Portoferraio: il Festival elbano fra star e giovani artisti
La serata prevista nella suggestiva cornice della Villa Romana delle Grotte con una vista mozzafiato sul golfo e la cittadina di Portoferraio, causa maltempo è stata spostata al Teatro dei Vigilanti sempre nel capoluogo elbano. È stata quindi un’ottima occasione per vedere un luogo poco noto dell’isola. La storia del Teatro è alquanto bizzarra poiché in tarda epoca napoleonica il teatro venne costruito trasformando la Chiesa del Carmine. Inaugurato all’inizio del 1815 fu nuovamente inaugurato dopo la morte di Napoleone. Dopo innumerevoli traversie e numerosi restauri da metà degli anni ’80 del novecento è quello che vediamo ancora oggi, nella parte alta di Portoferraio con una deliziosa piazzetta antistante che si affaccia sul porto turistico. La serata, più convenzionale rispetto alle due precedenti, ma non per questo meno interessante, prevede musiche di Mozart, Rossini e Beethoven.
Si comincia con il Quartetto per flauto e trio d’archi K.285 di Mozart protagonisti Adam Walker flauto, Liana Gourdjia violino, Ting-Ru Lai viola e Orfeo Mandozzi al violoncello. Brillantissima l’esecuzione di questo quartetto concertante dove la scrittura mette in risalto più il virtuosismo del flautista che degli altri componenti. Intima la cornice del piccolo palcoscenico del teatro elbano che se toglie qualcosa dal punto di vista paesaggistico sicuramente restituisce molto in qualità dell’ascolto. A seguire una breve pagina rossiniana per violoncello ed archi: Une larme (Una lacrima) trascritto dall’originale per violoncello e pianoforte dei Péchés de Vieillesse, affidata a Giovanni Gnocchi e all’Elba Festival Orchestra guidata da Liana Gourdjia.
La giovane violinista come spalla e concertatrice è perfettamente a suo agio e restituisce un Rossini brillante e compatto con una bella caratterizzazione delle variazioni e perfetta intesa con il solista. Giovanni Gnocchi è un ottimo interprete di questo brano soprattutto sul piano dell’intensità, cavandosela egregiamente anche con le variazioni più virtuosistiche. A conclusione del concerto l’Ottetto op.103 di Ludwig van Beethoven, o forse dovremmo dire Nonetto vista l’aggiunta del contrabbasso in questa specifica occasione. Nonostante il numero d’opera, si tratta di un lavoro giovanile di un Beethoven ventiduenne. I musicisti coinvolti sono Alexei Ogrintchouk e Davide D’Agostino, oboi; Olivier Patey e Nina Reynaud, clarinetti; Andrea Cellacchi e Lorenzo Drago, fagotti; Jose Vicente Castello e Martin Reiter, corni ed infine Niek de Groot al contrabbasso. Il primo movimento dei quatto è musicalmente un po’ aggressivo e dinamicamente un po’ troppo sbilanciato sui forti per un brano della prima produzione beethoveniana che è più vicina ad Haydn ed al classicismo. Con lo scorrere dei minuti tutto si assesta quasi gli stessi musicisti dovessero ancora prendere un po’ le misure sull’acustica della sala. Il teatro, gremito, apprezza molto il programma della serata e in particolare questo Beethoven gioiosa espressione del musizieren.
In conclusione di questa meravigliosa trasferta elbana il concerto alla Linguella che avrebbe dovuto vedere la presenza anche della ottantunenne pianista argentina Martha Argerich. La sua defezione per motivi di salute viene facilmente risolta da Mischa Maisky, che avrebbe dovuto essere suo partner cameristico in due sonate per violoncello e pianoforte, proponendo la quinta Suite per violoncello solo BWV 1011 di Johann Sebastian Bach prima di unirsi agli altri musicisti del Festival per il Quintetto per archi D.956 di Schubert come secondo violoncello.
Molti anni sono passati dall’ultima occasione in cui abbiamo sentito il violoncellista lettone dal vivo e sorprendente è sentire come abbia modificato il suo modo di suonare. Il suo Bach è estremamente asciutto, quasi ridotto all’osso. Questo taglio interpretativo valorizza in modo particolare questa suite che è la più introspettiva delle sei, e dove le danze sono più un’indicazione in partitura che qualcosa che realmente richiami il ballo. La seconda parte del concerto propone invece in quintetto con due violoncelli di Schubert, brano della durata di circa un’ora ed estremamente ambizioso per un festival estivo, ma che non ha affatto spaventato il pubblico dell’Elba accorso a riempire ogni singola sedia disponibile alla Linguella. A Maisky qui si uniscono Boris Garlitsky e Liana Gourdjia ai violini, l’ottima viola di Georgy Kovalev e Giovanni Gnocchi come primo violoncello. La concezione del brano è prettamente sinfonica tanto che il secondo violoncello spesso svolge un ruolo di sostegno quasi fosse un contrabbasso fornendo soluzioni coloristiche assai interessanti. Nel quintetto spiccano, oltre ai due violoncellisti già citati dove Giovanni Gnocchi non sfigura affatto a fianco di Mischa Maisky, la viola di Kovalev ed il violino della Gourdjia entrambi già molto apprezzati nei concerti precedenti.
Luca Di Giulio
(8 e 9 settembre 2022)
La locandina
8 settembre | |
Flauto | Adam Walker flauto |
Violino concertante | Liana Gourdjia |
Viola | Ting-Ru Lai |
Viloncello | Orfeo Mandozzi, Giovanni Gnocchi |
Oboe | Alexei Ogrintchouk, Davide D’Agostino |
Clarinetto | Olivier Patey, Nina Reynaud |
Fagotto | Andrea Cellacchi, Lorenzo Drago |
Corno | Vicente Castello, Martin Reiter |
Elba Festival Orchestra | |
Programma: | |
Wolfgang Amadeus Mozart | |
Quartetto per flauto e archi K. 285 | |
Gioachino Rossini | |
Une Larme per violoncello e orchestra d’archi | |
Ludwig van Beethoven | |
Ottetto per fiati op. 103 | |
9 settembre | |
Violino | Boris Garlitsky, Liana Gourdjia |
Viola | Georgy Kovalev |
Violoncello | Mischa Maisky, Giovanni Gnocchi |
Programma: | |
Johann Sebastian Bach | |
Suite per violoncello solo n. 5 BWV 1011 | |
Franz Schubert | |
Quintetto per archi D. 956 |
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!