Pisa: Un’Italiana in Algeri pop

Con due rappresentazioni de L’Italiana in Algeri di Gioachino Rossini le cui scene e costumi portavano la firma di un grande artista visuale come Ugo Nespolo, Stefano Vizioli ha chiuso con successo il suo primo anno da direttore artistico al Teatro Verdi di Pisa ed è tornato ai suoi primi amori, la regia, innanzitutto, e Rossini di cui ha rappresentato, negli anni, molti lavori. Con l’ Italiana in Algeri, per esempio, inaugurò un’ormai lontana stagione lirica triestina dell’era Vidusso, senza contare le innumerevoli riprese di un Barbiere di Siviglia nato a Ferrara sotto la direzione di Abbado o il pregevolissimo Tancredi creato a Sassari per Daniela Barcellona agli inizi.

Diretta da Francesco Pasqualetti questa nuova Italiana in Algeri segna la prima collaborazione fra quello di Pisa e il Teatro Verdi di Trieste, che la ripresenterà, con diverso direttore e altro cast, nel prossimo mese di maggio, mentre la produzione appena andata in scena con vivo successo di pubblico a Pisa si vedrà per due sere anche al Teatro Sociale di Rovigo.

Opera dall’acuminata e coloratissima veste sonora, ispirata a un fatto di cronaca – la vicenda di una signora milanese, Antonietta Frappolli, rapita dai corsari nel 1805, portata nell’harem del Bey di Algeri e poi tornata in Italia -, l’Italiana in Algeri fu qualcosa di veramente inusitato per il costume musicale dell’epoca: certo è che alla prima veneziana del Teatro San Benedetto il successo fu senza contrasti e bissò quello, altrettanto vivo, di Tancredi alla Fenice. Il pubblico s’infiammò per le vertigini d’una coloratura vocale che proprio qui approdavano all’opera buffa senza visibili differenze rispetto alla scrittura dell’opera seria, oltre che per le innovazioni, importanti, di una drammaturgia raffinatissima che colpì Stendhal, e per le straordinarie finezze orchestrali.

L’Italiana in Algeri arrivò a Pisa, al Teatro dei Costanti (il futuro Teatro Rossi), il 16 novembre del 1814, a poco più di un anno dalla prima veneziana. Era la prima volta che a Pisa si rappresentava un’opera rossiniana e il successo fu tale che da allora per diversi anni Rossini fece la parte del leone nel cartellone cittadino, sia con le opere buffe sia con quelle serie. Nel secolo scorso L’Italiana in Algeri, riapparve a Pisa sul palcoscenico del Teatro Verdi nell’ottobre del 1983, e passeranno altri ventiquattro anni per poterla tornare ad apprezzare al Verdi nell’ottobre del 2007.

Smussare, levigare, semplificare, in altre parole scoprire il meccanismo di quella stendhaliana “follia organizzata e completa” che fa dell’Italiana in Algeri uno dei capolavori assoluti dell’opera comica non solo rossiniana è stato l’intento con cui Vizioli e Nespolo si sono messi al lavoro per realizzare il nuovo tassello di una rodata collaborazione.

Risultato ottenuto con uno spettacolo dinamico e coloratissimo che ben restituisce la perfetta struttura architettonica dell’opera e cui dà un bel contributo, il disegno luci di Michele Della Mea. La partitura di Italiana in Algeri, del resto, si attaglia perfettamente al segno colorato, provocatorio ma anche dolcemente infantile del pop artist piemontese Ugo Nespolo. E le regie rossiniane di Stefano Vizioli sono sempre accuratissime e centrate.

Sul fronte musicale Rossini era nelle mani di un direttore giovane e talentuoso che a Pisa è di casa, Francesco Pasqualetti alla testa della sua Orchestra Arché. Dopo qualche incidente di percorso nella sinfonia, in cui ogni gruppo strumentale è molto esposto, la narrazione si è fatta più serrata con scelte di tempi a volte estreme ma sempre calzanti e in linea con l’ironia che il testo dell’Anelli riverbera. Da lodare la speditezza e la cura posta nell’esecuzione dei recitativi, restituiti nella quasi integralità, e accompagnati al forte-piano da Riccardo Mascia.

La compagnia di canto era dominata dall’Isabella scenicamente vivacissima di Antonella Colaianni, un’attrice brillante nata cui certo non fa difetto la coloratura che Rossini le riserva in quest’opera e che è risolta con perizia. Certo Isabella è un vero contralto e la Colaianni no, ma il risultato è comunque notevole. Accanto a lei si evidenziava per altrettanta spigliatezza scenica il Lindoro del giovane tenore cileno Diego Godoy, gradevole nel timbro ma messo a dura prova da una tessitura acutissima. Alessandro Abis in Mustafà è, con i suoi ventisei anni, il più giovane del cast. La voce è importante, il talento sicuro, manca l’esperienza e l’aplomb che questa figura surreale di Bey tracotante e fascinoso esige. Lo aspettiamo in future occasioni.

Bene si comportano le altre due voci gravi del cast, Nicola Ziccardi che è un simpatico e stralunato Taddeo e Alex Martini che dà buon rilievo alla figura di Haly.

Giulia Della Peruta, dal canto suo, è un’Elvira di lusso e questa figura, in genere sottovalutata, ottiene grazie alla sua vitalità e al suo registro sopracuto estesissimo, rilievo inusitato. Le fa da seconda la simpatica Zulma di Caterina Poggini che, assieme al Coro Ars Lyrica preparato da Marco Bargagna, completa la locandina.

Con Rossini il Teatro di Pisa chiude la propria Stagione Lirica 2017/18 e partecipa alle celebrazioni del centocinquantesimo anniversario della morte del pesarese che percorrono tutto il 2018; una ricorrenza importante che il cartellone pisano onorerà anche in autunno, con il titolo d’apertura, ancora top secret, della nuova Stagione. Attendiamo.

Rino Alessi

(Pisa, 10 marzo 2018)

La locandina

Direttore Francesco Pasqualetti
Regia Stefano Vizioli
Scene e costumi Ugo Nespolo
Luci Michele Della Mea
Maestro al fortepiano Riccardo Mascia
Mustafa Alessandro Abis
Elvira Giulia Della Peruta
Zulma Caterina Poggini
Haly Alex Martini
Lindoro Diego Godoy
Isabella Antonella Colaianni
Taddeo Nicola Ziccardi
Orchestra Arché
Coro Ars Lyrica 
Maestro del coro  Marco Bargagna

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