Milano: il Nome della rosa è un trionfo

Tutto esaurito per la prima assoluta de Il nome della rosa, opera in due atti di Francesco Filidei che insieme a Stefano Busellato, in collaborazione con Hannah Dübgen e Carlo Pernigotti, ha firmato anche il libretto.

Il titolo non inganna, si tratta infatti di un libero adattamento del celebre romanzo di Umberto Eco edito da La nave di Teseo.

L’evento, attesissimo già al suo apparire sul cartellone scaligero, è stato amplificato da una promozione capillare che ha visto attorno a se una serie di iniziative.

Il contemporaneo spesso spaventa ancora, tuttavia se ben divulgato può divenire oggetto di interesse, riflessione, approfondimento craando un ponte fra passato al presente.

Su questo concetto si basa l’idea di Francesco Filidei, ovvero inserirsi nel solco della tradizione del melodramma italiano prendendo spunto da un romanzo noto per poi dar vita a un’opera lirica.

La letteratura che si concretizza in un nuovo lavoro artistico che ha le dimensioni di un grande affresco musicale impreziosito non solo da un cast di altissimo livello ma anche dall’essenziale e suggestiva regia di Damiano Micheletto e dalle scene di Paolo Fantin.

Musicalmente ci troviamo di fronte a una struttura costituita da un Prologo e due atti a loro volta suddivisi in sette giorni e in ventiquattro scene denominate “stanze”.

I dodici suoni della scala cromatica si alternano lungo le ventiquattro stanze aprendosi e richiudendosi come i petali du una rosa venendo a creare una struttura labirintica in parte ricreata visivamente dallo stesso Michieletto.

Su questo piano si inseriscono una serie di citazioni (alcune riconoscibilissime) elementi simbolici, forme e stili musicali che si susseguono secondo una logica particolarmente aderente alla narrazione.

L’orchestra è oceanica.

Vocalmente c’è una grande attenzione alle voci, comprese quella del controtenore e ruoli en travesti, in cui al recitativo si alternano parti melodiche talora anche piuttosto virtuosistiche.

Non minore è il ruolo del coro che richiederebbe forse maggior dimestichezza col linguaggio contemporaneo ma che indubbiamente il Coro del Teatro alla Scala, diretto da Alberto Malazzi e da Giorgio Martano, ha saputo far fronte nel migliore dei modi così come ha saputo eccellere anche il Coro delle voci bianche istruito dal maestro Bruno Casoni.

Ottimi il Guglielmo da Baskerville di Lucas Meachem e l’Adso da Melk di Kate Lindsay così come eccezionale è apparsa Daniela Barcellona nel ruolo en travesti di Bernardo Gui.

Ad essi si uniscono Gianluca Buratto (Jorge de Burgos), Fabrizio Beggi (l’Abate Abbone da Fossanova), Roberto Frontali (Salvatore), Giorgio Berrugi (Remigio), Katrina Galka (la ragazza del villaggio), Carlo Vistoli (Berengario).

Sul podio dell’orchestra scaligera il direttore Ingo Metzmacher affronta con gesto precisissimo la caleidoscopica partitura, misurando molto bene i rapporti fra buca e orchestra e mettendo in risalto il nutrito apparato di effetti.

Di notevole impatto le coreografie curate da Erika Rombaldoni che ben si ineriscono nell’estetica di Damiano Micheletto il quale, anziché aggiungere sovrastrutture, punta all’essenziale con inserti emozionanti, complici le luci di Fabio Barettin e i pertinenti costumi di Carla Teti.

Non mancano le perplessità. La prima sulla lunghezza dell’opera che, per quanto bella, risulta anche fin troppo concettuale e poco adeguata a un pubblico che si ciba di contemporaneo solo una volta all’anno.

La seconda riguarda proprio quest’ultimo aspetto: la musica contemporanea per essere capita andrebbe maggiormente eseguita. Ciò creerebbe confronto, dibattito, interesse nonché romperebbe la routine di alcuni titoli di tradizione che ormai sono più che inflazionati.

Ma a prescindere da ciò il pubblico ha apprezzato e a maggior ragione si auspicano maggiori produzioni di questo tipo.

Gian Francesco Amoroso

(27 aprile 2025)

La locandina

Direttore Ingo Metzmacher
Regia Damiano Michieletto
Scene Paolo Fantin
Costumi Carla Teti
Luci Fabio Barettin
Drammaturgia Mattia Palma
Coreografie Erika Rombaldoni
Personaggi e interpreti:
Adso da Melk Kate Lindsey
Guglielmo da Baskerville Lucas Meachem
La Ragazza del Villaggio / Statua della Vergine Katrina Galka
Jorge da Burgos Gianluca Buratto
Bernardo Gui Daniela Barcellona
Abbone da Fossanova Fabrizio Beggi
Salvatore Roberto Frontali
Remigio da Varagine Giorgio Berrugi
Malachia Owen Willetts
Severino da Sant’Emmerano Paolo Antognetti
Berengario da Arundel / Adelmo da Otranto Carlo Vistoli
Venanzio / Giovanni Dalbena Leonardo Cortellazzi
Girolamo Vescovo di Caffa / Cuciniere Adrien Mathonat
Ubertino da Casale Cecilia Bernini
Michele da Cesena Flavio D’Ambra
Cardinal Bertrando Ramtin Ghazavi
Jean d’Anneaux Alessandro Senes
Voce di Adso vecchio Coro
Novizi Coro di Voci Bianche dell’Accademia Teatro alla Scala
Orchestra e Coro del Teatro Alla Scala
Coro di Voci Bianche dell’Accademia Teatro alla Scala
Maestri del Coro Alberto Malazzi, Giorgio Martano
Maestro del Coro di Voci Bianche Bruno Casoni

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