un ingaggio.
È il maestro Tullio Serafin, suo grande estimatore, che la esorta, soprattutto nei primi anni di carriera, ad affrontare, dopo la felice collaborazione per Aroldo, le grandi eroine verdiane e con il musicista di Cavarzere la Stella prepara l’incisione de La Traviata che, – in sostituzione di Maria Callas che già aveva consegnato al disco la sua celebre interpretazione -, le viene affidata dalla Columbia nell’ambito della collana del Teatro ala Scala. Se la Stella ricorda Serafin come un padre premuroso di farla ben figurare, il maestro firmò lo spartito su cui prepararono assieme l’opera con una dedica molto lusinghiera.
“Alla signora Antonietta Stella che non teme confronti quale Violetta. Tutti i pubblici che l’hanno ascoltata e ammirata possono decantare le sue doti rarissime di cantatrice squisita e sensibile artista. Io posso aggiungere altre mie personali constatazioni: amante della musica, costante nello studio (ha completato l’esecuzione e l’interpretazione di questo difficile fra i più difficili personaggi melodrammatici in poco più di una settimana, il risultato lo giudichino gli ascoltatori di questa incisione), è accesa da tale passione, di tale forte volontà di arrivare lassù, lassù che vi arriverà. Tutto ciò con la più affettuosa simpatia. Tullio Serafin.”.
Del 1954 è l’esordio alla Scala come Desdemona e del 1955 quello alla Royal Opera House di Londra con Aida, opera con cui si presenta nel 1957 anche alla Staatsoper di Vienna dove già era stata ammirata come solista d’eccezione di una Messa di Requiem verdiana sotto la direzione di Herbert von Karajan nella sala del Musikverein.
Del 1956 è l’esordio con Aida al Metropolitan sotto la direzione di Fausto Cleva e accanto a Carlo Bergonzi, pure lui debuttante a New York, dove apparirà regolarmente fino al 1960 segnalandosi soprattutto per l’interpretazione di una Madama Butterfly che restò negli annali del teatro. Continuano inoltre le presenze alla Scala, in particolare per alcune serate inaugurali: Aida nel 1956, La battaglia di Legnano nel 1961, Il Trovatore nel 1962.
Sia con il Metropolitan sia con la Scala la collaborazione finì in modo burrascoso ma ciò non impedì ad Antonietta Stella di proseguire la propria attività ai massimi livelli aggiungendo fino all’ultimo nuovi spartiti e nuovi personaggi da sviscerare al suo vasto repertorio che da Monteverdi arrivava fino ai compositori del Novecento storico.
Artista dotata di notevole eclettismo, Antonietta Stella diede voce ad autori fra i più diversi e spaziò, soprattutto nella seconda fase della carriera, nel campo dell’opera verista con Cavalleria rusticana, Andrea Chénier di cui esistono testimonianza televisiva e incisione ufficiale, Fedora, Adriana Lecouvreur, la rara Conchita di Riccardo Zandonai, ma soprattutto nel prediletto universo pucciniano.
Sul finire degli anni Sessanta la carriera ebbe una lieve flessione, ma fino al 1974, anno del ritiro, la parabola artistica di Antonietta Stella proseguì senza tregua segnalandola come interprete di primo piano nel repertorio dell’opera italiana, immediatamente riconoscibile per il particolare e suggestivo timbro, per l’accuratezza del fraseggio, per la felice restituzione della parola scenica soprattutto nel repertorio verdiano.

Rino Alessi

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