Parma: Ernani invola il Regio riaperto

La musica rincasa al Teatro Regio di parma sette mesi e due giorni dopo la chiusura forzata e l’emozione è palpabile a cominciare da quella di Anna Maria Meo, che del Regio è direttrice generale e prende brevemente la parola subito prima dell’inizio dello spettacolo per accogliere nuovamente il pubblico in una sala che può contenere in sicurezza seicento persone con un distanziamento rispondente alle nuove regole che comunque non la fa apparire vuota.

L’Ernani, lungamente assente dalle scene parmigiane, torna al Festival Verdi in forma di concerto nell’edizione critica di Claudio Gallico in un’esecuzione da antologia.

È notorio che Verdi non avesse paura delle novità e che anzi le ricercasse ed Hernani di Victor Hugo, grande sovvertitore delle forme teatrali cristallizzate dai tempi di Corneille, era soggetto troppo ghiotto perché un divoratore di testi letterari e teatrali come lui se lo lasciasse sfuggire. Non a caso poi la prima fu a Venezia, città dove le maglie della censura erano più lasche che altrove, visto che prima delle vicende storiche si assiste alla contesa di una donna da parte di tre spasimanti di età diverse, argomento scabroso nei salotti buoni.

Le vicende del nobile bandito sono paradigmatiche nel panorama del nascente dramma romantico francese – e quindi europeo – che esce dagli stilemi classici per intraprendere un percorso affatto differente.

La politica resta sullo sfondo – come sempre in Verdi – mentre lo scavo dei personaggi si va affinando. Il Leitmotiv di Ernani è la malinconia, la stessa che vent’anni dopo si ritroverà in Don Carlos, fin dalle prime note del preludio che suonano come una trenodia che percorre tutta l’opera a sottolineare il destino già scritto del protagonista: a trent’anni il compositore ha già le idee chiare sul percorso da seguire.

La lettura di Michele Mariotti, alla guida della Filarmonica Toscanini in grande spolvero, è un capolavoro di introspezione in cui il narrato trova il giusto colore in ogni singolo momento unendosi ad una leggerezza che rende piena giustizia alla pagina. Il suo è un Ernani intimo, fatto di sfumature, lontano da impeti patriottardi estranei all’estetica verdiana, raccolto in tempi mai convulsi ma capace di slanci appassionati, ricco di agogiche sempre meditate e di scelte dinamiche affabulanti.

Piero Pretti – perfettamente in linea con l’idea di Mariotti – al suo debutto nel personaggio tratteggia un eroe fragile e appassionato il tutto con un fraseggio costantemente pensato e reso con una tavolozza cromatica di grande fascino.

L’Elvira volitiva di Eleonora Buratto, anche lei debuttante, si impone per bellezza della voce – che si plasma duttile al dettato musicale – e attenzione agli accenti.

Convince pienamente Vladimir Stoyanov, il cui Don Carlo introverso sfugge a qualunque lusinga retorica grazie anche ad un fraseggiare raccolto e morbido.

Roberto Tagliavini è Silva di bella caratura, nobilmente altero negli accenti e padrone di una vocalità sempre ben controllata.

Nelle parti di contorno si distinguono la brava Carlotta Vichi – Giovanna –, Paolo Antognetti – ottimo Don Riccardo – e Federico Benetti nei panni di un centrato Jago.

Il Coro del Teatro Regio diretto da Martino Faggiani offre ancora una volta una prova magnifica.

Successo pieno e meritato con ovazioni per Mariotti che non trattiene l’emozione.

Alessandro Cammarano

(25 settembre 2020)

La locandina

Direttore Michele Mariotti
Personaggie interpreti:
Ernani Piero Pretti
Don Carlo Vladimir Stoyanov
Don Ruy de Silva Roberto Tagliavini
Elvira Eleonora Buratto
Giovanna Carlotta Vichi
Don Riccardo Paolo Antognetti
Jago Federico Benetti
Filarmonica Arturo Toscanini
Coro del Teatro Regio di Parma
Maestro del coro Martino Faggiani

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