Una Boheme minimalista inaugura la nuova stagione operistica del Teatro Nazionale Sloveno di Maribor

L’opera lirica, che, con i suoi grandi autori e i suoi titoli più celebri, ha traghettato per decenni la cultura e la lingua italiana in tutto il mondo è oggi in crisi nel Paese in cui è nata, raccontano i dati di Operabase. Il quadro della cultura melodrammatica in Italia è quasi desolante. Pochi festival, poche rappresentazioni, scarsi finanziamenti, specie se tutto ciò è rapportato con quanto avviene in Germania, Austria e Francia.

Nonostante i nomi di Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini e Gioachino Rossini girino nei teatri di tutto il mondo, nonostante La Traviata, La Bohème e Il Barbiere di Siviglia siano tra le opere più rappresentate in assoluto, l’Italia non riesce in alcun modo a fronteggiare gli standard quantitativi dei suoi competitor europei. E non è un caso se, per richiamare l’attenzione sulla ripresa fiorentina di un titolo noto, si monti il caso di un finale alternativo a quello creato dall’autore. Il risultato è il teatro esaurito in ogni ordine di posti, ma non ci sembra un gran risultato.

Tutt’altra musica nella vicina Slovenia, Paese di ridotte dimensioni e scarse risorse per la cultura, cui comunque è attribuito il peso che merita nell’economia dei budget da spendere per valorizzare le proprie risorse.

Al Teatro Nazionale Sloveno di Maribor, l’istituzione musicale di maggiore prestigio del Paese, l’attività è costante ed è divisa fra i settori della prosa, della lirica, della danza, con un Festival del Teatro di buona reputazione internazionale a fronte del sempre più ridotto numero di festival d’opera e operetta che si tengono sul suolo peninsulare.

La stagione lirica in corso si è inaugurata nell’ottobre scorso con La Bohème di Giacomo Puccini, uno dei titoli più rappresentati in assoluto al mondo, in un nuovo allestimento. Dopo le rappresentazioni autunnali, lo spettacolo, molto lineare e leggibile, è stato ripreso nel periodo delle festività e vi abbiamo assistito la sera dell’Epifania. Il teatro era pieno e frequentato da un pubblico molto interessato e partecipe e numerosi spettatori venivano dalla vicina Austria, da sempre partner privilegiato dell’istituzione slovena. Che, nella presente stagione, ha iniziato a collaborare anche con il Teatro Verdi di Trieste, proseguendo negli scambi con il Teatro Nazionale Croato di Zagabria di cui nel prossimo mese di febbraio arriverà a Maribor e a Lubiana la produzione wagneriana di Der fliegende Holländer che Olivier Py ha recentemente messo in scena a Zagabria.

Anche la nuova Bohème di Maribor poteva vantare il nome di un regista francese Arnaud Bernard, che dello spettacolo firmava anche le scene con la collaborazione di Carla Ricotti per i costumi e di Marino Frankola per il disegno luci, e che è ospite abituale del teatro.

Bernard ha realizzato uno spettacolo asciutto e lineare usando tutte le risorse di un palcoscenico molto duttile. I personaggi entrano in scena da una botola posta al proscenio e sono in continuo movimento spostando i pochi elementi che, all’alzarsi del sipario, sono al suo centro: un pianoforte, poche sedie, una scrivania con macchina per scrivere annessa. Tutti si muovono con disinvoltura e il racconto delle scene di una vita di Bohème così come Murger li concepì nel suo romanzo e Puccini e i suoi librettisti Giacosa e Illica trasposero in teatro musicale, risulta convincente e, soprattutto, emozionante.

La compagnia non annovera nomi di richiamo internazionale, ma cantanti legati stabilmente al teatro cui dedicano gran parte della loro attività.

E’ il caso dello svettante Rodolfo di Renzo Zulian, molto a posto nell’ascesa agli acuti più scabrosi e artista sempre molto affidabile, e della Mimì di Andreja Zakonisek Krt, sentimentale e sensibile nel fraseggio come alla gaia fioraia minata dalla tisi conviene e molto corretta nella restituzione della parola scenica. Gli altri bohémiens sono il gagliardo Marcello di Jaki Jurgec, la Musetta peperina al punto giusto di Petya Ivanova, lo Schaunard di Darko Vidic e, meno convincente, il Colline di Alfonz Kodrič.

Valentin Pivovarov, dal glorioso passato di basso tonante, è un lusso nella macchietta del padrone di casa al primo quadro. Completano il cast, molto dignitosamente, Sebastijan Čelofiga in Alcindoro, Tomaž Planinc, Parpignol, l’ottimo Coro Stabile del Teatro Nazionale Sloveno preparato da Zsouzsa Budavari Novak coadiuvato dai ragazzi della Scuola Anton Martin Slomska diretti da Ales Marcic.

Francesco Rosa, anche lui ospite frequente a Maribor – ricordiamo una pregevole Fanciulla del West di qualche stagione fa – si è rivelato anche in questa Bohème interprete pucciniano attendibile e dall’Orchestra Stabile del Teatro Nazionale Sloveno di Maribor ha ottenuto bel suono, forte compattezza, sensibili nuances e un buon equilibrio con il palcoscenico. Sono risultati che non a tutti è facile raggiungere. La recita cui abbiamo assistito ha ottenuto un notevole successo, con applausi a scena aperta e ovazioni ai ringraziamenti finali per il maestro e tutti gli interpreti.

Rino Alessi
(6 gennaio 2018)

La locandina

Regia e scene Arnaud Bernard
Costumi Carla Ricotti
Luci Marino Frankola
Rodolfo Renzo Zulian
Mimì Andreja Zakonisek Krt
Marcello Jaki Jurgec
Musetta Petya Ivanova
Schaunard Darko Vidic
Colline Alfonz Kodrič
Padrone di casa Valentin Pivovarov
Alcindoro Sebastijan Čelofiga
Parpignol Tomaž Planinc
Direttore Francesco Rosa
Orchestra Stabile del Teatro Nazionale Sloveno di Maribor 
Coro Stabile del Teatro Nazionale Sloveno 
Maestro del Coro Zsouzsa Budavari Novak
Allievi della Scuola Anton Martin Slomska diretta da Ales Marcic

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