Quando il Covid detta le regole, Michieletto s’inventa un modo nuovo di mettere in scena l’Opera

Damiano Michieletto ha mobilitato tutte le risorse tecnologiche per il suo Rigoletto al Circo Massimo in tempi di Coronavirus, steadycam, videomap, distanziamento tra gli attori come se fossero elementi naturali della drammaturgia.

  • Come ha pensato questa regia dettata dall’emergenza sanitaria?

Innanzitutto per un grande spazio, un palcoscenico di 20 metri per 40. Da lì ho trovato l’idea delle automobili, per dare un carattere allo spazio. Le sei auto in scena rappresentano in qualche modo i personaggi. Diventano un momento simbolico della storia e permettono di creare una geometrica nello spazio, offrendo di per sé un distanziamento, un ostacolo tra i cantanti. E’ un semplicissimo ingrediente scenico che crea una struttura. Poi ho aggiunto una giostra coi seggiolini e le catene che girano. In uno spazio molto grande, in cui la distanza è spontanea, non non è stato difficile rispettare le distanze tra gli interpreti. Il pubblico non se ne accorge nemmeno.

  • E che succede quando i personaggi devono avvicinarsi l’uno all’altro?

In quel caso abbiamo trovato degli escamotage utilizzando il linguaggio del cinema, dove tutto lo spettacolo diventa un film, tutto lo spettacolo è ripreso live da tre steadycam, con un montaggio live e una cabina di regia live che crea un linguaggio all’interno dello spettacolo, aggiungendo venti filmati registrati in precedenza, che non rappresentano  un altro livello narrativo, dei flash back collegati ai ricordi di Rigoletto, delle visioni oniriche o surreali, o l’espressione dei sogni e delle ossessioni di Gilda, attraverso una serie di immagini semplici e molto  potenti. Così la mescolanza tra lo spettacolo dal vivo, i filmati live e i contributi video registrati in precedenza offrono una struttura drammaturgica molto articolata, che restituisce bene la storia di Rigoletto.

  • Ma la scena del Duca che seduce Maddalena, mentre Gilda li guarda di nascosto come l’avete risolta?

 Con una roulotte, dove Maddalena si prostituisce, uscendo per strada per adescare i clienti. Il Duca arriva con la sua automobile come un belloccio che va a puttane in una situazione on the road, col pappone che gestisce il pagamento.  Rigoletto a sua volta spia con Gilda la scena dalla sua auto. Si avvicina alla roulotte mentre il Duca durante il corteggiamento regala un anello a Maddalena, fra l’altro lo stesso anello lo aveva regalato a Gilda per la quale significava moltissimo, ma adesso scopre che è solo un gingillo, un trucco col quale era stata adescata anche lei. I due entrano nella roulotte, si chiude la porta. E lo spettatore vede ciò che era successo prima in un filmato registrato in precedenza. Così dalla realtà della scena si passa a un livello filmico, però senza soluzione di continuità.

  • E la scena del sacco?

Si vedrà il cadavere messo nel sacco e chiuso nel bagagliaio dell’auto, ma poi si scopre che non è vero, non è così. Diciamo sì, a livello realistico, il cadavere è nel sacco. Rigoletto aprirà il bagagliaio e troverà quel sacco col cadavere. Ma poi Gilda arriva trasfigurata nel sogno, proiettata nel suo desiderio di felicità e di liberazione, e quindi arriva da un’altra parte, su un altro livello, in un’altra situazione, su un prato di fiori, che erano i fiori portati in scena da Monterone per costruire questa bomba/altare in cui alla fine Gilda si immola. Nel senso che vive quasi un sogno di amore, di riscatto, di matrimonio col Duca, ma i fiori costituiscono la sua tomba.

  • Tutte queste cose nel libretto ci sono o le ha trasfigurate?

Molte cose ci sono e molte cose le ho trasfigurate io. Ad esempio la morte di Gilda è un passaggio importante. Nell’originale, s’immola quasi come un agnello sacrificale, mentre qui ha una pistola in mano, e alla fine cerca di cambiare la storia per come vorrebbe che andasse a finire lei.

  • Quindi non si sacrifica perché, infranto il sogno di amore, vuole che il Duca viva…

No, è leggermente diverso, nel senso che lei dice sì muoio io, sono pronta a rischiare la vita, a morire per lui, ma vado incontro a Sparafucile a Maddalena non come un agnello sacrificale, ma come una donna armata che cerca di cambiare la storia, sapendo che è pronta a dare la sua vita per il Duca. Gilda quindi compie un atto coraggioso ma anche un po’ stupido, ma è in una situazione veramente estrema, dunque agisce oltre le sue forze.

  • Gatti nel 2018 diede all’Opera di Roma una lettura inedita del Rigoletto, mostrando certi chiaroscuri della partitura solitamente trascurati. Lo farà anche al Circo Massimo?

Sì certo. Daniele ha tenuto i caratteri principali della sua interpretazione, anche la possibilità di arrivare al chiaroscuro di alcune scene, cercando di non disperdere tutte le sue intuizioni e la sua lettura sulla partitura perché siamo all’aperto. Ma ha lavorato molto approfonditamente sia con i solisti sia col coro per mantenere integra la sua chiave di lettura sui personaggi e sull’atmosfera anche un po’ intima della vicenda. E qui, pur essendo in 800 mq di palcoscenico, attraverso le camere noi riusciamo a essere molto intimi e dettagliati sui personaggi. Quindi anche una   lettura così cameristica come quella di Gatti non è che va contro lo spettacolo solo perché all’aperto ed è grande , ma essendo creato come un film, le sue intuizioni di concertazione si sposano benissimo con le nostre inquadrature che entrano nell’intimo.

  • In tempi di Coronavirus, dunque, col video l’opera non si dilegua, ma si amplifica.
    Certo, è come mettere una lente d’ ingrandimento ed è anche in una platea così vasta, c’è un racconto molto preciso che si svolge davanti agli occhi degli spettatori.

Il distanziamento non si nota minimamente: diventa naturale come penso debba essere per riuscire a far qualcosa che si svolge seguendo certe regole, ma senza subirle.

  • Da ora in poi Rigoletto non si potrà più mettere in   senza video e steadycam?

Magari la faremo all’aperto in una stagione estiva dell’Opera di Roma. Non è possibile portarla in un teatro piccolo. Significherebbe castrare il linguaggio che abbiamo creato. La sua destinazione naturale è un’Arena, Caracalla o un teatro all’aperto: è infatti è uno spettacolo nato per essere fruito in questo tipo di contesto.

Marina Valensise

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