Milano: Daniil Trifonov sublime indagatore delle note

Dopo l’originale omaggio a Chopin della scorsa stagione, Daniil Trifonov torna al Quartetto con un programma dai singolari e interessanti accostamenti.

Il ventisettenne pianista russo ha introdotto il concerto con l’Andante favori di Ludwig van Beethoven rivelando al pubblico che gremiva la sala Verdi una pagina di puro lirismo romantico. Con elegante discrezione e sommessa solennità Trifonov ha voluto creare un clima di silenzioso raccoglimento, stemperando le variazioni più brillanti in favore di una limpida cantabilità.

Immediato l’attacco senza soluzione di continuità della Sonata n. 18 in mi bemolle maggiore op. 31 n. 3 il cui accostamento con l’Andante favori – apparentemente illogico – nasconde (neanche più di tanto) una cellula ritmica e un sorprendente eco cromatico in comune, che ritornano incessantemente nel primo movimento.

La domanda che Beethoven pone all’inizio di questa sonata non trova delle risposte compiute, ma solo una serenità breve e frammentaria in contrasto con le frenetiche inquietudini che sistematicamente collassano ad ogni reiterazione del quesito dominante.

La lettura febbrile di Trifonov esalta ogni stato d’animo pur mantenendo sempre un equilibrio di fraseggio e una sorprendente cura timbrica. Lo stesso clima di agitazione interiore lo ritroviamo nello Scherzo, pagina formalmente più ordinata ma pervasa di scatti imprevedibili.

Idilliaco nel Minuetto – quasi un Lied – mozzafiato nel Presto con fuoco la cui bellezza di suono non è venuta a mancare nonostante l’incalzare della scrittura.

Rara la scelta di inserire in programma i Bunte Blätter op. 99 di Robert Schumann, pagine sconosciute al pubblico milanese ma che si sono rivelate dei veri e propri gioielli pianistici. La varietà di queste miniature sconfina dal lirismo visionario al virtuosismo sempre teso ed espressivo. Trifonov si abbandona alla scrittura schumaniana ottenendo un suono pastoso e introspettivo a seconda dei repentini e fugaci stati d’animo.

Al limite del rischio è stato il Presto Passionato in sol minore op. 22a, un caleidoscopio di vertiginosi stati mentali realizzati da Trifonov con un dominio assoluto della tastiera e totalizzante magnetismo interpretativo.

Pubblico in visibilio al termine della prima parte del concerto, sì, perché questa è stata “solo” la prima parte.

Intervallo e poi di nuovo al pianoforte con la Sonata n. 8 in si bemolle maggiore op. 84 di Sergej Prokof’ev. Composizione audace non solo formalmente ma soprattutto per sperimentazione sonora cui il pianoforte è sottoposto. Molti gli echi di autori precedenti a partire da Beethoven, Chopin e Schumann ma non riconducibili a un plagio, bensì a una sorta di flusso di coscienza inarrestabile.

Trifonov, consumandosi su ogni nota, esplora con sfrenata incoscienza ogni meandro di questa sconvolgente sonata, mettendo in luce le infinite intenzioni dell’autore.

Il pubblico del Quartetto, nutrito da un folto numero di giovani, ha tributato il meritato successo a Daniil Trifonov, pianista non solo eccelso per doti tecniche ma soprattutto straordinario per la lettura introspettiva che conferisce alle sue interpretazioni.

Nonostante il programma impegnativo, Trifonov ha regalato come bis la trascrizione – ad opera di Alfred Cortot – del Largo tratto dal Concerto per violoncello op. 65 di Chopin, ristabilendo quella limpida serenità creata all’inizio con l’Andante favori di Beethoven.

Impossibile, dopo tanta bellezza, salire sui mezzi pubblici, è stato necessario tornare a casa a piedi camminando lungo le vie di una silenziosa Milano autunnale.

Gian Francesco Amoroso

(30 ottobre 2018)

La locandina

Daniil Trifonov Pianoforte
Programma
Ludwig van Beethoven Andante in fa maggiore (Andante favori) WoO 57

Sonata n. 18 in mi bemolle maggiore op. 31 n. 3

Robert Schumann Blätter op. 99

Presto Passionato in sol minore op. 22a

Sergej Prokof’ev  Sonata n. 8 in si bemolle maggiore op. 84

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