Liegi: Werther nel turbine dei sensi

L’Opéra Royal de Wallonie-Liège, tra i più dinamici e innovativi teatri d’opera d’Europa, porta in scena Werther di Jules Massenet come evento clou della primavera.

Un debutto da tutto esaurito con una coppia protagonista d’eccezione: Arturo Chacón-Cruz, nel ruolo del sensibile e tormentato Werther, affascina con una voce luminosa e penetrante; al suo fianco, Clémentine Margaine offre una Charlotte tragica e intensa.

A differenza della recente regia fredda e psicologicamente tagliente firmata da Christoph Loy a Parigi — dominata da costrizioni borghesi, relazioni glaciali e disperazione trattenuta — la lettura proposta a Liège si immerge completamente nel pathos romantico. La regia è affidata a Fabrice Murgia, mentre sul podio Giampaolo Bisanti guida l’orchestra con travolgente intensità emotiva e musicale.

“L’impatto di questo piccolo libro fu immenso, persino tremendo […] perché arrivò al momento giusto.” — Goethe, 1814

Pubblicato nel 1774, I dolori del giovane Werther fu un caso editoriale che incendiò l’Europa. Un romanzo epistolare autobiografico che condensava la passione giovanile di Goethe per Charlotte Buff, il suicidio di un amico e l’amaro lieto fine di un amore impossibile. Secondo Thomas Mann, se Götz von Berlichingen rivelava il talento drammatico di Goethe, Werther — “malsano e mondano” — ne decretava la fama. Fu il primo bestseller della letteratura tedesca e diede origine a un vero e proprio culto letterario.

Non stupisce che anche la musica abbia subito il fascino del giovane Werther. Già nel 1790, Gaetano Pugnani compose un melodramma in 22 scene. Altri compositori seguirono: Rodolphe Kreutzer con Werther et Charlotte e Vincenzo Pucitta con Verter (1802). Composizioni ormai dimenticate, ma che meriterebbero di essere riscoperte.

Nella Parigi dell’Ottocento, Goethe era osannato come il “principe dei poeti”, e Werther ispirava opere e balletti. Secondo la leggenda, Jules Massenet, di ritorno da Bayreuth nel 1885, si fermò a Wetzlar, dove l’amico Georges Hartmann gli fece leggere la traduzione francese del romanzo. Massenet ne fu folgorato, ma ci vollero anni prima che l’opera vedesse la luce.

Werther debuttò il 16 febbraio 1892 all’Opera di Corte di Vienna, in una traduzione tedesca di Max Kalbeck. Fu solo nel 1903, a Parigi, che conobbe il successo destinato a consacrarlo nel repertorio operistico francese.

Rispetto al romanzo, dove Werther è l’unico vero protagonista, Massenet dà nuovo spazio a Charlotte, ora figura centrale, divisa tra dovere e sentimento. La sua è una scelta di vita imposta da una promessa fatta alla madre morente, non dal cuore. Il Werther di Massenet è un’opera romantica matura, dove ogni personaggio, anche il più marginale, ha dignità musicale e drammatica. Un’opera di fine secolo, in bilico tra Romanticismo e Modernità.

Nella nuova produzione a Liège, la regia richiama con eleganza l’epoca di Goethe. I costumi di Marie Hélène Balau, d’ispirazione storica, evocano un film in costume, a volte con eccessiva raffinatezza. La scenografia di Rudy Sabounghi colloca Charlotte in una stanza raccolta, dominata da un pianoforte e una scrivania, con un quadro che cambia colore secondo i suoi stati d’animo. Il ricorso a proiezioni video (di Giacinto Caponio) amplifica il coinvolgimento emotivo, con primi piani intensi e immagini dell’orchestra. Le luci di Emily Brassier completano il quadro emotivo con discrezione ed efficacia.

Arturo Chacón-Cruz dipinge un Werther memorabile, con voce brillante e presenza scenica carismatica. Il suo “Pourquoi me réveiller”, cantato con trasporto struggente, è uno dei momenti più alti della serata. Lunghi applausi meritati.

Clémentine Margaine offre una Charlotte più salottiera che domestica, scelta precisa di regia. Voce calda e poderosa, dalla tinta scura, convince soprattutto nella toccante scena della lettera, dove emerge tutta la sofferenza del personaggio.

Il cast di supporto è eccellente: Ugo Rabec è un padre autorevole e rigido, Elena Galitskaya una Sophie frizzante, Ivan Thirion un Albert cupo e geloso, credibilissimo nel momento in cui consegna la pistola a Werther. Pierre Derhet e Samuel Namotte, nei panni di Schmidt e Johann, portano brio e umanità alla vicenda.

Il coro di voci bianche, che interpreta i fratellini di Charlotte e gli orfani del magistrato, aggiunge poesia: cantano rami verdi in mano, annunciando la natura e l’infanzia. È estate quando Werther canta con entusiasmo “Rêve! Extase! Bonheur!”, ma è Natale quando si suicida, mentre Charlotte corre disperata nella neve.

Sogni, estasi e felicità restano negati. Werther muore, Charlotte resta prigioniera del suo dolore. Che ne sarà del suo matrimonio, dopo tutto questo? Una domanda inquietante che l’opera lascia in sospeso.

La partitura di Massenet, influenzata da Wagner, risplende grazie alla direzione intensa e raffinata di Giampaolo Bisanti. L’orchestra dell’Opéra Royal de Wallonie-Liège suona con sensibilità ed energia, restituendo tutta la poesia e il tormento di questa pagina straordinaria.

Dopo il successo di Mignon di Thomas e delle Huit Scènes de Faust di Berlioz, il teatro di Liège aprirà la stagione 2025/26 con Faust di Gounod. Ancora con Bisanti sul podio: un appuntamento da segnare in agenda.

Barbara Röder
(19 aprile 2025)

La locandina

Direttore Giampaolo Bisanti
Regia Fabrice Murgia
Scene Rudy Sabounghi
Costumi Marie-Hélène Balau
Lighting designer Emily Brassier
Video Giacinto Caponio
Personaggi e interpreti:
Werther Arturo Chacón-Cruz
Charlotte Clémentine Margaine
Sophie Elena Galitskaya
Albert Ivan Thirion
Le Bailli Ugo Rabec
Schmidt Pierre Derhet
Johann Samuel Namotte
Bruehlmann Jonathan Vork
Kätchen Lucie Edel
Bambini Maîtrise de l’Opéra Royal de Wallonie-Liège
Orchestre de l’Opéra Royal de Wallonie-Liège 

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