Londra: Un Macbeth all-star

Finalmente, dopo due deludenti nuove produzioni, La casa di morti e Carmen, la Royal Opera House ha raccolto larghi consensi riproponendo un fortunato allestimento di Macbeth rappresentato per la prima volta nel 2002. L’attuale produzione, già messa in scena nel 2006 e nel 2011, è stata brillantemente ripresa da Daniel Dooner.

Il Macbeth di Shakespeare non era mai stato proposto in Italia quando Verdi lo traspose in musica nel 1847. Per il compositore italiano si tratta della prima opera in cui vengono inseriti riferimenti al mondo soprannaturale.

Nella produzione del regista Phyllida Lloyd, con le scene di Anthony Wards, il soprannaturale, impersonato dal coro delle streghe, ha un ruolo centrale. Le streghe non svolgono solo una funzione profetica ma anche di controllo dell’intreccio narrativo. Mono-ciliate e vestite di nero con turbanti rossi, le streghe prendono parte all’azione: sono loro a recapitare il messaggio di Macbeth alla moglie o ad aiutare Fleanzio figlio di Banco, a scampare all’aggressione.

Nell’allestimento predomina il nero. Il sapiente uso delle luci disegnate da Paule Constable contribuisce a definire sia lo spazio scenico in cui si muovono i personaggi sia a rendere l’atmosfera lugubre della tragedia.

Per il resto le scene sono semplici ma efficaci. Il letto coniugale dei Signori di Glamis è il luogo dove la macchinazione della Lady prende vita, ma anche il posto dove è ipotizzato un desiderio frustrato di maternità, che e’ poi all’origine dell’ambizione malvagia della coppia. Il letto matrimoniale si dividerà quando la sete di potere di lei e i sensi di colpa del consorte logoreranno lo stesso rapporto coniugale. Sulla scena, in un angolo, una fontana in cui ci si lava dal sangue e dalle colpe e dove il figlio di Banco si rifugia, salvandosi. Poi, al centro, una grande gabbia rotante. La gabbia dorata è solo all’apparenza un trono in grado di saziare l’avidità di Macbeth. Con il tempo essa si rivelerà per quello che veramente è: una prigione che ingabbia chi detiene il potere, un luogo in cui viene ucciso Duncano e in cui lo stesso Macbeth troverà la morte.

La ripresa di questo Macbeth, diretta da un ispirato Antonio Pappano, è nel segno di un importante cast internazionale in cui spicca la superstar del momento, il soprano russo Anna Netrebko, che, aiutata dalla lunga frequentazione della parte, sembra essere perfetta per questo ruolo malvagio, sia vocalmente quanto interpretativamente. Quello a cui il pubblico della ROH assiste è una convincente interperetazione del personaggio combinata ad una magnifica resa vocale.  La voce è in piena forma, enorme ma ancora miracolosamente in possesso di flessibilità e di una ampia gamma di colori. Il registro acuto è splendente e resiste all’ispessimento del registro centrale e grave che suona alquanto ricco, incredibilmente sonoro e affascinante. Alternando perfetti pianissimi a acuti veementi la Netrebko passa da uno stato d’animo spietato nel “Vieni! T’affretta” all’instabilita’ mentale di “Una macchia qui tuttora”. La voce e’ omogenea, completamente al suo comando, sicura e utilizzata con grande intelligenza drammatica. La dizione e’ ottima. Lucente e quasi sfacciato il difficile re bemolle che chiude la scena del sonnambulismo. Non sono le sole doti vocali che caratterizzano la piena riuscita di questo personaggio. E’ nei dettagli dell’interpretazione che si intuisce la statura della cantante nel realizzare questa Lady Macbeth. In apertura l’enunciazione della lettera e’ efficace. I versi quasi sussurrati: “Ai trapassati regnar non cale; A loro un requiem, l’eternità” (La luce langue) gelano il sangue nelle vene. La ripresa del lugubre brindisi “Si colmi il calice” è cantata con tutta la rabbia scaturita dalla delusione di avere un marito inetto. La Netrebko ha confermato ancora una volta di meritare la fama guadagnata negli anni. Sarà sicuramente interessante ascoltarla nel 2019 alla ROH nella Forza del destino.

Va dato onore a Željko Lučić nei panni del protagonista di essere riuscito a non farsi fagocitare dalla furia della sua consorte. La voce di Lučić, che trova in ruoli veristi il suo territorio d’elezione, ha acquisito con il tempo corpo e si è imbrunita. Complice il voluminoso strumento vocale, il baritono serbo riesce a disegnare efficacemente il personaggio di Macbeth, senza tuttavia immedesimarsi completamente nel personaggio. Il baritono, privo di un fraseggio particolarmente raffinato o elegante, compensa con la potenza della sua voce una presenza interpretativa un poco generica. Nonostante questo, il pubblico della ROH lo premia considerevolmente nella grande aria “Pieta’, rispetto, amore”. L’edizione critica di David Lawton del 2006 scelta da Pappano mescola nel finale le due edizioni diverse del 1847 e del 1865, proponendo sia l’aria originale “Mal per me che m’affidai”, successivamente soppressa, sia l’inno di vittoria corale aggiunto più tardi.

Ottimo Ildebrando d’Arcangelo nei panni di Banco che canta elegantemente e con splendida voce. Il tenore coreano David Junghoon Kim svolge il suo compito cantando un “Ah, la paterna mano” stentoreo ma avaro di sfumature. Anche a lui il pubblico riserva comunque numerosi applausi. Da segnalare l’eccellente voce di Francesca Chiejina nei panni della dama di Lady Macbeth; una cantante da tenere senza dubbio sott’occhio.

Maestro indiscusso di questo intreccio è Sir Antonio Pappano. Il direttore, esperto verdiano, regala una lettura particolarmente ricca di pathos e tensione. Fin dalle prime battute dell’overture si assiste all’alternanza di tempi piuttosto dilatati ad altri più frenetici, il tutto interposto da pause efficaci nel trasmettere l’inquietudine che attraversa l’intera opera. Pappano sa come sempre assecondare i cantanti, ma è anche in grado di far esplodere l’Orchestra, in grande forma, in un potentissimo finale di primo atto. Perfetta anche la prestazione del Royal Opera Chorus guidato da William Spaulding. Veramente delicata e sofferente la preghiera di liberazione “Patria Oppressa!”.

Al termine della rappresentazione applausi scroscianti per tutti gli interpreti ed ovazioni per la protagonista femminile.

Thomas Gobbetti

(Londra, 7 aprile 2018)

La locandina

Direttore Antonio Pappano
Regia Phyllida Lloyd
Scenografia Anthony Ward
Luci Paule Constable
Coreografie Michael Keegan-Dolan
Macbeth Željko Lučić
Lady Macbeth Anna Netrebko
Banco Ildebrando D’Arcangelo
Macduff David Junghoon Kim
Dama di Lady Macbeth Francesca Chiejina
Malcolm Konu Kim
Dottore Simon Shibambu
Servo Jonathan Fisher
Royal Opera House Orchestra
Royal Opera Chorus
Maestro del Coro William Spaulding

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