Quegli astorici romanzi – parte seconda

Prima parte della controversia disponibile QUI.


Stimati signori Vitali, Girardi e Cammarano,

per quanto mi consente il mio mediocre possesso della lingua italiana ho letto con sommo interesse il vostro saggio, che mi risveglia care memorie di famiglia. La mia compianta madre soleva raccontarmi come il suo pro-prozio P. de G., cavaliere di Malta e damoiseau di Montargis, le avesse mostrato tre lettere indirizzate ad un nostro antenato da Ignaz von Born, celebre scienziato, massone e illuminato di Baviera.

Secondo lo zio P. il destinatario era il barone Friedrich von der Trenck, ghigliottinato a Parigi come spia austriaca nel 1794 al culmine del Terrore. Sono quasi certo che sia lui il barone T*** menzionato nella vostra storia. In effetti le lettere cominciavano con l’appellativo “Mon très cher sieur Frère” e si riferivano perlopiù ad un commercio di vini fra l’Ungheria e la Francia.

Il barone Trenck è figura notissima di militare e avventuriero del Settecento, molto simile al vostro Casanova: ufficiale di cavalleria al servizio di Prussia, Austria e Russia, protagonista di spettacolari e ripetute evasioni dal carcere, giornalista, autore di memorie autobiografiche assai romanzate e presto tradotte in varie lingue compresa l’italiana. “Voyageur, flâneur, farceur, fort buveur et tombeur de femmes” come lo definiva zio P., ma anche fautore della libertà di stampa e dell’eguaglianza sociale; dunque sicuramente legato ad ambienti massonici, illuminati e proto-giacobini.

Da notizie storiche e autobiografiche, non sappiamo quanto complete, si ricava che avrebbe soggiornato a Vienna approssimativamente in questi periodi: 1747-48, 1750-54, 1763-65, 1789-prima metà del 1791.

Fra un viaggio e l’altro ai quattro angoli d’Europa trovò il tempo di curare la produzione vinicola delle sue tenute ungheresi, dove abitò con una certa continuità fra il 1781 e il 1788.

Il “manoscritto di Budapest” datato 1781-1796 dai signori Taboga, Bianchini e Trombetta — ammesso che esista veramente e sia attribuibile a lui — mi pare fortemente sospetto per le seguenti ragioni:

1) Dall’estate del 1791 al 25 luglio 1794, data della sua esecuzione capitale, il barone von der Trenck era a Parigi.

2) Oltre alla differenza del cognome, non è plausibile che egli fosse “fratello carnale” di Ignaz von Born, il quale non era un titolato ma un semplice Edler (nobiluomo). Suo padre Ludwig, morto nel 1748, era stato imprenditore minerario, maggiore di artiglieria e Stadthauptmann (governatore della piazza) di Karlsburg, allora fortezza nell’Ungheria asburgica ed oggi centro urbano della Transilvania romena col nome di Alba Iulia. Probabilmente lui e/o il figlio saranno stati nobilitati per meriti di servizio, ma con un titolo di basso rango non paragonabile a quello dei Trenck, nobili prussiani di antichissima data. Troppo il dislivello sociale: sicuramente l’appellativo di “fratello” va dunque inteso in senso massonico.

3) Come voi certo non ignorate, la carriera massonica di von Born è abbastanza documentata: dal 9 marzo 1782 fino all’11 dicembre 1785, data della cosiddetta Freimaurerpatent di Giuseppe II, fu effettivamente Venerabile Maestro della Seggiola (Meister vom Stuhl) nella loggia Zur wahren Eintracht. In seguito, con la fusione forzata delle otto logge viennesi in tre più grandi e meglio controllabili, ricoprì la stessa funzione nella nuova super-loggia Zur Wahrheit fino al 12 settembre 1786, quando entrò ufficialmente in sonno massonico e abbandonò Vienna. La sua loggia si autodisciolse, come voi scrivete, nell’aprile 1789.

4) Sul finire del 1791 non esisteva più alcuna loggia Zur wahren Eintracht in grado di decretare la bastonatura di Mozart. E inoltre, con buona pace dei signori Taboga e consorti, la Zur wahren Eintracht non era mai stata la “loggia di Mozart”. Il grande musicista fu iniziato come “apprendista” il 14 dicembre 1784 nella loggia Zur Wohltätigkeit alle mani del suo Venerabile Otto Heinrich von Gemmingen-Hornberg; alla Zur wahren Eintracht si recò diverse volte come visitatore, anzitutto il 7 gennaio 1785 per essere promosso al grado di “compagno” dal Venerabile von Born. Sono dati facilmente verificabili sui registri delle presenze, perché non è affatto vera l’affermazione dei signori Taboga e seguaci: “i cui archivi sono andati dispersi”. È vero invece l’esatto contrario: i lavori della loggia Zur wahren Eintracht sono fra i meglio documentati nella storia della massoneria antica. Ne esistono parti allo Haus-Hof-und Staatsarchiv di Vienna (am Minoritenplatz), furono stampati a partire dal 1783 in sette numeri della rivista “Physikalische Arbeiten” diretta dallo stesso von Born, sono stati pubblicati modernamente a cura di Hans-Josef Irmen (Die Protokolle der Wiener Freimaurerloge “Zur wahren Eintracht”: 1781–1785, Francoforte 1994).

In conclusione: attribuire oscure macchinazioni omicide alla Zur wahren Eintracht, che non esisteva più all’epoca presunta dei fatti e comunque non aveva giurisdizione sul fratello Mozart (membro all’atto della morte della loggia unificata Zur neu-gekrönten Hoffnung, che lo commemorò solennemente nella primavera del 1792), mi pare indice di un pressapochismo da dilettanti, forse scusabile in uno scrittore di gialli storicamente disinformati ma non in uno storico serio. Il “manoscritto di Budapest”, sempre ammesso che esista davvero, sarà frutto di analoghe fantasie apocrife, redatte da qualche nemico della massoneria e obliquamente attribuite post-mortem al povero barone von der Trenck, mio lontano antenato. Sarebbe mio vivo desiderio mostrarvi le lettere a lui inviate da von Born, ma purtroppo (a quanto mi disse a suo tempo Maman) andarono perdute nel bombardamento alleato di Lisieux, che il 7 giugno 1944 distrusse una nostra bella residenza estiva assieme ai due terzi delle abitazioni della cittadina.

Vogliate gradire i miei saluti più cordiali,

e-mail firmata, Parigi 28 aprile 2019

(traduzione dal francese del prof. Aristarco Scannabufale)

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