Milano: La Bayadère del Bol’šoj alla Scala, quando la danza è perfezione

Minuti e minuti di applausi scroscianti e numerose chiamate alla ribalta per i due protagonisti hanno decretato il successo di una serata di balletto di rara perfezione, che ha presentato lo scorso 7 settembre sulle scene di un affollatissimo Teatro alla Scala La Bayadère, iconico titolo del grande repertorio classico interpretato dalla coppia Svetlana Zakharova – Denis Rod’kin, insieme al Corpo di Ballo del Teatro Bol’šoj di Mosca.

Lo spettacolo rientra nel progetto “Russian Seasons” del Governo e del Ministero della Cultura della Federazione Russa ed è approdato al Piermarini mentre la compagnia scaligera si trova in tournée in Cina. Il programma “Russian Seasons” intende rendere omaggio ai celebri cartelloni di Sergei Djagilev, che dal 1909 al 1929 hanno fatto conoscere nel mondo la cultura russa, organizzando nel nuovo millennio spettacoli, mostre e appuntamenti con le più importanti realtà culturali sovietiche. Per il 2018 questo grande festival internazionale, che nel 2017 ha preso il via dal Giappone e per il 2019 si sposterà in Germania, ha fatto dell’Italia il palcoscenico prescelto, proponendo appunto tra i vari appuntamenti due titoli di balletto nel teatro milanese: La Bayadère, cui abbiamo assistito la sera della Première (ultima replica questa sera), e La bisbetica domata, che sarà in scena da domani al 13 settembre prossimi.

E in questa Bayadère il rimando allo sfarzo dei Ballets Russes d’inizio Novecento e a un’India mitica, quasi alla Salgari, c’è tutto, a partire dalle coloratissime e dettagliate scene dipinte (con tanto di fuoco di carta velina mosso dal ventilatore al centro della scena iniziale), firmate da Nikolaj Šaronov così come per i ricchi costumi, che fanno da cornice alla vicenda della bella e sfortunata baiadera Nikiya.

La produzione del Bol’šoj ha proposto una versione del balletto in tre atti al posto dei quattro originari, secondo la visione coreografica di Jurij Grigorovič del 2013 che, partendo dal libretto di Marius Petipa e Sergei Khudekov, ha scelto di concludere la vicenda alla fine del celebre atto bianco, meglio conosciuto come “Il Regno delle Ombre”, eliminando così il crollo del tempio del IV atto. Nella coreografia di Grigorovič, che ripristina coreografati ex-novo anche ampi frammenti dell’azione e compone nuove danze per i fachiri, i “negretti” e il corpo di ballo, ritroviamo tutte le composizioni originali di Petipa del 1877, con le successive interpolazioni dello stesso coreografo francese, di Vakhtang Čabukiani, di Konstantin Sergeev e di Nikolaj Zubkovskij.

Alla Prima ottime le performance di tutti gli interpreti, a partire – ça va sans dire – da un’ispiratissima Svetlana Zacharova nel ruolo del titolo, che da oltre un secolo è banco di prova per numerosissime grandi danzatrici, sin dalla mitica Anna Pavlova. La Zacharova, bayadère per eccellenza a nostro giudizio, incarna perfettamente il personaggio sia dal punto di vista interpretativo, portandolo ai più alti livelli di lirismo grazie ad un’innata ieraticità, che tecnico, grazie alla perfezione delle forme, con i suoi cambré spinti ai limiti, la pulizia degli arabesque, i développé altissimi e port de bras sinuosi e longilinei.

Numerosi applausi a scena aperta e ovazioni durante le variazioni anche per il Solor di Denis Rod’kin, che si distingue particolarmente per l’elevazione dei suoi salti, brillando nei tours alla seconda, in cabriole doppi e soprattutto nei manège di jeté en tournant.

Unico neo Ol’ga Marčenkova, una Gamzatti purtroppo non proprio in forma sul piano tecnico, precaria negli equilibri e poco brillante nei fouettés, ma fino all’ultimo ottima nell’interpretazione.

Impeccabile tutto il Corpo di Ballo del Bol’šoj, che riconferma ancora una volta di essere all’altezza della sua fama mondiale: dai solisti nelle varie danze – tra le quali abbiamo particolarmente apprezzato la statuaria e precisa performance dell’Idolo d’oro-Vjačeslav Lopatin e la simpatica “Danza con la brocca” di Anna Tichomirova – alle decine e decine di danzatrici in perfetto sincrono nell’atto delle Ombre, e non solo. Meritati applausi anche per la partecipazione degli Allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala, che hanno completato egregiamente il cast.

Corretta la direzione del maestro Pavel Sorokin alla guida dell’Orchestra dell’Accademia della Scala sulla splendida musica di Ludwig Minkus. A questo proposito, sul fronte musicale, segnaliamo particolarmente apprezzata la performance di Sawa Kuninobu, giovanissima spalla dell’orchestra acclamata da pubblico e colleghi al termine dei momenti solistici.

Infine, le luci di Mikhail Sokolov, che hanno completato la messa in scena, hanno certamente concorso ad accentuare il fascino suggestivo della discesa delle Ombre dalla montagna nel III atto, momento tra i più alti di tutta la storia del balletto e che in questa occasione il connubio Bol’šoj-Scala ha saputo esaltare ai massimi livelli.

Tania Cefis
(7 settembre 2018)

La locandina

Direttore Pavel Sorokin
Scene e costumi Nikolai Sharonov
Luci Mikhail Sokolov
Nikiya Svetlana Zakharova
Dugmanta, Rajah Alexei Loparevich
Gamzatti, sua figlia Ol’ga Marchenkova
Solor, il nobile guerriero Denis Rod’kin
Il Gran Bramino Alexander Fadeyechev
Toloragva, guerriero Ivan Alexeyev
Uno Schiavo Alexander Vodopetov
Magedavia, fachiro Anton Savichev
Aya, schiava Anna Balukova
Idolo d’oro Vyacheslav Lopatin
Manu (Danza col la Brocca) Anna Tikhomirova

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