Riccardo Levorato racconta Lyri

A Riccardo Levorato, ingegnere informatico – ha conseguito un PhD in robotica con una tesi sul riconoscimento e localizzazione audio di suoni da parte di robot mobili – e un diploma in pianoforte al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, va ascritto il merito di avere rinnovato la fruizione degli spettacoli d’opera; ha infatti sviluppato Lyri, un’applicazione che permette agli spettatori di seguire il libretto durante la rappresentazione direttamente dal proprio smartphone. Gli abbiamo fatto qualche domanda.

  • Come è nata l’idea di Lyri?

Era da un po’ di tempo che stavo lavorando ad un’invenzione che potesse coniugare la mia doppia natura di pianista e ingegnere informatico e già intorno al 2012 mi ero approcciato all’idea di sviluppare una app che potesse gestire gli spartiti musicali dei diversi componenti di un ensemble od orchestra per risolvere l’annoso problema della girata di pagina che, anche se coaudivati da ottime edizioni che ne limitano il disagio, risulta un ostacolo molto conosciuto dai musicisti. Questo problema poteva essere risolto con varie soluzioni tutte però con dei punti a sfavore: file di leggii con papiri di spartiti, girapagine umano, pedali connessi ad un tablet, coppie di strumentisti in orchestra dove uno dei due si ferma e gira la pagina dello spartito nel leggio condiviso, ecc..

Tutte queste soluzioni arginavano il problema ma non lo risolvevano alla radice:

mancava un sistema che potesse girare in automatico lo spartito a tutti i musicisti, anche con ruoli diversi e quindi parti impaginate in maniera diversa.

Questa app (di cui avevo sviluppato un prototipo) permetteva di far conoscere a tutti gli spartiti virtuali presenti nei diversi dispositivi in che battuta ci si trovava e quindi decidere quando girare la pagina.

Sarebbe stato rischioso (e ansioso per il musicista!) girare la pagina esattamente all’ultima battuta della pagina, così pensai ad una soluzione che risolveva anche questo problema partendo da una semplice constatazione: le due pagine sinistra e destra di un libro/spartito aperto non hanno bisogno di dover essere cambiate entrambe nello stesso momento con un’unica girata di pagina se appaiono in uno schermo di un dispositivo elettronico che può modificare solo una delle due, mantenendo la pagina corrente invariata.

Quindi quando  il lettore/musicista che inizia la pagina “uno” di sinistra si ritrova a leggere la pagina “due” di destra, si ha tutto il tempo della durata della pagina “due” (e non pochi attimi) di cambiare la pagina “uno” in pagina “tre”, di modo che quando avrà finito di leggere la pagina “due” gli basterà ricominciare a leggere nella pagina di sinistra dove troverà la pagina “tre”. Un’invenzione semplice che viene tutt’oggi utilizzata nel nostro software che fa avanzare i testi di Lyri con una gran facilità di utilizzo da parte del maestro ai sopratitoli.

A quel punto però bisognava convincere le case editrici a collaborare con questo nuovo sistema ma soprattutto bisognava convincere i musicisti ad utilizzare un sistema diverso dal cartaceo, che all’epoca e ancor oggi è il supporto più amato e da cui difficilmente ci si allontanerebbe.

Io stesso, da musicista, avrei storto il naso: era troppo all’avanguardia. Serviva prima un’idea di transizione, qualcosa che facesse pre-digerire l’utilizzo della tecnologia a teatro e nel mondo musicale.

Nel 2013, durante una Madama Butterfly al Teatro La Fenice, mi venne l’intuizione che si poteva sviluppare una app per il pubblico, di modo da avere un bacino più ampio di utenti e convincere per primi i non musicisti che la tecnologia può entrare a teatro ed essere un mezzo culturale per fruire meglio gli spettacoli: una app che visualizzasse i sopratitoli direttamente sullo schermo dello smartphone o del tablet, in tutti i posti del teatro, anche quelli che non avevano la visibilità dei sopratitoli. E perché no, anche in multilingua, di modo da poter raggiungere davvero tutti e abbattere la torre di Babele.

Quell’idea ha preso il nome di Lyri nel 2014 e poi la app è nata nel 2015 con l’entrata in scena di altri due miei amici ingegneri informatici: Alberto Sbeghen e Daniele Alberton.

Il lavoro venne così distribuito in tre: creazione dei testi in multilingua, progettazione dell’infrastruttura (server e rete Wi-Fi) e sviluppo della app per i diversi sistemi operativi (iOS, Android e Windows Phone).

Dopo il debutto a marzo 2015 presso il Teatro Alighieri di Ravenna, Lyri è stata utilizzata in teatri famosi e in prestigiosi festival tra cui il Festival Verdi di Parma, il Teatro La Fenice di Venezia, il Teatro Comunale di Bologna, il Rossini Opera Festival, il Festival Puccini di Torre del Lago e l’Opera Hedeland a Copenaghen.

Oggi Lyri è sempre gestita da me, Alberto e Daniele ed è un prodotto Develia S.r.l.

  • Lo sviluppo dell’applicazione è stato complesso?

Lo sviluppo, grazie ad una buona progettazione a sei mani, è stato gestito in maniera incrementale e modulare in quanto ci siamo dati delle priorità e divisi equamente i compiti.

Quindi le varie complessità quali la gestione degli spartiti e dell’inserimento dei testi, la gestione della luminosità dell’app, i nomi dei personaggi, sono state gestite nel corso del tempo, in base alle esigenze.

La parte più complessa è stata forse l’implementazione della app in diverse piattaforme che all’epoca erano tre: iOS, Android e Windows Phone.

La continua ricerca al miglioramento anche attraverso gli oltre 200 eventi, ci hanno portato al risultato odierno per poter sempre più rendere il nostro servizio facile da usare, intuitivo e utile.

  • Personalmente trovo che Lyri sia incredibilmente più comoda dei sopratitoli tradizionali. È stato difficile farla accettare dai teatri?

Questa è stata la parte più difficile di tutto il progetto. Quando c’è una novità normalmente ci si spaventa e si va cauti, è un’istinto primordiale degli esseri viventi. Nonostante ciò alcuni pionieri hanno voluto dare fiducia e si sono accorti fin da subito della potenza di questo strumento sia in ambito pratico sia in ambito divulgativo sia di marketing. Oggi sempre più teatri aderiscono al nostro servizio e ci auspichiamo che Lyri diventi la “app del teatro”, da utilizzare in ogni tipo di spettacolo, non solo nella lirica, in quanto fornisce in tempo reale e in multilingua tutte le informazioni riguardanti l’evento, il programma sincronizzato con lo scandirsi delle scene e se necessario permette di visualizzare su smartphone e tablet i testi e la trama dell’opera sincronizzati in tempo reale.

  • Qual è stata la reazione del pubblico?

C’è un dato di fatto: una volta che la si prova, ci si rende conto che è veramente utile e non si vuole più tornare indietro.

I puristi che non gradiscono i cellulari a teatro sono sempre meno e pian piano si stanno adeguando all’idea in quanto a volte è l’unica possibilità di seguire i testi perché alcuni teatri scelgono di non visualizzare più i sopratitoli tradizionali in quanto disturbano la scena e il suo colpo d’occhio.

Trovo spesso gente a teatro che viene  a complimentarsi con entusiasmo e ci suggerisce nuovi spunti migliorativi che noi apprezziamo sempre molto.

  • Come affronti questo periodo di totale incertezza che ha di fatto distrutto lo spettacolo dal vivo?

Come tutti ci saremo già accorti, questo periodo è alquanto dannoso per la nostra salute mentale, a partire dai più piccoli fino ad arrivare ai più anziani. E’ però anche un periodo di riflessione che è paragonabile al periodo di aratura: dove prima c’erano dei campi coltivati e rigogliosi ora c’è solo della terra. Solo? Questa è un’opportunità molto preziosa perché possiamo decidere cosa vogliamo seminare e piantare. Personalmente sono convinto che la cultura abbia delle radici profonde che non possano essere eliminate con una semplice passata d’aratro. La cultura tornerà più forte di prima, con un significato ed un valore più consapevole e potrà di nuovo nutrire lo spirito con i suoi frutti più succulenti.

  • Quali i tuoi progetti futuri?

Stiamo lavorando ad una versione di Lyri sprovvista di hardware, che funzioni solamente tramite rete Internet e non più sotto una rete WI-FI che invece prevede la presenza di un tecnico per l’installazione fisica e quindi più costosa.

Quest’evoluzione nel virtuale ha come obiettivo sia l’espansione dell’offerta del nostro servizio a livello mondiale sia la possibilità di fornire la app anche a piccole produzioni con pubblico e spazi ridotti.

Più a lungo termine c’è l’idea di riprendere il progetto iniziale degli spartiti condivisi, per chiudere il cerchio.

Tempo al tempo, ora attendiamo i primi germogli.

Alessandro Cammarano

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