L’allestimento del regista francese debuttante al ROF propone infatti non una rappresentazione dell’opera rossiniana in quanto tale, ma il racconto di una prova dell’Adelaide realizzata nel tempo presente.
Il muro di mattoni scabri dello Sferisterio, spazio meravigliosamente antiteatrale ma proprio per questo adatto alla sperimentazione, funge perfettamente da schermo sul quale ricreare una scenografia virtuale in videomapping.
È un autentico trionfo quello con cui la EUYO si congeda dal pubblico bolzanino al termine della residenza che l’ha riportata come di consueto in città.