Milano: full immersion brahmsiana per LaFil
Dopo Robert Schumann è la volta di Johannes Brahms. Con “Tutti pazzi per Brahms”, prosegue l’indagine sul Romanticismo firmata LaFil, Filarmonica di Milano, e iniziata tra fine maggio ed inizio giugno con i concerti al Palazzo delle Scintille.
Un fine settimana di full immersion brahmsiana è ciò che la neonata compagine orchestrale ha proposto al pubblico milanese. Sabato 26 e domenica 27 ottobre, due giorni per passare in rassegna l’intero ciclo di sinfonie di Brahms e non solo. Sul podio de LaFil sempre lui, Daniele Gatti, mentre l’organico appare parzialmente variato.
L’affluenza in entrambe le date è notevole, la risposta del pubblico entusiastica. L’idea, nata a sei mani dalla volontà di Daniele Gatti, Roberto Tarenzi, docente del Conservatorio di Milano e Carlo Maria Parazzoli, primo violino di spalla dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, si rivela vincente.
Guidate dalla bacchetta di Gatti alcune prime parti delle orchestre italiane più blasonate – tra cui lo stesso Parazzoli, spalla, Dov Scheindlin, viola del Met, Metropolitan Opera House, Andrea Oliva, primo flauto dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e Luca Vignali, primo oboe dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, per citarne solo alcuni – affiancano giovani musicisti, in concerto come nell’intero percorso voluto con fine prettamente formativo.
Un’occasione di crescita per i giovani e un’opportunità per colmare lo spazio che intercorre tra il termine degli studi in Conservatorio e l’immissione nel cosiddetto mercato del lavoro.
Il palco è quello della Sala Verdi dell’omonimo Conservatorio di Milano, nonostante fosse previsto quello del Teatro Lirico di Milano ancora in fase di restauro.
La maratona brahmsiana inizia nel pomeriggio di sabato 26 con un concerto monografico: in programma il Trio in mi bemolle maggiore per violino, corno e pianoforte op. 40, protagonisti Frank Peter Zimmermann, violino, Natalino Ricciardo, corno, ed Enrico Pace, pianoforte, la Tragische Ouvertüre in re minore e la Sinfonia n. 1 in do minore op. 68.
Il pubblico in sala non è inizialmente numeroso ma le esecuzioni, dei tre prima e dell’intera compagine orchestrale a seguire, si sono rivelate particolarmente ispirate ed interessanti. La lettura di Gatti pare di impronta cameristica, tanto sono stretti e curati i dialoghi tra le singole voci e l’intesa tra esse. LaFil conferma la sua freschezza e la sua solidità. Gli scambi complici di sguardi e l’entusiasmo dei suoi componenti fanno il resto: il risultato è esplosivo.
Il ciclo brahmsiano prosegue nella serata: protagonista del Concerto per violino e orchestra op. 61 di Ludwig van Beethoven, Frank Peter Zimmermann. La sua interpretazione è raffinata, ricca di pathos, il suono centratissimo e rotondo, energica la cavata ma mai irruenti gli attacchi.
Il suo Stradivari “Lady Inchiquin” del 1711 canta con voce cristallina e grande espressività. E arriva il turno della Sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90. Permeata di consapevole soddisfazione, testimonianza di raggiunta chiarezza stilistica e complessità sentimentale, fu eseguita per la prima volta nel dicembre 1883 dai Wiener Philharmoniker diretti da Hans Richter nella viennese Gesellschaft der Musikfreunde.
Fu accolta con immediato e grande successo in Europa, così come in America. Ancora una volta nella attenta e partecipata lettura di Gatti emergono estrema dovizia di particolari e grande fedeltà all’autore. Un lavoro di cesello tangibile nella cura del dettaglio pensata, condivisa ed espressa dai suoi. In una Sala Verdi gremita, pubblico entusiasta e standing ovation per Gatti e la sua creatura.
Domenica 27 ottobre l’appuntamento pomeridiano si è aperto con il Concerto in la minore per violoncello e orchestra op. 129 di Robert Schumann, solista Jan Vogler. La sua interpretazione è precisa, tanto misurata ed equilibrata nelle scelte da finir per essere non particolarmente “fantasiosa” e passionale ma certamente delicata, leggera e in qualche misura “rassicurante”.
Il suono del Suo Stradivari “Ex Castelbarco/Fau” del 1707 è rotondo e scuro, omogeneo anche nel registro acuto. L’insieme ottimo, il dialogo con l’orchestra continuo, senza che mai gli equilibri vengano stravolti o sovrastati.
Dopo un breve intervallo il programma si è concluso con una coinvolgente lettura della Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 73 di Johannes Brahms, scritta quasi di getto nell’estate del 1877, vera e propria sintesi dello stile compositivo brahmsiano. Eseguita per la prima volta dai Wiener Philharmoniker sotto la guida di Hans Richter a Vienna nel dicembre dello stesso 1877 ritrova nell’interpretazione di Gatti quel carattere talvolta struggente, pur nella sua intima e innocente grazia, che fece spendere dallo stesso Brahms queste parole per descriverla all’editore «La nuova sinfonia è così malinconica che non potrà sopportarla. Non ho mai scritto nulla di altrettanto triste […]: la partitura deve uscire listata a lutto».
A conclusione della maratona dedicata al genio del Romanticismo tedesco, il quarto e ultimo concerto inizia Variazioni per orchestra su un tema di Haydn op. 56° e prosegue con la Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98.
Ma il congedarsi dal pubblico milanese dopo tanta sublime musica non avrebbe potuto essere più straordinario: l’esecuzione del più grande successo brahmsiano è stata accolta con entusiasmo ed applausi scroscianti. Composta nelle estati del 1844 e 1845, la Sinfonia n. 4 rappresenta senza dubbio un degno completamento del suo patrimonio sinfonico. Fin dalla prima esecuzione, a Meiningen il 25 ottobre del 1885 sotto la direzione dell’autore, suscitò immediata ammirazione. Lo stesso avvenne nelle repliche successive guidate dalla bacchetta di Hans von Bülow.
Mentre, alla direzione della Quarta da parte di Hans Richter, a Vienna nel marzo 1897, complice la presenza dello stesso Brahms seminascosto in un palco del Musikverein, si deve la travolgente e trionfale ovazione che l’autore ricevette pochi giorni prima della sua morte. Il forte desiderio di innovazione lascia in queste pagine spazio alla profondità di un’accorata indagine interiore, intento perfettamente reso dalla lettura di Gatti e de LaFil, capaci di alternare sapientemente i continui chiaroscuri che animano la partitura.
Grande energia, un certosino ed amorevole lavoro di concertazione, l’espressività e il talento di un insieme unico – tra giovani e affermati musicisti – e la consapevolezza di vivere un’opportunità davvero speciale: questi gli ingredienti alla base del grande successo della due giorni brahmsiana firmata LaFil e Daniele Gatti.
Luisa Sclocchis
(26-27 ottobre)
La locandina
Direttore | Daniele Gatti |
Violino | Frank Peter Zimmermann |
Corno | Natalino Ricciardo |
Pianoforte | Enrico Pace |
Violoncello | Jan Vogler |
Orchestra LaFil | |
Programma: | |
26 ottobre ore 17 | |
Johannes Brahms | Trio in mi bemolle maggiore per violino, corno e pianoforte op. 40 |
Tragische Ouvertüre in re minore per orchestra op. 81 | |
Sinfonia n. 1 in do minore op. 68 | |
26 ottobre ore 20.30 | |
Ludwig van Beethoven | Concerto per violino e orchestra in re maggiore op. 61 |
Johannes Brahms | Sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90 |
27 ottobre ore 17 | |
Robert Schumann | Concerto per violoncello e orchestra in la minore op. 129 |
Johannes Brahms | Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 73 |
27 ottobre ore 20.30 | |
Johannes Brahms | Variazioni per orchestra su un tema di Haydn op. 56a |
Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98 |
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