Roma: al Costanzi i Puritani sono integrali

Dopo lo spettacolo in forma di concerto davanti a una platea vuota per il lockdown, trasmesso gratuitamente in rete un anno fa, tornano con quasi lo stesso cast al Teatro Costanzi i Puritani di Vincenzi Bellini per la regia di Andrea de Rosa, e sotto la direzione d’orchestra di Roberto Abbado. L’ultimo capolavoro del compositore siciliano, commissionato a Parigi dal Théâtre Italien, e scritto su libretto del Conte Carlo Pepoli, l’amico di Leopardi esule in Francia che si ispirò al rifacimento in forma di vaudeville di un romanzo di Walter Scott, tutto gloria e passione nell’Inghilterra del Seicento all’epoca di Cromwell e della guerra civile, andò in scena a Parigi nel gennaio 1835. Gli interpreti erano il celebre soprano Giulia Grisi nel ruolo di Elvira, la figlia del governatore puritano che impazzisce pensandosi tradita dal suo fidanzato alias Arturo Talbo, il cavaliere degli Stuart condannato a morte per tradimento,  ruolo affidato  a Giovanni Battista Rubini, mentre il baritono Antonio Tamburini interpretava  Riccardo rivale in amore di Arturo, ma suo alleato per la salvezza della patria,  e Carolna Ungher aveva il ruolo della dama sconosciuta, alias Enrichetta, vedova di Carlo I Stuart e figlia del re di Francia, la quale, indossando il velo nuziale di Elvira per uscire indisturbata dal castello, dà luogo al fatale equivoco che genera il dramma. Tutti strepitosi interpreti del lirismo belcantistico, tutti artisti dalle voci ineguagliabili che non a caso tributarono ai Puritani un successo straordinario, l’ultimo per Bellini, il quale, dopo appena nove mesi, il 23 settembre 1835, sarebbe morto a soli 37 anni, nella villetta di Puteaux dove era ospite del suo amico Samuel Lewis, forse avvelenato o forse, più probabilmente per la gastroenterite di cui soffriva da tempo.

Due secoli dopo, il programma del Teatro Costanzi decide di riportare in scena dopo quarant’anni quest’opera in tre atti, e quasi impossibile da rappresentare che affascinava Richard Wagner, riproponendola per di più nell’edizione critica integrale, ha richiesto un cast di cantanti eccezionali.  La scelta è caduta su una specialista del repertorio belliniano e in particolare del ruolo di Elvira come Jessica Pratt. Il soprano inglese naturalizzato australiano, dopo l’entrata in scena un po’ difficoltosa (ha iniziato a cantare solo al momento della polonaise) ha assicurato un’eccellente prova riprendendo il controllo  di un ruolo che richiede concentrazione massima costante energia,  sia sul piano canoro, affrontato col virtuosismo nella cabaletta della scena della pazzia,  con  tecnica sopraffina nei duetti, sia sul piano drammaturgico,  che l’ha vista impegnata nella sua dolcezza sognante a saltare a piedi nudi da un gradino all’altro, avvolta nell’ingombrante abito bianco, o abbandonarsi al deliquio su una pedana di vetro retroilluminato sino a farsi schiacciare sotto il peso   della  rêverie  e dei ricordi da un’altra pedana simmetrica e opposta che le cadeva addosso come un cielo asfissiante.

John Osborn, grande tenore di belcanto, nel ruolo di Arturo, affidato nella versione concerto a Lawrence Brownlee, ha sostenuto con maestria la difficile tessitura, con i suoi acuti toccanti, il legato perfetto, dando prova di estemporanea agilità scenica dell’attore che non ha bisogno di prove.

Nel ruolo di Riccardo, Franco Vassallo, per quanto statico nei movimenti, ha convito con la sua voce da basso baritono dal timbro un po’ verdiano, e il suo vibrato che a volte volte stinge per le sottolineature drammatiche. Ottima prova dell’orchestra dell’Opera di Roma nell’eseguire una partitura piena di variazioni e particolari da interpretare, sotto la direzione di Roberto Abbado fedele alle intenzioni di Bellini, per quanto i tempi musicali delle melodie belliniane, “lunghe, lunghe, lunghe” come diceva Verdi,  talvolta sembrino un po’ lenti e uniformi e,  a detta degli esperti, la dinamica della concertazione, senza l’alternarsi dei piano, pianissimo, dei forte e dei mezzoforte, non  sempre riesca a dare il giusto risulto alla modulazione delle voci dei cantanti. Quanto alla regia, spoglia ed essenziale, di Andrea De Rosa corredata da un mix di abiti d’epoca e moderni, segnaliamo la genialata dell’enorme velo bianco che diventa un elemento narrativo e drammaturgico fungendo ora da stanza nuziale, ora da altare, ora da carcere   a seconda dei movimenti delle dodici ancelle che   lo tirano, lo sollevano, lo attorcigliano e alla fine l’avvolgono intorno al corpo di Elvira per farne una camicia di forza. Elegante la sobrietà minimalista della stanza di Elvira e della scena fissa, con i cinque pilastri aperti su una gradinata, che spuntano fuori dal fondo, per rappresentare ora il castello, la prigione, e il campo di battaglia, grazie alle luci sapienti di Pasquale Mari.

Marina Valensise
(19 aprile 2022)

La locandina

Direttore Roberto Abbado
Regia Andrea De Rosa
Scene Nicolas Bovey
Costumi Mariano Tufano
Luci Pasquale Mari
Personaggi e interpreti:
Elvira Valton Jessica Pratt
Lord Arturo Talbo John Osborn
Sir Riccardo Forth Franco Vassallo
Sir Giorgio Valton Nicola Ulivieri
Lord Gualtiero Valton Roberto Lorenzi
Sir Bruno Roberton Rodrigo Ortiz
Enrichetta di Francia Irene Savignano
Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma
Maestro del coro Roberto Gabbiani

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