La Guerra del Regio: la nomina (Parte 2 di 3)

Impossibile ignorare la questione: le dimissioni anticipate di Walter Vergnano dal ruolo di Sovrintendente del Teatro Regio di Torino, dimissioni che hanno causato a catena quelle di Noseda e Fournier-Facio, sono finite su tutti i giornali. Il fatto è contorto e tracciare un filo è quanto mai complesso, ma grazie alle dichiarazioni del Sindaco Chiara Appendino pubblicate su La Stampa il 4 maggio, possiamo tracciare uno schema con questi tre articoli, concepiti unitariamente e dedicati rispettivamente alle dimissioni di Vergnano, alla nomina di Graziosi e infine al futuro musicale del Regio alla luce delle dichiarazioni da parte della classe politica torinese.

La prima parte dell’articolo è disponibile >QUI<

William Graziosi, il nuovo Sovrintendente.

Sappiamo benissimo che le nomine dei sovrintendenti sono prevalentemente politiche, ma mi trovo concorde con il positivo articolo di Alberto Mattioli e Graziosi ha ricevuto alcuni importanti sostegni, non ultimo quello di Tangucci. Vanno però sottolineate alcune criticità, in primo luogo il suo recente curriculum, che l’ha visto lasciare il ruolo di amministratore delegato della Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi con un deficit di 600 mila euro, che il manager svizzero nell’intervista di Longhin per Repubblica attribuisce a «Un problema legato alla crisi della regione». Certo, non il migliore auspicio per un Sovrintendente che si troverebbe a compensare un eventuale buco pari a tre volte quell’importo, ma ci sono problemi come il fallimento di una banca ed il terremoto che non conoscono soluzioni. Non troppo promettente però anche la sua precedente esperienza di Production Coordinator alla Baltimora Opera Company, che ha dichiarato bancarotta cancellando la stagione proprio pochi mesi dopo la fine del suo incarico. Anche in questo caso ci sono probabilmente altri fattori in gioco, come la pesante instabilità del sistema musicale americano, e non si possono attribuire a Graziosi le responsabilità dell’accaduto, tanto che l’articolo del Washington Post nemmeno lo cita. Certamente, tuttavia, non è incoraggiante vedere che uno dei principali problemi della Company, che accumulò 800 mila dollari di debito, fu proprio la difficoltà di raggiungere sufficienti incassi dal botteghino. E uno dei titoli più deboli fu un’Aida che raggiunse a malapena il 50% degli incassi previsti. Ma ci tornerò in seguito.

Ben più incoraggianti i meriti artistici a Jesi (con i citati tre Premi Abbiati) e l’esperienza all’Opera di Belgrado e all’Opera di Astana (che ad oggi sembra non aver ancora avuto alcun buco di bilancio dopo la sua gestione come Direttore Artistico e Vice-Sovrintendente). Caute le interviste per La Stampa e La Repubblica, nonostante i toni piuttosto aggressivi di quest’ultima. Giustamente caute, visto che Graziosi è letteralmente appena stato nominato, ma non per questo soddisfacenti. A partire dall’infelice paragone del Sovrintendente con un vigile urbano che deve dirigere il traffico (mi chiedo se sia questo ciò di cui ha bisogno un Teatro Lirico per rilanciarsi e aprirsi ad un nuovo pubblico), fino alla pessima gestione della questione Noseda. A fronte di una lettera «sottoscritta da decine di intellettuali» e di un apprezzamento del pubblico indiscusso, trovo veramente sciocco il non essersi espresso con maggiore favore nei confronti del precedente Direttore Musicale (e indirettamente anche del Direttore Artistico Gaston Fournier-Facio) da  parte del nuovo Sovrintendente. È palese che un nuovo manager abbia bisogno di valutare la situazione nel dettaglio, ma in nessuna delle due interviste viene neanche una sola volta menzionato l’importante lavoro svolto dalla precedente gestione, né da un punto di vista amministrativo, né (ancor più grave) da un punto di vista artistico. Che un direttore come Noseda non abbia voluto nemmeno valutare di rinnovare il proprio contratto in seguito a questa pesante assenza era da aspettarsi e ha mutilato il Regio di uno di quegli elementi di vera eccellenza. In merito alla querelle sulla tournée americana cancellata, trovo molto soddisfacente la risposta di Vergnano, nonostante sia lecito chiedersi quanto supporto sia stato trovato o effettivamente cercato visto il clima di pesante instabilità.

Ma arriviamo così alla terza e ultima parte di questa lunga vicenda.

Alessandro Tommasi

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