Il programma si apriva con il Concerto per violino e orchestra in re maggiore op. 35 di Čajkovskij dalle cui siderali impervietà Spotti e Weithaas escono trionfatori offrendo all’ascolto una lettura di impeccabile nitore oltre che emotivamente coinvolgente.
La serata si snodava attraverso i numerosi sentieri percorsi da Massenet nell’universo della vocalità, dalle opere alla mélodie, dimostrando una duttilità tutt’altro che comune nel trattare le diverse forme da parte dell’autore, mostrando al contempo tutta la sua curiosità nell’ adattarsi al mutare dei gusti del pubblico senza tuttavia mai derogare dalla propria visione estetica.
Jordi Savall ha guidato il suo Concert des Nations con gesto quasi di “primus inter pares”, presente e sollecito, attento a scelte di tempo di buona vivacità, per un’esecuzione elegante e lievemente rarefatta nelle prospettive espressive: il suo Schubert anche in queste ultime Sinfonie appare più vicino agli amati modelli haydniani e del primo Beethoven, che propenso ad aperture verso la nascente nuova sensibilità.