Milano: memorabile Joyce!
Joyce Di Donato apparve alla Scala come raffinata e brillante interprete rossiniana nell’indimenticabile Cenerentola del 2001. La sua voce, il suo accento, l’intelligenza scenica e musicale rapirono il pubblico che l’amò fin da subito accogliendola sempre nelle produzioni successive con trionfali consensi.
Lo stesso entusiasmo si è rinnovato la sera dello scorso 19 maggio in cui Joyce Di Donato, accompagnata al pianoforte da Craig Terry, ha incantato nuovamente il pubblico della Scala in un memorabile recital di canto.
Un omaggio all’universo femminile è il percorso musicale proposto dal mezzosoprano statunitense che principia il programma con le Chansons de Bilitis di Claude Debussy sui versi di Pierre Louys.
Diafana fin dalle prime note, la Di Donato ci immerge immediatamente nel mondo poetico francese tramite una vocalità avvolgente, ricca di armonici e un sapiente uso delle mezze voci, dal quale emerge tutta la sensualità che traspare da questo delicatissimo e intenso ciclo.
Non solo canto, Joyce Di donato intrattiene il pubblico con brevi interventi in cui racconta, in un italiano misto spagnolo e inglese, i contenuti del programma.
All’immaginaria poetessa Bilitis segue la reale compositrice Alma Mahler la cui emancipazione è stata tarpata dal marito Gustav il quale però, forse pentitosi, aveva incoraggiato la pubblicazione dei Fünf Lieder.
Cinque lieder su testi di Richard Dehmel, Otto Erich Hartleben, Otto Julius Bierbaum, Rainer Maria Rilke e Heinrich Heine. Poeti, come ci fa osservare Erik Bataglia nelle preziose note di sala, che Gustav Mahler non musicò e che qui prendono vita in una scrittura pastosa che ben si addice al colore di Joyce di Donato.
Segue una pagina di Franz Joseph Haydn, pressoché mai eseguita: Arianna a Naxos. Si tratta di una cantata, una sorta di aria da concerto formalmente articolata in più sezioni in cui anche il pianoforte ha un ruolo ben definito.
Si sarebbe potuto iniziare il recital con questa composizione, banalmente per precedenze cronologiche, invece astutamente si è preferito creare l’attesa dando maggior risalto a una pagina di una modernità impressionante. Qui il tocco di Craig Terri cambia e le espressioni tragiche della Di Donato assumono maggiori fattezze teatrali.
Ovazioni e intervallo.
Protagonista della seconda parte del recital il ciclo Camille Claudel: Into the Fire del contemporaneo americano Jake Heggie su testi di Gene Scheer.
Pressoché sconosciuto in Italia, Heggie è un compositore molto prolifico il cui catalogo comprende opere liriche, pagine orchestrali e una grande produzione di musica vocale da camera. Il suo è un omaggio ad alcuni personaggi e sculture appartenuti alla vita -tragica- della scultrice francese Camille Claudel.
La scrittura non estrema, come magari gran parte del pubblico si sarebbe aspettato, lascia spazio al canto e al pianoforte ma soprattutto lascia il tempo per riflettere suscitando particolare commozione in L’Âge mûr in cui è descritta la visita di Jassie Lipscomb a Camille Claudel nel manicomio di Montdevergues.
Ancora ovazioni non solo per Joyce Di Donato che ci ha fatto vedere e vivere l’anima di queste composizioni ma anche per Craig Terry, pianista dotato di straordinaria sensibilità.
Immancabili i bis, tutti al femminile: Una volta c’era un re per ricordare il debutto scaligero con Cenerentola; Cruda sorte dall’Italiana in Algeri; una sensualissima Habanera dalla Carmen di Bizet; un travolgente I love a piano di Berlin e un intensissimo Somewhere over the Rainbow per invocare la pace.
Dopo un recital così bello, all’uscita da teatro il mondo ci è parso migliore.
Gian Francesco Amoroso
(19 maggio 2025)
La locandina
Mezzosoprano | Joyce DiDonato |
Pianoforte | Craig Terry |
Programma: | |
Claude Debussy | |
Chansons de Bilitis | |
Alma Mahler | |
Fünf Lieder | |
Joseph Haydn | |
Arianna a Naxos | |
Jake Heggie | |
Camille Claudel: Into the Fire |
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