La controra della musica

La controra della musica spesso va oltre quel termine che definisce magistrale tutto ciò che fa di un musicista un maestro. Nel senso che la musica è fatta da maestri toccando livelli di grande importanza. Nel senso che c’è sempre un fine pedagogico e di cura che la musica ha nel suo divenire. Quindi maestro, magister, colui che in qualche modo determina e solca le vite di chi incontra e di chi diviene sua espressione di intenti.

Ecco che di fronte al fare musica ci si trova spesso nella condizione di comprendere quanto è forte quel magistero. Quanto arriva lontano il modo di proporre visioni che a volte non sovvengono. Questo vale per tutti i musicisti. Quando si prova a suonare ecco quindi che si stabilisce un possibile magistero. Non per niente ai musicisti è concesso il titolo di Maestro. In passato tale titolo apparteneva ai compositori e ai direttori d’orchestra.

Oggi non vi è più tale distinzione.Quindi la responsabilità di un musicista che apre il suo suonare alle persone che lo ascoltano è sempre notevole. Perché la responsabilità di un musicista nasce nel porre la musica all’ascolto e non finisce con il termine del concerto. Poiché la musica ha un potere tale che può arrivare alle zone sensoriali e a quelle inconsce poi, anche dopo qualche tempo. Questo appartiene allo studio delle neuroscienze, pertanto, la musica provoca emozioni.

Il ruolo del musicista ha una valenza incredibile. Spesso sembra una oscura magia quella del fare uscire suoni da uno strumento. Dicasi lo stesso per tutti i musicisti che suonano assieme e che formano quindi un’orchestra. In questo nucleo socialmente importante è sempre difficile mettere assieme le proprie esperienze e creare un tutt’uno con chi ha l’ardire di far uscireda quella massa di musicisti un suono. Una idea, una possibile iniziativa della controra.

Ma alla controra non ci si arriva così impreparati, indefiniti quasi. Essere musicista fra i musicisti era discrimine di pochidirettori. Uno su tutti Leonard Bernstein noto proprio per quel suo tratto umano e democratico di essere direttore. Pertanto, guidare un ‘orchestra verso una possibile interpretazione non è mai cosa facile.

Il raziocinio del direttore deve essere sempre magistrale. Il Maestro. Ecco da qualche tempo si è creata quella controra tutta italiana di interessarsi ai direttori d’orchestra. Come succede in diverse istituzioni europee gli enti lirici non hanno una governance interna e quindi devono trovare le figure che avranno il compito di dirigere codeste istituzioni grazie a concorsi per titoli generalmente. Per titoli si intende che coloro che si candidano devono dimostrare di possedere esperienze nei vari campi della musica. In Italia invece come è ben noto dai recenti fatti veneziani, la scelta di soprintendenti e di direttori stabili delle orchestra ha una forte ingerenza delle direttive ministeriali. Ora a memoria non ci pare che presso il ministero della cultura italiano vi siano professionisti operanti all’interno che abbiano competenze tali da poter designare figure tali da reggere i teatri lirici. Forse ci sbagliamo ma non crediamo di avere smentite. Pertanto quello che si sta assistendo negli ultimi tempi, Venezia, Napoli e non solo, vengono designati professionisti che provocano divisioni. Si crea una controra della musica. Questo perché succeda nonè ben dato a sapere. Sappiamo solo che purtroppo negli ultimi tempi si assiste ad una appropriazione indebita di mansioni che probabilmente non rientrano nelle competenze di chi a sua volta designerà. Poi certamente nei misteri delle vite altrui è difficile scorgere chiarezza. Pertanto anche in questo caso possiamo sbagliare ma ne dubitiamo.

Venendo alla controra veneziana e anche a quella napoletana, è possibile suppore che se il malcontento che hanno generato le nomine del ministero probabilmente proprio per ingerenze che non trovano motivate giustificazioni. Il problema rimane però , Far scendere in piazza musicisti che chiedono di essere diretti da chi ha esperienza non è proprio una cosa bella. Proprio perché la musica dovrebbe avere il fine di far stare bene le persone che la ascoltano.

Ci sorge quindi un sospetto che sembra tutto questo divenire dettato da una grande paura. E quando si muove la paura non esiste la ragione. Per propria razione le emozioni primarie, quelle che generano la paura non possono essere inglobate in un ragionamento. Ecco quindi il problema che la musica italiana sta vivendo. Senza tirare in ballo nomi altisonanti di professionisti del passato, lo abbiamo già fatto precedentemente, ci sembra giusto però sottolineare come sarebbe importante che si guardi quantomeno alle esperienze europee dove certamente ci saranno le ingerenze politiche ma almeno le scelte parlano chiaro e la qualità di quello che si produce altrettanto.

E adesso la cosa migliore da fare sarebbe comportarsi come Pessoa, aspettare che il tempo passi e che nell’immediato è utile sedersi su una panchina. Anche perché prima o poi il giro di boa arriva, per tutti.

Marco Ranaldi

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