Malaga: un’Aida di solida tradizione
Sono trascorsi oltre 150 anni dalla sua memorabile prima al Cairo, quando per la prima volta il sipario si alzò per dare vita a una delle opere più celebri di tutti i tempi. Aida di Giuseppe Verdi si è imposta, nell’arco di più di un secolo, come la prediletta di migliaia di spettatori che, proprio come me, si lasciano trasportare nei suoi quattro atti da un incanto che affonda le radici in una civiltà che ha segnato profondamente il destino del mondo.
Forse è proprio il fascino magnetico e il mistero che da sempre avvolgono la cultura egizia ad aver ispirato la maestria compositiva di Verdi nella creazione di questo capolavoro, che oggi trova posto nel repertorio della 36ª Stagione Lirica del prestigioso teatro malagueño.
Per questa stagione, il cartellone del Teatro Cervantes ha voluto rendere omaggio ai grandi classici con la messa in scena di Madama Butterfly e Aida, due produzioni ambiziose e di grande impatto. Tuttavia, il nostro sguardo si soffermerà oggi su quest’ultima, che ha offerto una messa in scena inedita per Le Salon Musical.
Con oltre settanta artisti sul palco, tra cantanti, coro e figuranti, questa produzione ha rappresentato senza alcun dubbio una sfida per le dimensioni del teatro. L’allestimento scenografico, pur talvolta riprendendo elementi già utilizzati, ha saputo conferire un’inedita ricchezza visiva ad ogni singolo atto. Eppure, prima di addentrarci nell’analisi dettagliata, è opportuno compiere un confronto—sebbene le comparazioni possano talvolta risultare ardue—tra questa Aida e quella messa in scena nell’estate del 2023 all’Arena di Verona, confronto che si rivela particolarmente interessante per comprendere il valore dell’ottimizzazione delle risorse e il primato della qualità sulla sontuosità.
La rappresentazione veronese, inserita nel centenario del Festival Lirico della città, ha potuto contare su un budget da capogiro e su una schiera di cinquecento artisti in scena, spesso tutti contemporaneamente. Una Aida quasi “galattica”, caratterizzata da un tripudio di specchi, cristalli di Swarovski, fumo artificiale, un’esplosione di luci laser e persino una mastodontica mano articolata, costata milioni di euro, quale unico elemento scenografico. A tutto ciò si aggiungeva un palcoscenico dal pavimento trasparente e inclinato, disseminato di botole sceniche. Tuttavia, nonostante l’imponente dispiegamento di mezzi, questo allestimento non riuscì a conquistare il plauso unanime del raffinato pubblico dell’Arena di Verona. E, come spesso accade, un budget smisurato non è sinonimo di qualità né di coerenza concettuale nell’opera lirica.
La produzione malagueña, pur essendo significativamente più ampia rispetto ad altre a cui abbiamo assistito—sia per numero di coristi, sia per la quantità di figuranti, costumi e scenografie—ha potuto contare su un budget decisamente più contenuto rispetto alla versione veronese del 2023. Eppure, il risultato si è rivelato assai più coerente e convincente.
L’allestimento del Cervantes ha optato per un’estetica classica, fedele ai costumi e alle ambientazioni dell’epoca. In questo senso, il teatro ha compiuto un ulteriore passo avanti nella qualità delle proprie produzioni. Tuttavia, se possiamo permetterci una piccola nota critica a scopo costruttivo, segnaliamo l’eccessiva frequenza di aperture e chiusure del sipario per i cambi scena. Sia per la mancanza di strumenti tecnici adeguati, sia per una concezione scenografica che non lasciava alternative, il continuo abbassarsi e rialzarsi del sipario tra le varie scene e atti—che abbiamo contato almeno cinque volte—ha comportato un’interruzione del ritmo, raffreddando l’emozione del pubblico e spezzando l’energia travolgente trasmessa dagli interpreti. Aida è, infatti, un’opera che si distingue per la sua straordinaria intensità e per arie di grande impatto emotivo, e un tale frazionamento dello spettacolo ha rischiato di disperdere il pathos accumulato.
Passando agli interpreti, i ruoli principali sono stati incarnati con una perfezione assoluta, capace di rapire il pubblico nei momenti più salienti dell’opera. In un titolo in cui tutti i protagonisti, incluso il coro, hanno l’opportunità di emergere, è stato un autentico piacere assistere a una resa impeccabile sotto ogni aspetto.
Rocío Ignacio nel ruolo di Aida, Jorge de León come Radamés, Olesya Petrova nei panni di Amneris e l’amato Carlos Álvarez, idolo del pubblico malagueño, nel ruolo di Amonasro, hanno dato vita a una Aida vibrante, scandita da un ritmo perfetto e intrisa dell’intensità che Verdi infuse in questa storia colma di dramma e passione. I membri del Coro Titular del Teatro Cervantes de Málaga – Intermezzo, guidati dalla sapiente direzione di Pablo Moras, hanno confermato la loro eccellenza, fornendo un contributo vocale di grande potenza espressiva.
Va riconosciuto che, data la molteplicità di interpreti e figuranti coinvolti, in alcuni momenti la scena risultava fin troppo affollata. Tuttavia, la regista Vivien Hewitt ha saputo gestire con intelligenza e abilità questa complessità spaziale, evitando che il palcoscenico risultasse caotico.
Non possiamo che esprimere parole di lode per l’interpretazione magistrale dell’Orchestra Filarmonica di Málaga, diretta con perizia dal maestro Óliver Díaz.
Se un piccolo rimpianto possiamo manifestare, è l’assenza della danza degli schiavi durante la Marcia Trionfale. Non è chiaro il motivo per cui si sia deciso di escluderla da questa produzione, poiché tale sequenza rappresenta uno dei momenti più suggestivi sia a livello musicale che visivo.
Alla luce di tutto ciò, l’Aida del Teatro Cervantes dimostra come, anche con uno spazio più raccolto e un budget più contenuto, sia possibile offrire una messa in scena perfettamente adeguata al contesto, in cui l’elemento centrale resta la qualità dell’interpretazione. In definitiva, più che la magnificenza di sontuosi costumi o investimenti milionari, ciò che realmente conferisce pathos e autenticità alla storia è l’intensità emotiva che traspare dalle voci dei protagonisti e dalla coesione orchestrale. Il Teatro Cervantes prosegue dunque il suo cammino verso una stagione lirica di altissimo livello, preservando l’essenza delle cose fatte con cura, passione e anima.
Vladimir Paredes
(7 marzo 2025)
Originales en español
Han pasado más de 150 años desde su estreno en El Cairo y donde por vez primera, se subió el telón para representar una de las óperas más famosas de todos los tiempos.
Aida de Giuseppe Verdi, se ha convertido durante más de un siglo, en la favorita de miles de espectadores, que como yo, nos dejamos llevar durante sus 4 actos de duración, por la magia de una cultura que igualmente, marcó gran parte del destino del mundo.
Tal vez sea por esa magia y misterio que siempre ha envuelto la cultura egipcia, que la pluma de Verdi compuso esta joya y que hoy forma parte del repertorio de la 36º Temporada Lírica del coliseo malagueño.
En esta temporada, la cartelera del Teatro Cervantes, ha querido incluir grandes clásicos como Madame Butterfly y Aida. Sendas producciones ambiciosas. Pero hoy nos centraremos en la última, que además, ha contado con una puesta en escena nunca vista por Le Salon Musical.
Sus más de 70 personas en escena entre cantantes, coro y actores figurantes, ha supuesto sin duda alguna, un reto para las dimensiones del teatro, además de un diseño de escenografía único y en ocasiones reutilizado pero aportando una riqueza visual para el espectado en cada uno de los 4 actos, pero antes de entrar en materia y aunque algunas veces, las comparaciones no son buenas, tal vez la Aida de la Arena de Verona, a la que asistimos el pasado verano de 2023 y la Aida del Cervantes, tengan una interesante comparación entre la optimización de los recursos y la calidad por encima del derroche.
La propuesta representada en Verona el pasado verano del 2023 en el marco del 100 aniversario del festival de la ópera de esa ciudad, contó con un presupuesto millonario que incluía 500 personas en escena (muchas veces todas a la vez), con una Aida “galáctica” donde reinaban los espejos, los cristales de Swarovski, el humo artificial, infinidad de luces láser y una mano articulada de millones de euros como único elemento escenográfico, además de un escenario con el suelo totalmente transparente e inclinado con cientos de trampas. Sin embargo, todo ello no fue suficiente para ganarse el aplauso unánime del público de la exigente Arena de Verona. Y es que un gran presupuesto, no siempre es sinónimo de calidad o de un concepto lógico en la Ópera.
En la versión malagueña, se ha visto que su producción, mucho más elevada que otras en las que hemos asistido tanto en número de participantes del coro, como en actores figurantes, en el vestuario, escenografía y utilería, contó sin duda con un presupuesto más reducido que la versión del la Arena de 2023 y sin embargo, nos ha resultado mucho más lógica y convincente.
Con una Aida clásica, fiel al vestuario y los decorados de la época, el Cervantes ha subido un nivel en la calidad de sus puestas en escena, sin embargo, y aquí queremos hacer un paréntesis más como crítica constructiva, fue la excesiva bajada y subida del telón para los cambios de escenografía en cada uno de los actos y escenas. Ya sea por falta de elementos técnicos del propio teatro, o porque el diseño de escenografía no dejaba pie a otra cosa, resultó un poco cansino y con una pérdida de ritmo al tener que esperar en cada cambio de escenografía entre escenas y actos, entre los que hemos contado mínimo 5 veces. Esto, hacía que el público se enfriara y se perdiera la emoción y la energía desbordante que aportaban los intérpretes en esta obra que, si por algo se caracteriza, es por ser especialmente intensa y con unas arias brillantes.
Todos los roles principales, han sido interpretados con un nivel de perfección que cautivó al público en cada uno de los momentos cumbres, y es que, en una ópera donde todos los personajes principales e incluido el coro, tienen la oportunidad de destacar, es un placer ver un trabajo impecable en todos los componentes de una obra tan ambiciosa como Aida.
Con Rocío Ignacio en el rol de Aida, Jorge de León como Radamés, Olesya Petrova interpretando a Amneris y el muy querido por el público malagueño, Carlos Álvarez como Amonasro, nos han regalado una Aida fuerte, con un ritmo perfecto y con la energía que Verdi plasmó en esta historia llena de drama e intensidad de principio a fin. Los miembros del Coro Titular del Teatro Cervantes de Málaga–Intermezzo, dirigidos por Pablo Moras, estuvieron a la altura de un coro que, igualmente posee mucha fuerza en esta Ópera.
Con tal multitud en el reparto, en ocasiones saturaba el escenario con todos los intérpretes y figurantes al mismo tiempo, pero esto ya es un tema de capacidad del escenario y donde nos consta que el director de escena, Vivien Hewitt, ha resuelto con audacia.
Una vez más, solo tenemos buenas palabras para la interpretación impecable de la Orquesta Filarmónica de Málaga bajo la dirección del maestro Óliver Díaz.
Si hay algo que hemos echado en falta fue la danza de los esclavos dentro de la Marcha Triunfal, no sabemos por qué han decidido suprimirla de la propuesta malagueña ya que representa uno de los momentos tanto musicales, como visuales, más interesantes de este acto.
La Aida del Cervantes, nos demuestra que con un espacio y presupuesto más humilde, se puede ofrecer una propuesta adaptada a la perfección al recinto y donde la interpretación, tanto de la orquesta, como de los cantantes que dan vida al triángulo amoroso de Aida, Radamés y Amneris, es lo que realmente aporta realismo y sentimiento a la historia. Más allá de caros y deslumbrantes vestuarios y millonarios presupuestos, el Cervantes continúa en su escalada por una temporada lírica de gran nivel, conservando la esencia de las cosas bien hechas y con alma.
Vladimir Paredes
(7 marzo 2025)
La locandina
Direttore | Oliver Díaz |
Regia | Vivien Hewitt |
Scene | Franco Zeffirelli |
Costumi | Anna Anni |
Luci | Gianni Mirenda |
Personaggi e interpreti: | |
Aida | Rocío Ignacio |
Radamès | Jorge de León |
Amneris | Olesya Petrova |
Amonasro | Carlos Álvarez |
Ramfis | Rubén Amoretti |
Il Re | Luis López |
Sacerdotessa | Laura Orueta |
Un Messaggero | Francisco Arbós |
Orquesta Filarmónica de Málaga | |
Coro Titular del Teatro Cervantes de Málaga – Intermezzo | |
Maestro del Coro | Pablo Moras |
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