Milano: delirio Netrebko
Avrebbe dovuto cantare Adriana Lecouvreur a marzo poi con un messaggio diplomatico Anna Netrebko ha abbandonato la produzione scaligera a causa del conflitto fra Russia e Ucraina.
A distanza di pochi mesi il soprano russo torna alla ribalta del Piermarini con un recital che rimarrà scolpito negli annali del teatro meneghino.
Il programma, in apparenza un pastiche alquanto sconclusionato, ha il merito di riunire autori di diverse provenienze accomunati da un linguaggio poetico di rilevanza planetaria. In poche parole: la musica come veicolo ideologico unitario.
Avvolta in uno splendido abito dorato Anna Netrebko esordisce -acclamata da un pubblico festante- con l’aria di sortita dall’Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea «Io son l’umile ancella», scelta non causale. Il suo canto, spianato, si eleva aulico, ricco di tinte e accenti, coronando la celebre romanza con un filato che ha incantato tutti gli spettatori che gremivano la sala.
Da qui un crescendo emotivo che ha toccato vertici di profonda bellezza.
Anna Netrebko eccelle nelle incantevoli pagine cameristiche di Sergej Vasil’evič Rachmaninov di cui esegue Siren (Lillà) op. 21 n. 5 e Zdes’ horosho (Com’è bello qui) op. 21 n 7 seguite da Zvonche zhavoronka pen’e (L’usignolo canta più forte) op. 43 n. 1 di Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov ritraendo con raffinate intenzioni le evanescenze elegiache dei testi poetici di Beketova, Galina e Tolstoj.
Stilisticamente meno attraente nelle pagine di Strauss, a causa di una scrittura insistente nella zona centrale, la Netrebko, tuttavia, mantiene altissimo il contatto comunicativo col pubblico, liberandosi in un malinconico Il pleure dans mon cœur l. 60 n. 2 di Claude Debussy e nella successiva aria Depuis le jour dalla Luise di Charpentier regalando intensi attimi estatici.
Il gusto francese richiama un altro grande maestro russo, Pëtr Il’ič Čajkovskij, del quale viene eseguita la romanza da camera Skazhi o chem v teni vetvej (Dimmi, che cosa all’ombra delle fronde) op. 57 n. 1 la vena melodica ricorda a tratti alcuni passi dell’Onegin.
Conclude la prima parte un omaggio a Ruggero Leoncavallo con l’aria di Nedda dai Pagliacci e la celebre Mattinata cantate con torrenziale e contagiosa energia.
Intervallo.
Seconda parte con elegantissimo abito nero.
Di nuovo Čajkovskij, questa volta il sognante duetto dalla Dama di Picche col mezzosoprano Elena Maximova seguito dall’introspettiva romanza Redeet oblakov letuchaja grjada (Le nubi si diradano) op. 42 n. 3 di Rimskij-Korsakov per poi passare a Son (Il sogno) op. 38 n. 5 di Rachmaninov.
Ancora Stauss, due celebri lieder: Die Nacht op. 38 n. 5 e Stänchen op. 17 n. 2 e la meno conosciuta, ma assai interessante, romanza Když mne stará matka (Canzoni che mia madre m’insegnava) op. 55 n. 4 di Antonín Dvořák.
Di suprema bellezza e difficoltà -risolta magistralmente- la celeberrima aria Ne poy, krasavitsa, pri mne (Non cantare per me, bellezza mia) op. 4 n. 4 di Rachmaninov in cui la divina Netrebko ha raggiunto altissimi vertici interpretativi sfoggiando fiati e filati che sgorgavano limpidi per tutto il teatro.
Ultimo tributo francese con Printemps qui commence dal Samson et Dalila di Saint-Saëns e la notturna Barcarolle da Les Contes d’Hoffmann di Jacques Offenbach sempre in duo con Elena Maximova.
Chicca finale l’aria Gold is a fine thing (aria di Elizabeth “Baby” Doe) dal The Ballad of Baby Doe di Douglas Moore, autore e opera ancora troppo e inspiegabilmente sconosciuti nel nostro paese.
Infine la Serenata di Tosti non si nega a nessuno.
Ovazioni per Anna Netrebko ma anche per il giovane e talentuoso violinista Giovanni Andrea Zanon che è intervenuto con estrema grazia contrappuntando alcune arie. Applausi generosi anche per Elena Maximova e per il pianista Malcolm Martineau il cui tocco raffinatissimo è eccelso soprattutto nelle pagine più intime.
Tre bis hanno coronato questo intenso recital vocale: In quelle trine morbide dalla Manon Lescaut di Giacomo Puccini; il brillantissimo Bacio di Arditi e Non ti scordar di me di Ernesto De Curtis.
Ovazioni per una voce immensa. Un concerto d’altri tempi? No, la Scala 2022.
Gian Francesco Amoroso
(27 maggio 2022)
La locandina
Soprano | Anna Netrebko |
Mezzosoprano | Elena Maximova |
Violino | Giovanni Andrea Zanon |
Pianoforte | Malcolm Martineau |
Programma: | |
Francesco Cilea | Del sultano Amuratte m’arrendo all’impero…Io son l’umile ancella |
Sergej Vasil’evič Rachmaninov | Siren (Lillà) op. 21 n. 5 |
Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov | Zvonche zhavoronka pen’e (L’usignolo canta più forte) op. 43 n. 1 |
Richard Strauss | Morgen op. 27 n. 4 |
Claude Debussy | Il pleure dans mon cœur l. 60 n. 2 |
Gustave Charpentier | Depuis le jour |
Pëtr Il’ič Čajkovskij | Skazhi o chem v teni vetvej (Dimmi, che cosa all’ombra delle fronde) op. 57 n. 1 |
Ruggero Leoncavallo | Stridono lassù |
Mattinata op. 5 | |
Pëtr Il’ič Čajkovskij | Uzh vecher… Oblakov pomerknuli kraya (È sera… S’offuscan nel cielo le nubi) |
Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov | Redeet oblakov letuchaja grjada (Le nubi si diradano) op. 42 n. 3 |
Sergej Vasil’evič Rachmaninov | Son (Il sogno) op. 38 n. 5 |
Richard Strauss | Die Nacht op. 10 n. 3 |
Ständchen op. 17 n. 2 | |
Antonín Dvořák | Když mne stará matka (Canzoni che mia madre m’insegnava) op. 55 n. 4 |
Sergej Vasil’evič Rachmaninov | Ne poy, krasavitsa, pri mne (Non cantare per me, bellezza mia) op. 4 n. 4 |
Camille Saint-Saëns | Printemps qui commence |
Jacques Offenbach | Barcarolle |
Douglas Moore | Gold is a fine thing (aria di Elizabeth “Baby” Doe) |
Francesco Paolo Tosti | La serenata |
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