Londra: Da una casa di morti senza dramma

La Royal Opera House di Londra ha aperto la stagione primaverile 2018 con un’opera mai rappresentata prima al Covent Garden: “Da una casa di morti” di Leoš Janáček. Purtroppo la grande attesa per quest’opera tratta dal racconto autobiografico di Dostoevskij è stata delusa. Stando agli scarsi applausi del pubblico, si ha l’impressione che “Da una casa di morti” non sarà più rappresentata per molti anni in questo teatro. Tutto ciò non è certo da attribuire all’impeccabile realizzazione musicale.

In questo capolavoro il grande compositore ceco utilizza il suo classico stile di composizione declamata, più che cantata, con la sola orchestra a proporre la melodia musicale, qualsiasi essa sia. Diretta dal maestro inglese Mark Wigglesworth, l’orchestra ha saputo rendere con grande intensità le atmosfere cupe e opprimenti della partitura in una nuova edizione critica di John Tyrrell. Lodevole la compagnia di canto. Anche se nell’opera non c’è un vero e proprio protagonista musicale la performance recitativa e canora di Nicky Spence è stata senza dubbio la più impressionante. Molto efficaci anche Alexander Vassiliev e Willard W. White, nei panni rispettivamente del direttore del carcere e del prigioniero politico Gorjancikov.

“Da una casa di morti” non possiede una vera e propria trama. Nell’arco temporale in cui Gorjancikov è incarcerato, torturato e infine rilasciato, l’intreccio si sviluppa come un ritratto delle vite dei prigionieri nell’inferno del carcere. Essi sono fotografati nell’azione di raccontarsi a vicenda le storie della loro vita, le azioni che li hanno condannati alla dannazione. Tra questi, Luka (Stefan Margita) è reo di aver pugnalato un militare dispotico, Skuratov (Ladislav Elgr) ha ucciso un vecchio parente promesso sposo della sua innamorata, Šiškov (Johan Reuter) ha assassinato la donna che amava.

Purtroppo lo sforzo del regista polacco Krzysztof Warlikowski di manipolare e reinterpretare il libretto al fine di rendere comprensibili i racconti dei protagonisti ha annullato la tensione drammatica su cui tutta l’opera si regge e ha reso enigmatico l’intreccio.

Il regista cambia l’ambientazione spostandola da un gulag russo a un carcere americano. I racconti dei carcerati sono messi letteralmente in scena dai prigionieri stessi. Il risultato è confuso. Quando poi nella parte centrale dell’opera i reclusi inscenano una rappresentazione teatrale, compaiono bottiglie di champagne, costumi stupefacenti, bambole gonfiabili e ballerini, trasformando la prigione in un luogo surreale. Appare persino una figura femminile ad incarnare volgarmente Akulka, la donna amata da Šiškov e Luka. Stravolto anche il motivo della nostalgia della libertà. L’aquila voluta da Janáček, prima torturata e alla fine lasciata volare via, viene sostituita da un ragazzo di colore che gioca a pallacanestro; inizialmente ferito da uno dei prigionieri, il ragazzo viene curato e infine lasciato libero di giocare.

Altro elemento di disturbo è il sipario che si apre con un filmato muto e sottotitolato, del filosofo Michel Foucault (1926-1984). La ripresa mostra il filosofo francese che discute animatamente del sistema carcerario e del concetto di giustizia.

La riflessione è azzeccata e il parallelismo con l’opera evidente. Questo, tuttavia, ci allontana completamente dalla musica, lasciando passare la splendida overture in secondo piano. I filmati, sonori questa volta, tornano nuovamente all’inizio delle altre due parti. Un ragazzo, nel braccio della morte, sogna di avere la possibilità di redimersi attraverso una buona azione per la quale essere ricordato prima di morire. Certamente l’immagine è potente, ma ancora una volta finisce per essere un elemento di distrazione. Si ha come l’impressione che il regista non creda abbastanza nella capacità descrittiva della musica e del testo, e debba per forza aiutare visivamente il pubblico finendo inevitabilmente per distrarlo e confonderlo.

Thomas Gobbetti

(Londra, 14 marzo 2018)

La locandina

Regia Krzysztof Warlikowski
Scene Małgorzata Szczęśniak
Luci Felice Ross
Video designer Denis Guéguin
Movimenti Claude Bardouil
Drammaturgo Christian Longchamp
Direttore Mark Wigglesworth
Personaggi e interpreti:
Alexandr Gorjancikov Willard W. White
Aljeja Pascal Charbonneau
Luka Kuzmič Štefan Margita
Skuratov Ladislav Elgr
Šiškov/Prete Johan Reuter
Direttore della prigione Alexander Vassiliev
Prigioniero grande/Nikita Nicky Spence
Prigioniero piccolo/Cuoco Grant Doyle
Prigioniero anziano Graham Clark
Voce Konu Kim
Drunk Prisoner Jeffrey Lloyd-Roberts
Šapkin Peter Hoare
Prigioniero/Kedril John Graham-Hall
Prigioniero/Don Juan/Brahmin Aleš Jenis
Prigioniero giovane Florian Hoffmann
Prostituta Allison Cook
Čerevin Alexander Kravets
Guardia Andrew O’Connor
Royal Opera Chorus
Orchestra of the Royal Opera House

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