Novara: Cannavacciuolo a teatro, ovvero lo spettacolo totale dei sensi

Tra i sensi che muovono le umane azioni, il gusto è forse il più potente.

Gli spettacoli d’opera iniziano, per consolidata prassi, al turno dell’ora di cena e anche i più devoti melomani già sul finire del primo atto sono attanagliati dai morsi della fame. Mentre sul palco il soprano di turno sta cantando l’aria del suo tormentato amore per un tenore dalla sessualità incerta, il pensiero di molti tra il pubblico corre al bucatino grondante il condimento preferito.

Con una decisione audace, ma al tempo stesso piuttosto scaltra, il Teatro Coccia ha provato a conciliare questa straziante lacerazione dell’animo, portando sul palco linguine di Gragnano insieme a un artista in grado di condirle al meglio e costruendo, infine, intorno alla sua saporita arte un intero, irripetibile, spettacolo.

Si usa non a caso il termine artista perché è difficile ascrivere Antonino Cannavacciuolo alla legione (sempre più sconfinata) dei soli chef, tenuto conto che alla sua arte culinaria anche i francesi si sono inchinati conferendo ai suoi ristoranti onori stellati.

E dunque è l’opera che va in cucina o forse la cucina che va all’opera? Il quesito resta irrisolto anche dopo aver assistito allo spettacolo andato in scena (in data unica) domenica 10 novembre, nato da una brillante idea di Luca Baccolini, il maître à penser bolognese le cui passioni poliedriche spaziano tra il teatro d’opera a quello che si mette in scena negli stadi del pallone e di Vincenzo de Vivo, autore del sapido libretto.

Il soggetto di Mettici il cuore ammicca chiaramente a Bohème, dove la storia di amore latente tra Mimì e Rudy è trasferita al tempo corrente, e allora l’aspirazione di Rudy non poteva che trasmutarsi nel sogno di diventare chef (sebbene forse solo per concupire la giovin fanciulla). C’è in effetti una certa simmetria tra il sogno di vivere di poesia che animava il raffreddato Rodolfo con quello dei suoi coetanei di oggi che al secondo giorno che pelano patate già sognano di aprire una locanda stellata.

Ai due giovani che, pur discretamente, tubano sul palco, con la regia godibile di Roberto Recchia e Umberto Spinazzola, e  si affiancano altri tre aspiranti chef: l’ingegnere edile in crisi di mezza età, il giovane in overdose da selfie e una straripante milf che non pare in verità in cerca di frutta e verdura. O quantomeno non per cucinarla.

Lo spettacolo è godibile, chef Antonino non è certo attore consumato ma per lui sul palco hanno parlato i suoi piatti e in particolare quelle linguine di Gragnano, calamaretti e salsa di pane, cucinate durante lo spettacolo che sono sembrate dotate di una propria anima e il cui profumo raggiungeva i fortunati delle prime file.

Il ruolo dei protagonisti Rudy e Mimì è stato assegnato a due giovani ma già sperimentanti interpreti. Riccardo della Sciucca (che proviene dall’Accademia della Scala) ha esibito materiale vocale di assoluto pregio, voce gradevole e musicale che inclina con facilità negli acuti con uno stile scanzonato e al tempo stesso vitale di canto che un po’ ricorda certi enormi tenori del recente passato che non citiamo solo per scaramanzia.

Anche la giovanissima Federica Guida (22 anni appena), forse un po’ condizionata dal sacrifico dato al suo personaggio dal libretto, si è mossa con disinvoltura esibendo una verve e una voce sulla quale si può costruire un promettente futuro.

Entrambi i protagonisti sono stati comunque condizionati da un libretto che, pur pregevole in alcuni passaggi, troppo ha indugiato in inquietanti rime baciate e in qualche rapperia di cui non avremmo sentito la mancanza.

Analogamente le prestazioni dei comprimari, incarnati dagli altri partecipanti al corso di cucina del sommo Chef, l’Ingegnere Furio (Federico Sacchi) il Narciso (Ilham Nazarov) e la milf Samantha di Elena Belfiore, pur adeguate, sono state condizionate dalla piattezza dei ruoli a loro attribuiti.

La composizione, ad opera di Valentino Corvino che ha pure brillantemente diretto l’orchestra, è stata un gustoso alternarsi di registri musicali diversi che andavano dal lirico allo swing con l’unica caduta sulle anzidette rapperie.

Alla fine appalusi per tutti e ovazioni per il sommo chef nonché assoluta invidia per il fortunato spettatore che, grazie alla mano fatata della Dea Fortuna Corinne Baroni, le gustose linguine ha degustato, ricordandoci che ogni amore nasce, prima di tutto, dal gusto che ci resta in bocca dopo il primo assaggio.

Marco Ubezio
(10 novembre 2019)

La locandina

Musica e direzione d’orchestra Valentino Corvino
Regia Roberto Recchia e Umberto Spinazzola
Scene Marco Carella
Luci Ivan Pastrovicchio
Personaggi e interpreti:
Lo Chef Antonino Cannavacciuolo
Mimì Federica Guida
Samantha Elena Belfiore
Narciso Ilham Nazarov
Rudy Riccardo Della Sciucca
Furio Federico Sacchi
Orchestra del Teatro Coccia

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