Italo Gomez, l’uomo che ricreò il Teatro Olimpico

Direttore artistico di fervida inventiva e forte cultura, Gomez è stato – fra molte attività di livello – il creatore del festival “Mozart in Italia” al Teatro Olimpico. Il progetto fu realizzato nel 1983, quando era direttore artistico della Fenice, e il sindaco di Vicenza era Antonio Corazzin. Si trattava di una rassegna innovativa e originale, molto “pensata”, dedicata alle opere composte da Mozart nei suoi anni infantili e giovanili, ma non solo. Ci fu spazio anche per i musicisti veneti dell’epoca barocca, come Albinoni e Vivaldi. L’esperienza durò quattro-cinque anni – fino al 1988 – con molte difficoltà politiche locali e molte idee assai brillanti sul piano della programmazione, con spettacoli spesso in prima assoluta, che hanno rivelato le possibilità del teatro palladiano come palcoscenico per l’opera e portato a Vicenza grandi interpreti internazionali, fra cantanti (su tutti, il soprano June Anderson e il mezzosoprano Margarita Zimmerman), direttori (Christopher Hogwood, Alan Curtis) e registi (Graham Vick. Pier Luigi Pizzi, Jean-Pierre Ponnelle, per citarne alcuni).

Gomez era un organizzatore colto, egli stesso buon musicista (suonava il violoncello), frequentatore e divulgatore importante anche della musica d’avanguardia del dopoguerra.  Fondatore dell’Autunno musicale di Como insieme a Gisella Belgeri, aveva buone relazioni con la politica specie socialista dell’epoca. Quando il ministro degli Esteri era Gianni De Michelis, Gomez portò in giro per il mondo sotto le insegne italiane produzioni che magari faceva nascere in Veneto e poi arrivavano nelle grandi capitali europee o mondiali. Da direttore artistico alla  Fenice, sempre negli anni ‘80, Gomez era stato pure protagonista di una stagione notevolmente brillante, sofisticata ma che capace di richiamare un notevole pubblico e di attirare l’attenzione della critica.

I suoi critici dicevano che i conti delle sue produzioni avevano la tendenza a non quadrare e probabilmente è vero che talvolta i bilanci non erano ferrei e i costi salivano rispetto al preventivato. Ma erano gli anni Ottanta, le pratiche organizzative erano molto diverse rispetto al rigore (spesso solo affermato e inseguito, ma non raggiunto) di adesso. E le risorse erano anche più cospicue. In ogni caso, si devono alla sua direzione artistica spettacoli che a Vicenza hanno fatto epoca e hanno richiamato la grande critica non solo nazionale, dalla Serenata Il Nascimento dell’Aurora di Albinoni, direttore Claudio Scimone, in prima esecuzione assoluta nei tempi moderni, all’opera Giustino di Vivaldi: dal Mitridate al Re Pastore, da Ascanio in Alba a Il sogno di Scipione di Mozart.

Quest’ultimo fu proposto nel 1984 con una regia, firmata da Pier’Alli, così ricca di fantasia e di seduzione neoclassica da essere stata un “unicum” nella storia delle produzioni olimpiche. Forse era troppo ardita, con un apparato scenico monumentale che si incastonava nella monumentalità palladiana: esplosero le polemiche, culturali e  sui temi della “conservazione”, intervenne la Soprintendenza. Lo spettacolo fu rappresentato come era stato pensato, ma da lì nacque la decisione da parte del Comune, d’intesa con la Soprintendenza, di mettere a punto, qualche anno più tardi, il rigidissimo regolamento tutt’ora in vigore che impedisce praticamente qualsiasi intervento scenografico aggiuntivo. Per inciso, l’azione teatrale Il Sogno di Scipione da allora è tornata su di un palcoscenico veneto solo nella febbraio del 2019, al  teatro Malibran di Venezia.
La breve stagione del festival “Mozart in Italia”, che si teneva a primavera e non era in concorrenza con il più paludato Ciclo degli Spettacoli classici, peraltro dedicato alla prosa,  non ha avuto un seguito immediato, almeno allo stesso livello di qualità e di notorietà anche mediatica. La sua esperienza si può considerare l’incubatrice di iniziative maturate solo a partire dal nuovo secolo, quindi un ventennio più tardi, come le Settimane Musicali all’Olimpico e le oggi fin troppo numerose altre iniziative che utilizzano l’Olimpico come palcoscenico per l’opera in musica.

Cesare Galla

Le foto degli spettacoli sono tratte dal volume di Antonio Stefani “Cronache degli spettacoli nel teatro Olimpico di Vicenza dal 1971 al 1991”, pubblicato dall’Accademia Olimpica.

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