Novara: Fantasio-Fortunio, la forza della coproduzione

Non sappiamo quale fosse il grado di dedizione che Alfred De Musset avesse sviluppato per l’assenzio, forse maggiore (seppure per un breve periodo) era stata la sua dedizione a quella creatura che era stata sua compagnia di vita e che si faceva chiamare George Sand, l’alter ego che si era creata la letterata Amantine Aurore Lucile Dupin.

Proprio con l’androgina autrice De Musset aveva intrecciato una turbolenta relazione all’epoca di composizione delle novelle che Giampaolo Testoni ha mirabilmente tradotto in parole e musica in un dittico andato in scena,  in prima rappresentazione assoluta, il 21 dicembre al Teatro Coccia di Novara.

Pur non potendo, chi scrive, conoscere con certezza l’effettivo posto che occupavano l’assenzio e le donne nella vita di De Musset si può certamente dire che questi due poli contrapposti (Morte e Amore) hanno permeato la sua poetica, anche nelle opere composte a cavallo tra il 1834 e il 1835 che prendono il nome di Fantasio e il Candeliere. Il maestro Testoni ha traportato in scena entrambe, la seconda con il nome di Fortunio, uno dei personaggi principali.

Il piccolo dramma borghese come caleidoscopio dell’eterna e inesausta lotta tra la pulsione creatrice dell’uomo e il suo ripiegamento nichilistico, tensione che non è certo invenzione dell’epoca romantica posto che era già anticipata dai drammi della Grecia antica e, prima ancora, nelle lotte fratricide narrate dalla Genesi.

La traduzione in musica di questi due racconti non potrebbe essere più coerente e appassionata di quella del Maestro Testoni, curioso esempio di artista che tende alla globalità dell’operazione artistica (suoi musica e libretto) in un contesto in cui si tende al segmentazione dei saperi, o forse al loro sezionamento per un uso e consumo da fast food.

I chiaroscuri di questi due piccoli drammi sono ben trasferiti nelle sonorità di Testoni, con particolare menzione per l’incalzante finale di Fortunio dove emerge tutta l’inesausta tensione erotica del racconto.

Gli interpreti ben sostengono la partitura di Testoni, anche con apprezzabile impegno drammaturgico, all’interno di una scenografia che ha il fascino vintage di certe recite di epoca realsocialista.

Tra gli interpreti, tutti egualmente solidi e centrati sulla parte, si distingue la grazia androgina di Gabriella Balga, il mezzosoprano che interpreta entrambi i protagonisti secondo la giusta intuizione di Testoni di far incarnare due personaggi maschili da un mezzosoprano.

Uomo coraggioso il Maestro Testoni che rifugge il richiamo di testi più commerciali recuperando due piccole rarità dal repertorio romantico che, come piste poco battute, mantengono ancora una freschezza che testi più saccheggiati hanno ormai perso. Non si può non riconoscere coraggio anche all’Opera di Stato di Budapest che produce un autore straniero, affiancandogli un solido cast e una brillante orchestra, dimostrando che quella nazione danubiana non produce solo sovranismo da esportazione.

Apprezzabile anche l’impegno del Teatro Coccia che, ormai da diverso tempo, ha ripreso una vocazione alla sperimentazione che fa onore alla sua storia. A volte la provincia è davvero capace di sorprendere.

In una sorta di speciale derby tra Italia e Ungheria, per ironia della sorte, con “Fantasio e Fortunio” si è realizzata un’operazione del tutto completare a quanto di recente avvenuto in sontuosi teatri metropolitani.

Ai posteri l’ardua sentenza.

Marco Ubezio
(21 dicembre 2018)

La locandina

Direttore Balázs Kocsár
Regia e scene András Almási-Tóth
Costumi Richárd Marton
Coreografie Csaba Sebestyén
FANTASIO
Il Re Géza Gábor
Il Principe Zoltán Megyesi
Marioni Marcell Bakonyi
Elisabetta Zsófia Nagy
Confidant Mária Farkasréti
Fantasio Gabriella Balga
Spark Zsolt Haja
Hartman Botond Ódor
FORTUNIO
Andrea Géza Gábor
Giacometta Zsófia Nagy
Clavaroche Zsolt Haja
Maddalena Mária Farkasréti
Fortunio Gabriella Balga
Guglielmo Botond Ódor
Landry Marcell Bakonyi
Pietro Zoltán Megyesi
Hungarian State Opera Orchestra

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