Viaggio nell’inconscio femminile tra Bartók e Poulenc all’Opéra Garnier di Parigi

Il castello di Barbablù di Béla Bartók e La voce umana di Francis Poulenc sono i due titoli che anche nel corso della stagione 2017/2018 l’Opéra National di Parigi abbina nella storica sala di Palais Garnier. In comune i due lavori hanno una cosa sola: la brevità. Per il resto l’unica opera teatrale del massimo compositore ungherese e la celebre telefonata per donna sola che il musicista parigino desume dall’omonimo atto unico di Jean Cocteau seguono, musicalmente e drammaturgicamente, strade diverse.

Il castello di Barbablù fu tenuto a battesimo a Budapest nel 1918 e non ebbe successo tanto da indurre Bartók a non misurarsi più con il teatro. Nel 1959, viceversa l’Opéra-Comique accoglieva positivamente La voix humaine nell’interpretazione di Denise Duval e sotto la direzione di Georges Prêtre che l’avrebbero replicata spessissimo sia in Francia sia all’estero.

Il caso vuole che in quello stesso 1959 l’Opéra-Comique mettesse in cartellone anche il capolavoro di Bartók che tornò più volte sulle ribalte parigine.

E’ del 2015 la creazione dello spettacolo del regista polacco Krzystof Warlikowski in cui Bartók e Poulenc sono messi a confronto ravvicinato. Talmente ravvicinato che lo spettacolo li rappresenta uno dopo l’altro senza soluzione di continuità. Due ore scarse di musica che accompagnano le gesta delle due eroine, Judith nel Castello di Barbablù, Elle in La voix humaine, che Warlikowski pone al centro della sua attenzione volta a scandagliare l’inconscio della creatura femminile.

Lo spettacolo che il teatrante polacco realizza con la collaborazione di Malgorzata Szczesniak per le scene e i costumi, di Felice Ross per il disegno luci, di Denis Guéguin per i video e di Claude Bardouil per le coreografie è basato su una drammaturgia di Christian Longchamp che incornicia i due racconti al femminile.

All’alzarsi del sipario Barbablù ci appare come un prestigiatore di cui l’interprete della Voix humaine è l’assistente. L’ambiente è primo Novecento, un divano sulla sinistra, una credenza con telefono in bella evidenza sulla sinistra, e sullo sfondo delle porte a vetri e l’immagine video di un bambino. Quando inizia, la musica Judith li raggiunge dalla prima fila di platea in cui è comodamente seduta e inizia il dialogo tra i due personaggi bartokiani con tanto di seduzioni reciproche, apertura di porte, apparizione del bambino in carne e ossa e, nel finale, delle precedenti compagne del signore del castello che accolgono la nuova arrivata troppo curiosa.

La rappresentazione è ben orchestrata e si chiude non tanto sulla sparizione di lei e la solitudine di lui, quanto sull’inserimento di Judith nel serraglio del principe. A questo punto è di scena La voix humaine e il dialogo fra la donna, oppressa da una solitudine totale, e il suo interlocutore è più che telefonico reale. L’immagine della protagonista, Barbara Hannigan, che canta nelle posizioni più incredibili, è ingrandita e invade il palcoscenico finché la donna non è raggiunta sulla scena da un lui muto e segnato sul petto da una profonda ferita. Nel finale la donna si uccide sparandosi in bocca con una pistola che impugna nell’ultima parte dello spettacolo che il pubblico – la recita cui abbiamo assistito era una promozione per i non ancora quarantenni – ha accolto con molto favore. Gli interpreti oltre alla citata Hannigan in Poulenc, abile più come contorsionista che come “diseuse” e carente nella restituzione della parola “scenica”, sono i validi John Relyea (Barbablù) ed Ekaterina Gubanova (Judith). In buca l’Orchestra stabile dell’Opéra National de Paris risponde bene alle sollecitazioni che dal podio le arrivano da Ingo Metzmacher. Bartók, orchestratore raffinatissimo, vince alla grande su Poulenc che in questo suo lavoro avrebbe bisogno di più sentimento e intimità.

Al termine successo per tutti, maestro e regista compresi.

Rino Alessi
(21 marzo 2018)

La locandina

Direttore Ingo Metzmacher
Regista Krzysztof Warlikowski
Bluebeard’s castle
Le Duc Barbe-Bleue John Relyea
Judith Ekaterina Gubanova
La Voix humaine
Elle Barbara Hannigan
Scene Małgorzata Szczęśniak
Costumi Małgorzata Szczęśniak
Luci Felice Ross
Video Denis Guéguin
Coreografie Claude Bardouil
Drammaturgia Christian Longchamp
Orchestre de l’Opéra national de Paris

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