Livorno riscopre il Piccolo Marat

È un universo strano quello di un’opera come Il piccolo Marat. Un po’ perché manca l’abitudine ad ascoltare un Pietro Mascagni che non sia quello di Cavalleria Rusticana (o di Iris per i più fortunati), ma soprattutto per il tipo di approccio che lo stesso lavoro ha nei confronti del pubblico. Cento anni fa, quando fu data per la prima volta al Teatro Costanzi di Roma, l’opera ebbe un successo straordinario, tanto da diventare una delle più rappresentate del compositore mentre ai nostri giorni è difficile ascoltarla. Le ragioni le abbiamo comprese dopo aver visto l’allestimento del centenario al Teatro Goldoni di Livorno. La vicenda e il modo di trattarla con voci, recitazione e ambientazione storica, ricorda più di altre quella di un fogliettone che nelle epoche più tarde sarebbe stata tipica di film o di serie Tv, che oggi fanno parte della nostra quotidianità. Poi ci aggiungiamo la sua ampia sonorità orchestrale e il canto portato ad accentuare i sentimenti e le caratteristiche dei personaggi. In ogni caso troviamo corretto che la città abbia recuperato un altro tassello di uno dei suoi figli più famosi. E al tempo stesso troviamo singolare che lo abbia festeggiato con entusiasmo e una lunga serie di applausi dedicata a ogni cantante che si presentava in scena a fine rappresentazione, quasi in un impeto di orgoglio cittadino ritrovato. Un successo complessivo motivato dalla realizzazione che ha avuto vari spunti di interesse.

Il piccolo Marat riprende l’ambientazione più cupa della rivoluzione francese, quella del Terrore, dove i rivoluzionari erano diventati dittatori sanguinari. Il presidente del comitato rivoluzionario non per niente si chiama Orco, affiancato da personaggi chiamati Ladro, Tigre e Spia. Il protagonista è un principe che per salvare la madre imprigionata si arruola con gli uomini dell’Orco diventando Il piccolo Marat, nome con cui sono indicati i rivoluzionari. Lo stesso personaggio si innamora della giovane Mariella, nipote dell’Orco dal quale è vessata e maltrattata, e insieme progettano la fuga insieme e la liberazione della madre. La proposta al Goldoni, dopo un’assenza dalla città dal 1989 quando fu rappresentata a Villa Mimbelli, ha visto la regia di Sarah Schinasi muoversi in una Francia dove il tardo Settecento si mescola ad ambientazioni e costumi legati a quelli del secondo conflitto mondiale per evidenziare l’atmosfera del terrore giacobino. Un’idea corretta che forse però non convince fino in fondo nel primo atto, nei momenti con le scene corali, mentre funziona meglio negli altri due. In questo contesto si muovono i personaggi con Il piccolo Marat del tenore Samuele Simoncini, la cui voce sa affrontare bene e con sicurezza lo stile verista, e con l’Orco del basso Andrea Silvestrelli autorevole nella parte scenica e vocale. Il soprano Valentina Boi riesce a dare al personaggio di Mariella il giusto impeto giovanile con una prova valida. Tra gli altri ruoli ricordiamo le ottime prove di Stefano Marchisio, che ha dato vita al Soldato, di Alberto Mastromarino (Carpentiere) e Silvia Pantani (Mamma).  Il direttore Mario Menicagli ha diretto l’opera lasciando il giusto spazio alle voci mettendo a frutto le sonorità dell’Orchestra della Toscana nel sottolineare i momenti più drammatici, con il Coro del Teatro Goldoni preparato da Maurizio Preziosi in bella evidenza. In conclusione un’opera che non ascolteremmo tutti i giorni, ma che andava comunque ripresa prima o poi. Livorno ci è parsa la sede più adatta.

Michele Manzotti
(10 dicembre 2021)

La locandina

Direttore Mario Menicagli
Regia Sarah Schinasi
Scene e costumi William Orlandi
Light designer Christian Rivero
Assistente ai costumi Maria Vittoria Benedetti
Personaggi e interpreti:
L’Orco Andrea Silvestrelli
Mariella Valentina Boi
Il piccolo Marat Samuele Simoncini
La Mamma Silvia Pantani
Il soldato Stefano Marchisio
La spia Alessandro Martinello
Il ladro Pedro Carrillo
La tigre Michele Pierleoni
Il carpentiere Alberto Mastromarino
Il capitano dei “Marats” Carlo Morini
Il portatore d’ordini Luis Javier Jimenez Garcia
Una voce Marco Mustaro
Il Vescovo Paolo Morelli
Orchestra della Toscana
Coro del Teatro Goldoni Livorno
Maestro del coro Maurizio Preziosi

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