L’Orfeo 2.0, la Metamorfosi del Teatro Olimpico (e Monteverdi?)

Il frons scenae scamozziano si fa schermo: si proiettano le scene virtuali progettate da Mauro Zocchetta (realizzate in video mapping da Zebra Mapping) a partire dalle Vedute di Vicenza, celebre raccolta di incisioni realizzate da Neri Pozza, illustre incisore (e non solo) vicentino. La scena scamozziana sparisce, si scompone per ricomporsi a mostrare la Vicenza distrutta dai bombardamenti del 1944, ma anche l’anelito a risorgere dalle macerie. L’Orfeo non è dunque più mito ma realtà; dalla Tracia mitologica ad una cruda e terragna violenza, dalla quale vi e comunque via d’uscita attraverso la Musica e l’Amore.
L’idea di fondo è buona, ma le proiezioni forniscono dati troppo frammentati per essere compresi dai più e finiscono per ridursi ad una serie di lacerti che lasciano un po’ interdetti. Più efficaci risultano i momenti nei quali l’Olimpico torna protagonista in un gioco di variazioni cromatiche davvero efficaci.

Andrea Castello, Direttore Artistico del Festival Vicenza in Lirica e qui in veste di regista, trasporta l’azione in epoca moderna, in un contesto post bellico nel quale la voglia di rinascita prevale sulla disperazione. Tutto condivisibile, se non fosse per il ballerino (Paolo Pincastelli, bravo) in culotte color carne, che nelle intenzioni registiche rappresenta il lato omosessuale di Orfeo, latente all’inizio del dramma e conclamato alla fine in una consapevolezza di non poter amare altra donna se non Euridice, perduta per sempre. La scelta di voler calcare la mano su questo aspetto contravviene in certa misura le stesse intenzioni di Monteverdi e dello Striggio, il cui libretto si ispira non direttamente ai miti classici di Orfeo, dai quali sappiamo che egli introdusse la pederastia in Tracia, ma ai pochi versi che alla sua vicenda dedica Ovidio (Met. X, 1-77) e nei quali l’omosessualità di Orfeo è solo accennata. Monteverdi pretese un finale lieto, con Orfeo assunto in cielo fra gli dei, nonostante Striggio avesse approntato anche la conclusione tragica (Orfeo sbranato dalle Baccanti); perché dunque forzare e non attenersi a questo?

Nel complesso funzionano i costumi, di foggia post bellica, immaginati da Roberta Sattin che si ispira ai grandi couturiers francesi degli anni Cinquanta. Unico neo gli elementi maschili del coro vestiti da picciotti.

Le perplessità sull’allestimento vengono quasi completamente fugate da un’esecuzione musicale di livello decisamente buono.
Francesco Erle, alla testa della Schola San Rocco e dei fiati di Harmonia Parnassia, trova tempi sempre congrui al dettato monteverdiano e dipana la narrazione musicale su dinamiche mai banali e ritmi che tengono vivo il pathos che pervade la partitura nella sua interezza.
Marco Saccardin si cala con buona partecipazione nel ruolo eponimo ed esce sostanzialmente indenne da una prova vocale fra le più impervie, nonostante si impantani un po’ nei Campi di Tracia del quinto atto.
Convince del tutto Giulia Bolcato, non solo Euridice dal fraseggio giustamente improntato ad una straniante leggerezza, ma anche Musica ed Eco efficaci.
Ben risolte risultano la Proserpina volitiva di Arianna Lanci e la Messaggera imperiosa di Valeria Girardello, mentre Anna Bessi è una corretta Speranza.
I quattro Pastori, Enrico Brustia (poi Apollo), Fulvio Fonzi (poi Plutone), Enrico Torre e Antonio Orsini, si distinguono più per l’interpretazione non che per il canto in sé.
Vocalmente deficitario ci è parso il Caronte di Matías Drozda, mentre è positiva la prova di Martina Loi nei panni della Ninfa. Superbo il Coro.

Successo pieno e cordiale per tutti e applausi anche a Madame Sisì, storica drag queen gardesana che ha voluto portare l’opera in discoteca, accompagnata da un variopinto tìaso.

Alessandro Cammarano

(Vicenza, 6 settembre 2017)

La locandina

La Musica/Euridice/Eco Giulia Bolcato
Orfeo Marco Saccardin
Messaggera Valeria Girardello
Speranza Anna Bessi
Proserpina Arianna Lanci
Caronte Mateusz Drozda
Plutone/IV Pastore Fulvio Fonzi
Apollo/I Pastore Enrico Busia
Ninfa Martina Loi
II Pastore Enrico Torre
III Pastore Antonio Orsini
Coro Di Ninfe E Pastori, Coro Di Spiriti Schola S. Rocco
Ballerino Solista (La Statua) Paolo Pincastelli
Direttore Francesco Erle
Preparazione Artistica Gemma Bertagnolli
Regia Andrea Castello
Scenografia Virtuale Mauro Zocchetta
Video Mapping Zebra Mapping
Costumi Roberta Sattin
Parrucche Atelier Rame
Maestro Alle Luci Chiara Casarotto
Schola San Rocco

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